AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
14 Novembre 2025 - 10:40
Montanaro, il progetto del bacino non convince: nuova richiesta dalla Regione
Dopo un incontro in Regione, il 4 novembre i tecnici regionali hanno inviato al Comune di Montanaro e alla società Allara una “richiesta di integrazioni” al progetto del bacino di laminazione del rio Fossasso. Il progetto è attualmente sottoposto alla fase di valutazione della procedura di VIA. La Regione concede a Comune e società 30 giorni di tempo per rispondere, prorogabili a 160 giorni.
La richiesta di integrazioni rispecchia una precedente richiesta. Quella che la Regione inviò a Comune e Allara nel giugno 2024, che si riferiva al progetto presentato dall’allora ancora sindaco ingegner Ponchia due mesi prima, nell’aprile 2024, e che segnalava 21 criticità del progetto. Qualche mese dopo il Comune risponde mandando alla Regione una versione corretta del progetto, redatto da Allara. Ma anche questa versione non convince i tecnici regionali, che infatti pochi giorni fa, il 4 novembre, rispondono inviando a Comune e Allara la richiesta di integrazioni che abbiamo citato all’inizio.
Questa nuova richiesta di integrazioni rispecchia quella precedente nel senso che risegnala a Comune e società all’incirca le medesime criticità. Fin dall’inizio infatti la Regione scrive: “come già richiesto” nella lettera dell’anno prima...
Le richieste di integrazioni sono tante. Qui ci limitiamo a riassumerne alcune. Le prima due riguardano i rischi per le acque sotterranee.
In primo luogo, i tecnici osservano che il progetto non indica con precisione la profondità della falda sottostante il futuro scavo. Se la falda è troppo vicina al fondo dello scavo, le acque di falda potrebbero affiorare e venire infiltrate dall’acqua del futuro bacino. Pertanto la Regione chiede che la profondità della falda venga monitorata per almeno un “anno idrologico”.
In secondo luogo, il bacino in progetto è progettato in un luogo vicino al pozzo potabile “Ronchi”, gestito da SMAT, e che costituisce la principale fonte di approvvigionamento idrico del paese. La Regione vuole essere sicura che le acque che fluiranno nel bacino di laminazione non vengano a contatto con la falda profonda dalla quale pesca il pozzo. Chiede pertanto una relazione integrativa idrogeologica che possa documentare l’assenza di rischi.
In terzo luogo, la Regione domanda che vengano precisate le caratteristiche dello scavo. Per fare il bacino di laminazione, prima bisogna scavare un “buco”, cioè aprire una cava. Dal punto di vista normativo quindi lo scavo rientra anche nelle “attività estrattive”. Sono molti i dati e i documenti che i tecnici regionali richiedono: una relazione descrittiva dei lavori di cava completa di tempi, metodi e mezzi di coltivazione. La documentazione comprovante l’idoneità della rete viaria interna ed esterna. Una relazione tecnico-economica sul mercato della sabbia e ghiaia, la quantità di escavato, il ciclo di lavorazione, la quantità dell’acqua che verrà eventualmente usata per lavorare la ghiaia e dove verrebbero smaltite le acque reflue. Il progetto esecutivo della cosiddetta “coltivazione” della cava (cioè il lavoro di escavazione ecc.) con relative planimetrie e il piano di gestione dei rifiuti. Il progetto di “recupero ambientale” post scavo: palizzate (reperibili sul posto o no?), il substrato, i miscugli erbacei per l’inerbimento, ecc.
