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Riboldi allo spiedo ... La Lega accende il fuoco sotto il piano sanitario. Pd e cinquestelle si girano i pollici

Sedute saltate, numeri legali evaporati e guerre interne al centrodestra: l’ospedale del VCO si ferma, il piano sanitario slitta e Cirio guarda la scena come un arbitro distratto

Riboldi allo spiedo come un pollo... La Lega accende il fuoco sotto il piano sanitario. Pd e cinquestelle si girano i pollici

Riboldi allo spiedo come un pollo... La Lega accende il fuoco sotto il piano sanitario. Pd e cinquestelle si girano i pollici

La Lega sta arrostendo l’assessore alla Sanità Federico Riboldi a fuoco lento come un pollo. Lentissimo. Un supplizio da cucina medievale, con tanto di fiamma regolata dal termostato di Luigi Genesio Icardi, l’ex assessore diventato — guarda un po’ — presidente della Commissione Sanità. Un capolavoro di perfidia istituzionale: l’uomo che fino a ieri gestiva la sanità piemontese, oggi controlla, e di fatto rallenta, tutti i piani del suo successore.

Toh! Guarda... Anche oggi, in Consiglio regionale, non c’era il numero legale. Si dirà: "Un dettaglio". E invece no: mancava la truppa leghista. Scomparsa, evaporata, dissolta nell’aria. All’ordine del giorno l’ospedale del Verbano Cusio Ossola. Doveva essere la volta buona per discutere una delibera già approvata all’unanimità in commissione: sospendere per un anno il progetto del doppio ospedale e riaprire la strada all’ospedale unico e baricentrico. Tutto pronto, tutto firmato, tutto condiviso. Ma la Lega, per coerenza con sé medesima, ha deciso di non presentarsi.

Icardi

Luigi Genesio Icardi

Così, mentre Fratelli d’Italia e Riboldi spingono per un ospedale moderno, la Lega resta ancorata ai due presidi: uno per vallata, uno per bacino elettorale. Due ospedali, due clientele, due roccaforti da difendere. In fondo, la geografia politica è la loro specialità.

“La maggioranza fa e disfa come Penelope” — commenta sarcastico Domenico Rossi del Pd“Quando si parla di salute serve serietà”. Parole sante. Ma più che Penelope, qui sembra la tela di un ragno, dove ognuno resta impigliato nel proprio tatticismo. “Gli abitanti del VCO meritano serietà – aggiunge Rossi – il presidente Cirio non può più far finta di nulla: deve garantire un percorso serio e orientato davvero a una soluzione”.

Dal canto suo, il governatore Alberto Cirio, l’uomo che dovrebbe arbitrare la partita, sembra più un cronista a bordo campo. Guarda, annota, sospira. Aspetta che la tempesta passi da sola. Solo che qui non piove, diluvia. E la sua giunta somiglia sempre più a una compagnia teatrale in cui ognuno recita la propria parte, ma nessuno sa più quale commedia si stia rappresentando.

Le opposizioni ridono — amaramente — e affondano il colpo. Le capogruppo Gianna Pentenero, Sarah Disabato, Alice Ravinale e Vittoria Nallo parlano di un “Consiglio regionale paralizzato”.

“Un’intera giornata a girarsi i pollici”, scrivono in un comunicato, denunciando come “le spaccature dentro la maggioranza si scarichino sulla pelle dei cittadini”. E chi potrebbe smentirle? Oggi, invece di discutere un tema cruciale per la sanità piemontese, il centrodestra ha preferito il silenzio. Nessun voto, nessun confronto, solo porte chiuse e assenze strategiche.

Il risultato è desolante: un’aula bloccata, una maggioranza sfaldata e una sanità regionale appesa a un filo. “La frantumazione della maggioranza Cirio è ormai evidente – aggiungono le opposizioni – e a farne le spese sono i cittadini, che si aspettano soluzioni e non giochi di potere”.

E ancora non basta. In verità, l’obiettivo sembra essere un altro: il piano sanitario regionale, che doveva essere approvato questa estate ed è ancora lì che gira. Riboldi ha annunciato che lo porterà in aula prima della fine dell’anno, ma presto l’aula sarà paralizzata dal bilancio di Andrea Tronzano che tutto vuole salvo che approvare il bilancio di previsione il prossimo anno.

E così, tra rinvii e sbadigli, il piano sanitario regionale — quello che doveva essere la “rivoluzione” targata Fratelli d’Italia — si sta trasformando in una barzelletta che non fa più ridere nessuno. Slitta oggi, slitta domani, alla fine slitterà fino alla primavera o alla prossima estate...

La verità è che Riboldi sta simpatico a pochi. Forse solo al Governatore. L’immagine è quella di un uomo solo, abbracciato alla sua cartellina piena di buone intenzioni, mentre da dietro lo accoltellano con sorrisi di circostanza, promettendogli sostegno per poi darsi appuntamento... altrove. Morale: il suo piano sanitario, che voleva approvare già la scorsa estate, langue come un referto dimenticato al pronto soccorso.

E che fa? Continua a raccontare il suo sogno di “sanità dei territori”, “ospedali di prossimità” e “digitalizzazione”, ma la realtà è un’altra: ogni volta che tenta di presentare qualcosa, la Lega gli stacca la spina. Letteralmente e politicamente.

Insomma, il grande piano sanitario del Piemonte è ormai una pièce tragicomica. Riboldi annuncia, Icardi smonta, Cirio osserva e la Lega... non pervenuta. E mentre i cittadini aspettano ospedali, medici e risposte, la maggioranza si dedica al suo sport preferito: sabotare se stessa. Il tutto con la solita scusa: “mancava il numero legale”

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