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Addio a Salvatore Garritano, il gregario che fece grande il Toro

Segnò il gol che lanciò il Toro verso lo scudetto del ’76. Si è spento a 69 anni

Salvatore Garritano

Garritano al Bologna nella stagione 1980-1981

Aveva solo diciannove anni e la fame di chi viene dal Sud, Salvatore Garritano, nato a Cosenza il 23 dicembre 1955, quando entrò nella storia del Toro. Cresciuto nella Emilio Morrone, la seconda squadra della sua città, fece il salto nel calcio che conta con la Ternana, dove esordì in Serie A nel 1974 da riserva di Petrini e Traini. Era un ragazzo con talento, chiamato anche nella nazionale Under 23, e i grandi club cominciarono presto a guardarlo con interesse.

Nel 1975 lo acquistò il Torino, deciso ad avere un rincalzo affidabile per il duo Graziani–Pulici. Garritano accettò di vivere all’ombra dei “Gemelli del gol”, ma in quell’anno seppe lasciare il segno: in cinque presenze, trovò il modo di scrivere il suo nome nella leggenda con il gol al Milan del 4 aprile 1976. Una rete che regalò al Toro il sorpasso sulla Juventus e aprì la strada allo scudetto più amato della storia granata.

Rimase sotto la Mole per tre stagioni, collezionando in tutto 20 presenze e due gol, ma la speranza di diventare titolare si spense presto. Nel 1978 passò all’Atalanta per cercare spazio e fiducia, ma un grave infortunio alla caviglia lo fermò per un anno intero. Quando tornò, la carriera non fu più la stessa. Giocò nel Bologna di Gigi Radice, segnando sei gol nell’anno del “meno cinque”, poi alla Sampdoria e alla Pistoiese, senza mai perdere il gusto di lottare.

Negli anni Ottanta proseguì nei campionati minori, tra Omegna, Sorrento e Latina, prima di tornare là dove tutto era cominciato: la Ternana, nel 1988. Contribuì con nove gol alla promozione in Serie C1 dopo lo spareggio vinto ai rigori contro il Chieti, esattamente quindici anni dopo l’ultima promozione in Serie A, di cui anche allora era stato protagonista. Lasciò il calcio professionistico nel 1989, ma non la passione: giocò ancora per diletto, fino a 41 anni, con la maglia dell’Alcamo.

Anche la maglia azzurra era passata tra le sue mani. Con l’Under 23 segnò un gol contro l’Olanda nel 1974, poi arrivarono 10 presenze e 4 reti con l’Under 21. Un talento puro, frenato solo dal fisico e dalla sfortuna.

Negli ultimi anni Garritano aveva lottato contro una leucemia cronica, senza mai perdere il suo sguardo limpido e il suo spirito critico. Aveva denunciato l’uso disinvolto di farmaci e sostanze nel calcio degli anni Settanta e Ottanta, pagandone in parte le conseguenze. Se n’è andato a Cosenza il 12 novembre 2025, cinquant’anni dopo la stagione più bella della sua vita e di quella del Toro.

Garritano non era una star, ma un uomo vero del pallone, uno di quelli che si ricordano non per le copertine ma per la sostanza. Il suo calcio era sudore, rispetto e appartenenza. Oggi, mezzo secolo dopo quel gol al Milan, chi ama il Toro e chi ama il calcio sa che un pezzo del suo cuore se n’è andato con lui.


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