In quarto luogo, la Regione chiede di specificare meglio le caratteristiche delle vasche di laminazione la cui realizzazione è lo scopo dell’opera. Sembra di capire che la Regione voglia conoscere i rischi di esondazione delle vasche e delle misure adottate per rimediarvi: il proponente Comune / Allara deve produrre una verifica idraulica dello scenario di piena in X tempi di ritorno. Ad esempio, il progetto prevede uno sbarramento a valle per contenere le eventuali esondazioni del bacino: ma lo sbarramento potrebbe collassare e lasciare scendere ancora più a valle le acque, e la Regione pertanto chiede di fornire una verifica del rischio e delle conseguenze. Il proponente deve anche produrre i disegni di dettaglio della paratoia sul rio Fossasso e dello sfioratore superficiale; deve garantire la funzionalità della vasca di laminazione nei 10 anni di realizzazione della vasca medesima; deve redigere un piano di gestione e manutenzione dell’opera, mancante nel progetto.
In quinto luogo, incontriamo una vecchia conoscenza, la relazione comparativa: ancora una volta, come fa da anni, la Regione esige che il proponente produca una “valutazione comparativa in grado di dimostrare la maggiore efficacia” della vasca di laminazione rispetto al “completamente del quarto lotto dello scolmatore”.

Il sindaco di Montanaro Antonino Careri
La “valutazione comparativa” ci riporta al lontano 2013. Allora Regione e Comune viaggiavano di Comune accordo verso la realizzazione del quarto ed ultimo lotto dello scolmatore. Questo quarto lotto avrebbe collegato al rio Fossasso i tre lotti già costruiti.
In caso di piena, il rio avrebbe versato l’acqua in eccesso nello scolmatore, il quale l’avrebbe portata nell’Orco. Il quarto lotto era compreso in un accordo di programma stipulato nel 2010 dal Commissario di Governo e dalla Regione. Quest’ultima aveva già in cassa 700.000 da versare al Comune per cominciare i lavori. Il quarto lotto sarebbe stato dunque il completamento della grande opera, appunto il “Canale Scolmatore Nord”, destinata a mitigare il rischio alluvione del paese.
Nel 2013 però il montanarese ingegner Giovanni Ponchia, dipendente della Provincia di Torino, insieme ad altri tre tecnici propone ai concittadini un’opera alternativa allo scolmatore, il “Bacino [di laminazione] azzurro”. Invece di farla recapitare nello scolmatore, l’acqua in eccesso del rio Fossasso sarebbe stata fatta defluire nelle cave “Ronchi”, dove gradualmente il terreno del fondo vasca l’avrebbe assorbita. Lo scolmatore – argomentava l’ingegnere – aveva un difetto: in caso di piogge intense avrebbe portato altra acqua, quella del Fossasso, nell’Orco già gonfio. Il “Bacino azzurro” invece avrebbe consentito un graduale e indolore assorbimento dell’acqua alluvionale nei “buchi” (le cave) che preesistevano e che avevano solo bisogno di venire sistemate allo scopo.
L’idea progettuale “Bacino azzurro” ottenne un grande successo popolare. Gran parte dei cittadini la sosteneva. L’anno dopo, il 2014, l’ingegner Ponchia si candidò a sindaco e vinse. Rivinse nel 2019 ottenendo un secondo mandato. Appena insediato nel 2014, Ponchia si mise al lavoro, ma incontrò un ostacolo, che non poteva non essere previsto: le cave Ronchi erano proprietà privata, per venderle il proprietario chiedeva una cifra che il Comune non aveva e che presumibilmente non avrebbe ottenuto dalla Regione, che restava ferma al progetto del quarto lotto dello scolmatore. Così, Ponchia non arrivò nemmeno a presentare in Regione un compiuto progetto e nel 2016 abbandono l’idea del “Bacino azzurro”.
Mantenne però l’obiettivo di attuare un bacino di laminazione invece del quarto lotto dello scolmatore, e negli anni successivi tentò di realizzare ugualmente il bacino, seppure di dimensioni ridotte, in terreni di proprietà comunale. Non ne conosciamo le ragioni, ma anche questo progetto non andò in porto.
