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È ufficiale: la ciclovia delle Residenze Sabaude toccherà anche Venaria

Una ciclovia lunga 52 km collegherà le due regge: turismo e mobilità quotidiana si incontrano

È ufficiale: la ciclovia delle Residenze Sabaude toccherà anche Venaria

È ufficiale: la ciclovia delle Residenze Sabaude toccherà anche Venaria

La Regione Piemonte ha annunciato lo stanziamento di 30 milioni di euro per tre ciclovie strategiche: una tra Alba e Canelli, una sul Lago Maggiore e, soprattutto, quella che dovrebbe collegare le Residenze Sabaude da Stupinigi a Venaria. Un progetto presentato come svolta sulla mobilità sostenibile, finanziato dal Programma regionale Fesr 2021-2027 e ora entrato nella fase operativa dopo la valutazione dei Progetti di fattibilità tecnico-economica.

È curioso come in Piemonte le grandi promesse sulla mobilità sostenibile tornino sempre a bussare alle stesse porte: quelle delle Residenze Sabaude, simboli di un passato che non smette di chiedere un presente all’altezza. E questa volta la porta è quella della Reggia di Venaria, chiamata in causa in un progetto che, almeno sulla carta, prova a cucire finalmente ciò che da anni rimane sparso: territori, turisti, pendolari e un’idea moderna di spostarsi.

La Regione annuncia 30 milioni di euro per tre ciclovie strategiche. Bene, giusto, necessario. Ma il punto, per chi vive qui, è un altro: cosa significa davvero collegare Stupinigi e Venaria? Significa ridare senso a un asse culturale e urbano che finora è rimasto più nella retorica che nelle gambe dei ciclisti. Significa immaginarsi un corridoio verde lungo 52 chilometri, capace non solo di far pedalare i turisti tra una reggia e l’altra, ma di offrire ai cittadini un’alternativa reale a bus lenti e strade intasate.

Cirio e Gabusi parlano di “passo decisivo”, di “mobilità moderna e diffusa”, di “visione chiara”. Parole pulite, ordinate, quasi da conferenza stampa permanente. Ma intanto ci sono 10 milioni assegnati alla Città Metropolitana di Torino per mettere mano a un tracciato che, se realizzato con buon senso, potrebbe diventare una delle dorsali ciclabili più importanti del Nord Italia. Non solo turismo, quindi: raccordi casa–lavoro, integrazione col trasporto pubblico, connessioni tra i quartieri. La solita promessa? Forse. Ma questa volta, almeno, la promessa ha un capitolo dedicato proprio a Venaria.

La Reggia di Venaria Reale

E Venaria, diciamolo, non è un dettaglio. È uno snodo: tra la Reggia, il Parco La Mandria, il traffico che da Torino si riversa verso le Valli di Lanzo, i flussi dei pendolari, i ragazzi che ogni mattina si spostano verso le scuole. Una ciclovia seria qui non sarebbe solo “mobilità sostenibile”: sarebbe un gesto di riconciliazione tra territorio e cittadini, tra bellezza e vita quotidiana.

Accanto alla ciclovia sabauda ce ne sono altre due: Alba–Canelli (32,5 chilometri tra colline Unesco) e il sistema ciclabile del Lago Maggiore (da Stresa a Verbania passando per Baveno). Tutti progetti utili, tutti finanziati con 10 milioni ciascuno. Ma è chiaro che, per chi vive nell’area torinese, l’occhio cade su quel collegamento che per decenni è stato annunciato, sfiorato, rimandato.

Ora parte la fase delle Conferenze dei servizi, la burocrazia che dovrebbe tradurre i Pfte in cantieri veri. E qui si vedrà la differenza tra slogan e realtà. Perché è facile dire “colleghiamo Stupinigi e Venaria”, un po’ meno facile trovare soluzioni credibili lungo tratti urbani fragili, strade trafficate, zone dove la bici è ancora vista come un intralcio.

La speranza — quella sì, legittima — è che questa volta il progetto non si perda nei soliti meandri. Perché una ciclovia che porta alla Reggia di Venaria non è solo un percorso ciclabile: è un modo di ripensare come ci muoviamo, come viviamo lo spazio pubblico, come colleghiamo storia e futuro. E se davvero il Piemonte vuole scommettere sulla qualità della vita, è da qui che deve passare: da un tragitto semplice, accessibile, sicuro. Da una pedalata che parte da Stupinigi e arriva a Venaria senza sembrare un’impresa.

Il resto sono promesse. Questa potrebbe diventare una prova dei fatti.

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