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15 Novembre 2025 - 18:59
Stefano Rossotto
Cresce la preoccupazione degli agricoltori di Poirino di fronte al nuovo progetto di agrivoltaico che prevede la realizzazione di due lotti da 75 e 69 ettari, in un’area già affiancata da un impianto fotovoltaico da 20 ettari. Un intervento che, secondo Cia Agricoltori delle Alpi, rischia di cambiare profondamente l’assetto agricolo della zona.
A lanciare l’allarme è il presidente provinciale Stefano Rossotto, che parla senza mezzi termini di “dimensioni insostenibili e incompatibili con la vocazione agricola del territorio”. Secondo Rossotto, la superficie coinvolta “supera ogni criterio di buon senso e rappresenta un consumo di suolo senza precedenti”.

L’esponente di Cia chiarisce che non si tratta di impianti pensati per sostenere l’attività agricola, ma di “operazioni speculative che sottraggono terreno fertile alle aziende, alterano il mercato fondiario e spingono gli agricoltori fuori dal mercato”. Il timore è che i terreni agricoli finiscano per diventare beni finanziari, con un effetto domino sui prezzi e sulla stabilità delle imprese locali.
«A queste condizioni – osserva Rossotto – il rischio è che i terreni diventino strumenti finanziari e non più risorse produttive, con un impatto devastante sulla sopravvivenza delle aziende agricole».
Per dimostrare che esistono margini per intervenire, Rossotto richiama un precedente significativo: «A Carmagnola, un paio d’anni fa, abbiamo portato avanti una battaglia simile e alla fine il progetto venne fermato. È la prova che quando le criticità sono evidenti, si può ristabilire un equilibrio tra esigenze energetiche e tutela dell’agricoltura».
La posizione di Cia non è contro le rinnovabili, precisa Rossotto, ma contro modelli distorti di gestione del territorio. «Siamo favorevoli agli impianti che integrano e potenziano l’attività agricola – spiega – come il fotovoltaico su capannoni, tettoie e stalle. Questi interventi aiutano a ridurre i costi energetici senza sottrarre terreno produttivo».
Il problema, ribadisce, sono invece i mega-impianti calati dall’alto, che «compromettono l’ambiente, riducono la disponibilità di suolo agricolo e contrastano con le finalità dell’imprenditoria agricola».
Da qui l’appello a una transizione energetica “davvero sostenibile”, lontana da quelle logiche speculative che spesso si nascondono dietro l’etichetta dell’innovazione verde.
«L’energia rinnovabile è un’opportunità – conclude Rossotto – ma va governata con responsabilità etica, ambientale e territoriale».
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