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Ghiacciai in crisi e boschi fragili: l’allarme dagli scrittori di montagna

L’idea delle “Montagne sacre” riporta al centro il tema dell’impatto umano sull’alta quota

Ghiacciai in crisi e boschi fragili: l’allarme dagli scrittori di montagna

Ghiacciai in crisi e boschi fragili: l’allarme dagli scrittori di montagna

Si era parlato anche su questo giornale, nelle scorse settimane, della proposta di istituire delle <Montagne sacre> proponendo agli alpinisti di non scalarle più. E’ un argomento che il grosso pubblico poco conosce ma che ben rappresenta le tematiche in discussione nel mondo dell’alpinismo di fronte all’eccesso di presenze in ambienti tanto delicati come quelli dell’alta montagna. Se ne parla in particolare all’interno del G.I.S.M., il “Gruppo Italiano Scrittori di Montagna” che nel suo <Manifesto> del 2022 metteva al primo posto il rispetto per l’ambiente basandosi sul concetto di <Limite>.

La cosa non sorprende se si conosce la storia del G.I.S.M., che ebbe inizio quasi un secolo fa quando, nel 1929, il C.A.I. venne inglobato nel C.O.N.I. e la sede trasferita da Torino a Roma. Tale <normalizzazione>, che vedeva l’associazione allinearsi alle politiche del regime fascista ormai saldamente insediato al potere, suscitò l’avversione di molti intellettuali ed appassionati di montagna che consideravano l’alpinismo non una semplice pratica sportiva ma qualcosa di assai più complesso. Nacque così il gruppo degli scrittori alpinisti, che presto si allargò a comprendere le arti figurative, quella cinematografica, le scienze.

L’indipendenza e lo spirito critico sono rimasti costanti nel tempo ed hanno ripreso vigore negli ultimi anni – dopo un periodo nel quale l’associazione si era un po’ ripiegata su sé stessa – con l’elezione nel 2022 del nuovo consiglio direttivo e del nuovo presidente Marco Blatto. Del gruppo di collaboratori che lo circonda fanno parte anche due noti esponenti canavesani del C.A.I. e dello stesso G.I.S.M.: Stefano Merlo e Flavio Chiarottino, entrambi revisori dei conti e componenti del comitato di redazione del notiziario. Chiarottino è anche segretario del prestigioso premio dedicato a Spiro Dalla Porta Xydias, a lungo presidente del G.I.S.M.

Sul corposo e ricco Annuario, che s’intitola <. Montagna>, oltre ai tanti testi narrativi e poetici si trova una parte iniziale dedicata alle tematiche ambientali più scottanti con interventi ampi ed articolati, lontani dall’enfasi e dal sensazionalismo e con posizioni nient’affatto scontate.

Si parla di scioglimento dei ghiacciai e di fragilità dei boschi, spesso vittime di eventi estremi aggravati da una gestione forestale sbagliata; delle centrali a biomasse, spacciate per “ecologiche” mentre non lo sono affatto; dell’assalto turistico, da parte di turisti impreparati e distratti, alle montagne più celebrate e a quelle rese famose dalle serie televisive; di mode deleterie come quella delle panchine giganti. Si riflette sulla differenza tra lo scalare inteso come uno sport qualunque dove importa solo il raggiungimento della meta e l’andare in montagna per vivere un’esperienza spirituale ed emotiva.

Nella parte dell’Annuario dedicata alla letteratura vera e propria, gli scrittori raccontano le forti emozioni offerte da scalate impegnative e le dolci sensazioni che si provano nel percorrere lentamente i sentieri orizzontali della bassa montagna soffermandosi ad osservare, a contemplare, ad ammirare perché “nella velocità si dimentica l’attenzione”.

Il tema del 2025 è stato proprio questo: “Recuperare il senso del limite” abbandonando la visione antropocentrica che ha contraddistinto la cultura occidentale dall’Umanesimo in poi. Per secoli si è parlato di <conquistare> le cime mentre si dovrebbero accettare i propri limiti e tornare a scalare senza i supporti tecnologici che Messner aveva messo in discussione già alla fine degli Anni Sessanta.

Sorprendentemente, però, i soci del G.I.S.M. rifiutano l’idea di una regolamentazione imposta dall’esterno. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, non si scagliano contro chi va in quota con scarpette e calzoncini ma contro i loro detrattori. Come mai? Perché – spiegano – chi indossa abiti palesemente inadeguati non è salito a piedi e non tenterà alcuna scalata: nuoce quindi all’ambiente ma non a sé stesso. Coloro che li attaccano con maggior veemenza sono proprio quelli che corrono i pericoli maggiori: si tratta in genere di persone dotate di attrezzature costose che per tale ragione si credono al sicuro e invece non lo sono perché mancano di esperienza e di preparazione. Del resto – è un pensiero condiviso nel G.I.S.M. – “la completa sicurezza in montagna non esiste: l’importante è essere consapevoli del rischio ed accettarlo”.

Malgrado l’attivismo dei propri vertici, il Gruppo Italiano Scrittori di Montagna deve vedersela con una serie di problemi. Il primo, comune a moltissime associazioni, è l’età media elevata dei soci e la scarsità di giovani. Il secondo una presenza femminile bassissima: a fine 2023 le donne costituivano appena il 17% dei 245 tesserati! Infine viene lo squilibrio territoriale, con un Nord che fa la parte del leone mentre le aree appenniniche sono pochissimo rappresentate.

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