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Dalla fuga dal mattatoio per le strade di Leini fino alla libertà: "Torella" è arrivata al rifugio e ora è davvero salva

Dopo giorni di attesa, la vitella è arrivata al rifugio "Jill Phipps" di Albugnano. Il sindaco e i cittadini hanno salvato l’animale destinato al macello

Dalla fuga dal mattatoio per le strade di Leini fino alla libertà: "Torella" è arrivata al rifugio e ora è davvero salva

Dalla fuga dal mattatoio per le strade di Leini fino alla libertà: "Torella" è arrivata al rifugio e ora è davvero salva

Ha saltato tre recinti, uno dietro l’altro, convinta che la stessero riportando al mattatoio. Spaventata, ansimante, ma viva. Così è cominciato l’ultimo viaggio di Torella, la vitella fuggita da un macello di Leinì e diventata, in pochi giorni, un simbolo di libertà e compassione. Ora è al sicuro al Rifugio Jill Phipps di Albugnano, dove potrà trascorrere la vita tra altri animali salvati.

«Torella è arrivata al rifugio!», hanno scritto poche ore fa i volontari. «Non è stato facile caricarla sul camion: spaventata com’era, ha saltato tre recinti dall’allevatore. Pensava di andare nuovamente al mattatoio. Per tranquillizzarla, l’abbiamo messa nel recinto degli adolescenti affinché si sentisse al sicuro in mezzo ad altri bovini. Ma ormai è fatta!».

Parole semplici, ma che racchiudono un epilogo insperato per quella vitella di quindici mesi che, lo scorso 13 ottobre, aveva tenuto con il fiato sospeso un intero paese. Per ore aveva corso tra via Carlo Alberto, piazza Ricciolio e via San Francesco al Campo, inseguita da carabinieri, veterinari e cowboys piemontesi. L’intervento decisivo era stato quello di Matteo Giardo, allevatore e addestratore del centro GM Performance Horses, accorso a cavallo e riuscito a bloccarla con il lazo in un campo aperto.

Da quel momento, però, la fuga era diventata un’altra storia. Non più cronaca, ma simbolo. A Leinì, sui social e per le strade, la paura aveva lasciato spazio alla simpatia. In centinaia avevano chiesto che la vitella fosse risparmiata. La chiamavano “il toro di Leinì”, ignari che fosse una femmina, ma consapevoli che quella corsa disperata somigliava a un grido di vita.

A raccogliere quel sentimento è stato il sindaco Luca Torella, che in una lettera pubblica aveva scritto: «In molti hanno visto in quella fuga il tentativo estremo di salvarsi la vita, e in moltissimi vorrebbero sapere che quel tentativo è stato coronato da successo». Parole che hanno cambiato il destino dell’animale. La macellazione è stata sospesa, un gruppo di cittadini ha deciso di contribuire al riscatto e il Comune ha offerto supporto logistico per il trasferimento in un rifugio.

Ed è lì che la storia si è chiusa, o forse appena cominciata. «Grazie a tutte e tutti! Ai cittadini di Leinì, al sindaco Torella, a chi ha contribuito a ripristinare il recinto e pagare il trasporto», scrivono dal rifugio. «Grazie alla signora Franca che ha deciso di versare una quota per il mantenimento della piccola. Chi volesse coprire la parte mancante ci contatti.».

Nel loro post resta anche una nota amara: «Resta il grande dispiacere per tutti gli altri. Se la storia di Torella ha smosso qualcosa in voi, ricordate che potete scegliere di non contribuire allo sfruttamento e l’uccisione di esseri senzienti.».

Oggi, tra le colline astigiane, Torella è tranquilla. Ha nuovi compagni, un recinto tutto suo, e un nome che racchiude la sua doppia salvezza: quello del sindaco che l’ha difesa e quello del “toro” che voleva vivere. È un animale, certo, ma anche un messaggio. Che la compassione può battere la burocrazia, e che la libertà – quando si lotta davvero per averla – può ancora vincere.

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