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La Regione Piemonte vola a Dubai con i gerani: l’ennesima missione impossibile

Myplant & Garden 2025 debutta a Dubai: piante piemontesi, cravatte liguri e l’eterna missione di spiegare al mondo dove sia il Piemonte

La Regione Piemonte vola a Dubai con i gerani piemontesi: l’ennesima missione impossibile

L'assessore Bongioanni

A Dubai, dove il termometro oscilla tra “caldo” e “forno ventilato”, questa mattina è sbocciata — miracolosamente — la prima edizione di Myplant & Garden Middle East 2025. Una fiera internazionale dedicata alla floricoltura e all’innovazione verde. Sì, proprio verde. Nel posto in cui il verde naturale è un concetto più raro del tartufo in Piemonte, ma tant'è!.

Il modernissimo Dubai Exhibition Centre dell’Expo City ospita la crème dell’orticoltura piemontese e ligure, arrivate qui per due motivi: promuovere la qualità e, ovviamente, ricordare al mondo che il protocollo firmato a Cheese non era solo un’occasione per mangiare tome e farsi fotografare in tandem con i liguri. No, no: era l’inizio di un grande sodalizio. Dalle Alpi al mare, e da lì… direttamente nel Golfo Persico. Mica male.

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All’inaugurazione c’erano tutti. Ma proprio tutti. L’assessore piemontese Paolo Bongioanni, che nel curriculum a breve potrà aggiungere “frequent flyer”, il vicepresidente ligure Alessandro Piana, l’ambasciatore Lorenzo Fanara, il presidente della Commissione Agricoltura Mirco Carloni e una delegazione ministeriale che, probabilmente, ha scoperto l’esistenza della floricoltura italiana direttamente sull’aereo.

Bongioanni non ha perso tempo: il Piemonte c’è, ci tiene a dire. E anche se a Dubai non sanno ancora bene dove collocarlo sulla cartina, lui è convinto che lascerà un segno. Magari non oggi, magari non domani, ma presto: perché i contatti avviati “contano su numeri importanti” e perché, tutto sommato, se si fa crescere un azalea su un balcone di Bardonecchia, si può convincere anche il mercato emiratino che i piemontesi non coltivano solo barbera e riso.

La Regione si presenta con Asproflor, Agrion, un logo nuovo di zecca (“Piemonte Is”) e tanta voglia di fare rete. Anche perché, parole sue, il Piemonte “non è ancora adeguatamente percepito”. Traduzione: molti operatori locali non sapevano che esistesse. Ora lo sanno. Piccoli passi.

Il presidente di Asproflor, Sergio Ferraro, sfila sul red carpet dell’orticoltura internazionale annunciando il progetto “Office landscape”: piante piemontesi per gli uffici del futuro. In un Paese in cui gli uffici sono già giardini verticali climatizzati meglio delle nostre camerette, non è facile stupire, ma il tentativo è coraggioso. E un po’ visionario, come ogni buona missione all’estero.

Poi arriva la parte più delicatamente diplomatica dell’intera spedizione: la cena “Made in Italy” al Jumeirah Beach Hotel. Piemonte e Liguria, con il Consolato, mettono in tavola le loro eccellenze enogastronomiche per una platea selezionatissima: operatori, buyer, rappresentanti del turismo. In sintesi: quelli che, se convinci loro, hai già vinto metà partita.

Ovviamente non mancano le bollicine Alta Langa Docg, e non una bottiglia qualsiasi: il Vino piemontese dell’anno 2025. Le cronache non raccontano se il titolo fosse già deciso o se sia scattato d’ufficio per legittimare l’etichetta davanti agli ospiti internazionali. Non importa: funziona sempre.

Così Piemonte e Liguria provano a far attecchire nel Golfo un’idea nuova: che i loro territori — tra riviere, colline, montagne, formaggi, fiori e vini — valgono più di quanto molti immaginano. Anche qui, dove l’erba è sintetica ma i budget sono veri.

Certo, servono continuità, contatti, investimenti, e magari una cartina geografica molto grande per mostrare al pubblico internazionale dove si trovano esattamente Alba, Imperia e Cuneo. Ma qualcosa è partito. Un seme, un germoglio, un progetto — scegliete voi la metafora botanica.

Insomma, in un mondo in cui tutto è veloce, globale e lucido come i pavimenti dei mall di Dubai, vedere che l’Italia prova a far crescere un po’ di verde (vero) nel cuore del deserto non è solo ironico: è quasi poetico.

E chissà: se tutto va bene, il prossimo passo potrebbe essere una ciclovia Dubai–Carrù. Non glielo dite ad Alberto Cirio che poi ci crede e si mette subito in posa per un posta su Instagram... Del resto, dopo Cheese, nulla è impossibile.

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