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12 Novembre 2025 - 06:06
Intramuraria e supercazzole...
Sui conti della sanità piemontese la Giunta regionale di Alberto Cirio “sta dando i numeri”. Ma neanche quelli giusti, purtroppo. Lo denunciano con toni duri Sarah Disabato, capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, e il consigliere Alberto Unia, che in Consiglio regionale hanno presentato due interrogazioni destinate a far rumore: la prima sui 7 milioni di euro di buco nell’intramoenia della Città della Salute, la seconda sui debiti delle aziende sanitarie piemontesi, che ormai non si contano più.
Due domande semplici, una pretesa elementare: chiarezza. E invece? In Aula è andato in scena l’ennesimo spettacolo dell’assurdo, un teatrino di giustificazioni e frasi fatte che, se non fosse drammatico, farebbe ridere.
A salire sul palco, l’assessore alla Sanità Federico Riboldi, che — raccontano i pentastellati — si sarebbe prodotto in quella che definiscono senza mezzi termini “una clamorosa supercazzola”. Perché? Perché, a precisa domanda su come sia possibile un buco da milioni nella gestione dell’attività intramuraria, la risposta è stata che “l’azienda ospedaliera sta ancora analizzando le componenti di ricavo e di costo”. Tradotto: non lo sappiamo.
Il problema è che il bilancio della Città della Salute è già stato approvato e firmato da giorni. Quindi la domanda è inevitabile: ma qualcuno, prima di votarlo, l’ha letto? O ci si è fidati del solito “va tutto bene, signora la marchesa”?
La Città della Salute non è un piccolo presidio di provincia. È il più grande polo ospedaliero del Piemonte, con migliaia di dipendenti, un flusso di pazienti enorme e una responsabilità diretta sulla qualità dei servizi sanitari regionali. Eppure oggi, a quanto pare, non si sa dove siano finiti 7 milioni di euro derivanti dalle attività intramoenia, cioè quelle che i medici svolgono privatamente, ma all’interno delle strutture pubbliche.
E mentre i conti ballano, la Giunta tace o balbetta. “Dalla Giunta ci saremmo aspettati che avesse ben chiara la situazione. Invece, purtroppo, pare di no”, dicono Disabato e Unia.
Ma non basta. Perché l’emorragia economica non riguarda solo la Città della Salute, bensì l’intero sistema sanitario regionale. Le Asl piemontesi navigano in acque agitate, i bilanci si chiudono con cifre in rosso, e la Giunta cerca di rassicurare tutti con la solita retorica.
Riboldi, per giustificare la situazione, ha tirato fuori la tesi più comoda del mondo: “È colpa delle assunzioni”. Sì, perché — dice l’assessore — la Giunta Cirio avrebbe portato il personale sanitario da 55mila a 59mila unità. Una politica virtuosa, insomma, che però avrebbe fatto lievitare i costi.


Peccato che i dati ufficiali di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, raccontino un’altra storia. In Piemonte, i medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale sono passati da 8.530 nel 2013 a 8.116 nel 2023. Quattrocento in meno, non in più. Una fotografia impietosa che smentisce la propaganda dell’assessore e del governatore.
È il solito gioco delle tre carte: si sbandierano assunzioni di personale amministrativo o infermieristico temporaneo e si fa finta che basti per “rafforzare” la sanità. Intanto, nei reparti, mancano medici, chirurghi, anestesisti, pediatri, e chi resta deve coprire turni massacranti. Ma guai a dirlo: a Palazzo Lascaris preferiscono raccontare la favola della “politica del personale virtuosa”.
A questo punto, ci si sarebbe almeno aspettati un po’ di trasparenza sui controlli. E invece no. Anche sulla figura dell’advisor incaricato di “sondare i conti”, la nebbia è fitta. Non si sa chi sia, che cosa abbia esaminato, né come sia riuscito — se davvero lo ha fatto — a “sciogliere i nodi” del bilancio della Città della Salute in tempi record.
E allora la sensazione è una sola: nessuno ha il polso della situazione. I conti non tornano, ma la Giunta Cirio va avanti a colpi di frasi fatte, proclami e scaricabarile. “Mentre la sanità va allo sbando, c’è un’unica certezza: la Giunta Cirio è in piena confusione”, affondano Disabato e Unia.
Una confusione che ormai si misura nei numeri: ospedali in sofferenza, bilanci che scricchiolano, tempi di attesa che superano ogni limite, personale in fuga e cittadini che, per curarsi, devono varcare il confine regionale.
La realtà è che la sanità piemontese è diventata una macchina che perde pezzi ogni giorno, e la risposta della politica è sempre la stessa: negare, minimizzare, inventare. C’è chi parla di “efficienza”, ma poi gli ospedali devono tagliare i reparti per mancanza di fondi. C’è chi parla di “investimenti”, ma le liste d’attesa continuano a crescere. E c’è chi parla di “assunzioni record”, ma i dati ufficiali dicono il contrario.
Insomma, altro che “Piemontesità operosa”. Qui l’unica cosa che funziona con precisione svizzera è la macchina delle giustificazioni.
E mentre a Torino si discute di “ricavi e costi”, nei pronto soccorso le barelle restano nei corridoi, le ambulanze aspettano ore per consegnare i pazienti e i medici di base scompaiono uno dopo l’altro. Ma tanto, qualcuno troverà sempre un modo per dire che “va tutto bene”.
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