AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
14 Novembre 2025 - 23:48
Elena Piastra
Voglio dire: in tutti i Comuni d’Italia, ma proprio tutti, dall’ultimo sperduto paesino montano fino alla grande città con il Teatro Stabile, l’assessorato alla Cultura ha un suo peso politico reale. Non è un orpello, non è un passatempo: la Cultura è politica, è visione, è priorità. È la cartina al tornasole che ti dice dove un’amministrazione vuole andare, che tipo di città vuole costruire, quale idea di comunità intende promuovere.
Quando un sindaco assegna la delega, si capisce subito tutto: è un segnale chiaro, un’impronta. E soprattutto, proprio perché è politica, prevede controlli, atti, delibere, determine, passaggi formali. Ogni euro deve essere tracciato, ogni iniziativa deve passare da un voto o da un atto. È la democrazia. O almeno dovrebbe esserlo.
Ecco. A Settimo Torinese, no.
A Settimo si è scelta scelto una strada molto più rapida e, come dire… “snella”. Qui la Cultura non ha un assessore: è stata appaltata in blocco alla Fondazione ECM, un ente esterno che non risponde politicamente ai cittadini. O meglio: risponde politicamente, sì, ma non ai cittadini. Piuttosto al Partito Democratico, visto che a presiederlo c’è Silvano Pietro Rissio, avvocato e membro del direttivo del Pd settimese.
Una coincidenza? Facciamo finta di sì, per sport.
In pratica, il Comune ha fatto una cosa geniale: ha reso la Cultura irraccontabile, incontrollabile, incontestabile.
Un’idea brillante per chi governa, un po’ meno per chi vorrebbe capire come vengono spesi i soldi pubblici.
E infatti le opposizioni, tempo fa, hanno provato a chiedere in Consiglio comunale una cosa banalissima: possiamo vedere cosa la Fondazione ha fatto fino ad oggi? Una domanda normale, civile, sana.
La risposta della sindaca Elena Piastra? Un sorrisetto dei suoi e una pernacchia "politica", una di quelle non scritte a verbale ma ben chiare a tutti. E fine della discussione.
La verità è che quando la Cultura la gestisce una Fondazione, il Consiglio può solo guardare, applaudire e tacere.
E qui la questione non è più politica: è quasi antropologica. Perché davvero tutto questo, a Settimo, grida vendetta.
Una Fondazione che funziona, nei fatti, come succursale del Pd, con una dotazione di due milioni e mezzo di euro l’anno, è un modello che non ha eguali. Da nessuna parte. Nemmeno nei Comuni dove la cultura la finanziano ricchi mecenati.
Qui è proprio il Comune che finanzia la Fondazione. E la Fondazione che risponde alla sindaca solo quando vuole la sindaca
E le opposizioni? Che fanno? Che dicono? Come reagiscono? La parola più adatta è: supinamente. Subiscono. Abbozzano. Prendono atto. Si indignano per mezz’ora e poi passano ad altro. Una reazione tiepida, inconsistente, quasi rassegnata. Come se ormai il “Sistema ECM” fosse un destino scritto nelle tavole della legge.
E invece non lo è. Perché proprio in questi giorni, all’Albo Pretorio, è spuntata una nuova delibera: la n. 248 del 4 novembre 2025. Una di quelle delibere che, se uno avesse voglia di leggerla con calma, gli salirebbe il sangue al cervello. Si scopre che l’Amministrazione ha deciso di dare alla Fondazione ECM altri 520.000 euro. Perché i 2 milioni approvati a febbraio non bastavano. Perché “storicamente” la Fondazione prende 2.520.000 euro l’anno. E allora via, si integra. Così, senza esitazioni. Senza un dibattito, senza un confronto, senza una parola di chiarimento da parte dell’Amministrazione.
Ed è qui che arriva la ciliegina sulla torta, quella che più di tutte disegna la Settimo “a conduzione culturale Pd”: la Cultura in salsa Pd è l’unico settore in cui non si lesinano mai risorse.
Per le strade no: manca sempre qualcosa. Per i lampioni no: “non ci sono abbastanza fondi”. Per pulire le isole ecologiche no: “bisogna stringere la cinghia”. Per i commercianti no: “vedremo, valuteremo, più avanti”. Per i servizi, per i quartieri, per tutto il resto… il rosario è sempre quello: non ci sono soldi.
Ma quando si parla di Cultura gestita dalla Fondazione ECM, quindi dal Pd, allora sì che il bilancio si apre come le acque del Mar Rosso. Si trovano milioni. Si trovano integrazioni. Si trovano “urgenze”. Si trova tutto.
Perché, evidentemente, ci sono priorità e priorità. E ce n’è una che surclassa tutte: la Cultura targata Pd.
E naturalmente, ciliegina finale, la delibera dichiara il tutto “immediatamente eseguibile” per poter erogare con urgenza il 60% del contributo. A novembre. Un’emergenza culturale che sfugge ai più.
E allora la domanda resta: possibile che a Settimo vada bene tutto? Possibile che nessuno trovi strano che due milioni e mezzo di euro pubblici passino ogni anno da un ente guidato da un dirigente del partito di maggioranza e da una Fondazione che essendo un soggetto giuridico a parte può ben dire le cose a cose fatte?
Possibile che in qualsiasi altro Comune la cultura sia politica e a Settimo sia… Fondazione?
Insomma. A Settimo la Cultura non è uno spazio di confronto democratico: è un meccanismo blindato, un circuito chiuso, un rubinetto che sgorga sempre nella stessa direzione. Il vero miracolo non è che funzioni così. Il vero miracolo è che ormai non scandalizza più nessuno.



Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.