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Cronaca

Attivisti contro Carrefour: “Complice del genocidio a Gaza”

Azione dimostrativa a Torino di Ultima Generazione, BDS Italia e Global Movement to Gaza: volantini dentro il punto vendita, striscioni all’esterno e un appello al boicottaggio dell’intera grande distribuzione

Attivisti contro Carrefour: “Complice del genocidio a Gaza”

Attivisti contro Carrefour: “Complice del genocidio a Gaza”

Torino una decina di attivisti di Ultima Generazione, BDS Italia e del Global Movement to Gaza ha messo in scena una nuova azione dimostrativa all’interno e all’esterno di un supermercato Carrefour, invitando clienti e passanti a “boicottare” la catena della grande distribuzione, accusata di essere “complice del genocidio di Israele a Gaza”. L’iniziativa, durata circa un’ora, è stata organizzata in modo coordinato e pacifico, con l’obiettivo – spiegano i promotori – di attirare l’attenzione sul ruolo delle multinazionali nei conflitti internazionali e sulle conseguenze che ricadono sui consumatori e sui produttori locali.

Gli attivisti hanno esposto davanti all’ingresso un grande striscione con la scritta: “Boicotta Carrefour ancora complice del genocidio. Palestina libera”. Alcuni membri dei gruppi hanno poi fatto ingresso nel punto vendita distribuendo volantini e dialogando con i clienti, invitandoli a scegliere alternative considerate più etiche: negozi di prossimità, mercati contadini, gruppi d’acquisto solidale e filiere davvero trasparenti, capaci – sostengono – di garantire un rapporto più equo fra produzione e consumo.

Il presidio ha coinvolto sia la galleria del supermercato sia l’area esterna, dove il gruppo ha continuato a diffondere il proprio messaggio. L’appello al boicottaggio, precisano in un comunicato, non riguarda soltanto i prodotti di origine israeliana, ma l’intera grande distribuzione organizzata, definita “un modello economico che concentra potere nelle mani di pochi gruppi industriali, danneggia i piccoli produttori, impoverisce le filiere agricole e alimentari e distrae i consumatori dalla reale provenienza dei beni che acquistano”.

Secondo gli attivisti, l’azione rientra in una più ampia campagna internazionale che mira a «interrompere i flussi di denaro che sostengono, direttamente o indirettamente, la guerra e l’occupazione», portando la protesta fin dentro gli spazi della quotidianità. Nel corso dell’iniziativa non si sono registrati momenti di tensione con il personale del supermercato né con i clienti: molti, raccontano i promotori, hanno accettato il volantino o si sono fermati a chiedere informazioni sulle ragioni della mobilitazione.

La protesta, spiegano infine i gruppi coinvolti, proseguirà nei prossimi mesi con nuove azioni mirate nei confronti delle grandi catene commerciali considerate parte di una filiera economica “che privilegia il profitto rispetto ai diritti umani e alla giustizia internazionale”.

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