Giungiamo così al terzo tentativo di Ponchia. Il sindaco e la società Allara concepiscono la seguente soluzione. Comune e Allara avrebbero costituito una partnership: usando lo strumento del project financing, la società avrebbe provveduto a proprie spese a progettare e a realizzare la vasca, o le vasche, di laminazione, e avrebbe venduto il materiale scavato per rientrare della spesa. La società si sarebbe anche impegnata a eseguire il recupero ambientale dell’area. Per facilitare e accelerare il raggiungimento dell’obiettivo nel 2019 il sindaco convocò in Comune i proprietari dei terreni per verificare la loro disponibilità a vendere.
Un primo abbozzo di progetto viene però respinto dalla Regione. Così, nell’aprile 2024, due mesi prima della fine del suo secondo mandato, il sindaco Ponchia invia alla Regione un progetto rivisto. Ma anche questo progetto non convince i tecnici regionali, che nel giugno 2024, quando è già sindaco il dottor Antonino Careri, mandano al Comune una lettera nella quale evidenziano 21 criticità del progetto, in gran parte di carattere ambientale, e invitano il Comune stesso (e conseguentemente Allara) e chiarire punto per punto.
Allara elabora una risposta alla Regione, che l’amministrazione Careri, che non ha responsabilità nel progetto, inoltra in approvazione tecnica alla Regione.
La Regione esamina il documento, non rimane soddisfatta nemmeno questa volta, e il 4 novembre 2025 manda al Comune la nuova “richiesta di integrazioni” dalla quale siamo partiti in questo articolo.
Comune / Allara hanno 30 giorni di tempo, prorogabili a 180, per rispondere e offrire i richiesti chiarimenti. Può darsi che questa volta la Regione li accolga positivamente e approvi il progetto. Può darsi che invece ribadisca le proprie perplessità.
È quindi presto per tentare un bilancio di tutta la lunga storia del bacino di laminazione concepito nel 2013 dall’ingegner Ponchia e dai tre colleghi tecnici. Possiamo però abbozzare alcune provvisorie considerazioni.
Come abbiamo scritto, fino al 2013 era per tutti – Governo, Regione, Comune - pacifico che sarebbe stato presto costruito il quarto lotto dello scolmatore, completando in tal modo tutto il tracciato dell’opera già realizzata per tre quarti. L’irruzione sulla scena pubblica dell’idea alternativa del bacino azzurro avanzata dall’ingegner Ponchia interrompe bruscamente questo percorso ormai giunto quasi al termine e costringe tutti i soggetti pubblici a ricominciare da capo. Il risultato è che a 12 anni di distanza da quel 2013 Montanaro non ha né il quarto lotto dello scolmatore né il bacino di laminazione.
Si può obiettare che, se veramente il bacino è una soluzione di gran lunga migliore dello scolmatore, da sindaco l’ingegner Ponchia ha fatto bene a insistere. Non siamo tecnici e non sappiamo giudicare quale sia la soluzione migliore. Tuttavia, va considerato che lo studio tecnico ENDACO di Ivrea aveva redatto per il Comune uno studio che suggeriva la creazione di una serie di “opere complementari”. Interventi minori che però avrebbero potuto raccogliere l’acqua in eccesso dello scolmatore, sgravandone l’Orco alla quale era destinata. Ma solo in piccola parte queste opere sono state attuate: nei suoi dieci anni di mandato il sindaco Ponchia è rimasto concentrato, a torto o a ragione, nell’obiettivo del bacino di laminazione. Inoltre, il Consorzio irriguo di Caluso sta da tempo elaborando, e sottoponendo a 14 Comuni, un complesso progetto di piccole opere utili a intercettare a monte le acque dei rii e delle rogge durante le piogge intense, e per conseguenza utili a ridurre il volume di acqua che si oggi si scarica a valle sulle opere locali nei singoli Comuni, quali sarebbero a Montanaro lo scolmatore o il bacino.
Il Consorzio lavora a mettere d’accordo i 14 Comuni per poi chiedere i finanziamenti alla Regione. Ora, a Montanaro non resta che attendere che Comune / Allara rispondano alle “richieste di integrazioni” della Regione e che la Regione medesima le accolga o le respinga nuovamente.
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.