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11 Novembre 2025 - 19:48
Record di italiani all’estero: 6,5 milioni di espatriati
L’“Italia fuori dall’Italia” continua a crescere senza sosta. Sono ormai 6,5 milioni gli italiani residenti all’estero, un dato in aumento costante che supera abbondantemente il numero degli stranieri che vivono nel Paese. Secondo il Rapporto Italiani nel Mondo 2025 della Fondazione Migrantes, presentato a Roma, oggi 12 italiani su 100 risiedono oltre confine.
«L’impatto della mobilità per l’Italia e la sua popolazione è, da sempre, importante e in costante crescita da vent’anni e, in particolare, da dieci anni a questa parte», spiega il documento. Il numero delle iscrizioni all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) è cresciuto del 4,5% in un solo anno, con oltre 278 mila nuovi iscritti. Nell’ultimo triennio, l’aumento è stato dell’8,1%, e dal 2006 il numero complessivo è più che raddoppiato (+106,4%).
Al 1° gennaio 2025, risultano registrate all’Aire 6.412.752 persone, quasi un italiano su nove. Un dato che porta la fondazione a definire questa comunità «la ventunesima regione italiana». «Quello su cui non si riflette abbastanza – rileva Migrantes – è però quanto rapidamente i suoi residenti stanno crescendo e quanto altrettanto celermente variano le caratteristiche che la contraddistinguono».

Per la prima volta dal 2019, il numero dei connazionali all’estero supera di oltre un milione quello degli immigrati stranieri in Italia. Nel 2019 i due dati erano identici – 5,3 milioni – ma oggi la bilancia pende nettamente verso chi è partito.
Il 2024 ha segnato un record storico: 155.732 espatri secondo i dati Istat, il valore più alto mai registrato. È il segnale di una mobilità tornata ai livelli pre-pandemia e ormai definita da Migrantes come un fenomeno strutturale. «È evidente la piena ripresa della mobilità italiana: +38% rispetto all’anno precedente, che in valore assoluto si traduce in circa 34 mila partenze in più», si legge nel rapporto.
La nuova emigrazione italiana parla sempre più al femminile e non riguarda solo i giovani. In vent’anni, il numero di donne iscritte all’Aire è cresciuto del 115,9%, e oggi rappresentano quasi la metà degli italiani all’estero (48,3%). Aumentano anche gli over 50, spesso nonni o lavoratori che raggiungono figli e nipoti già trasferiti.
Il baricentro resta l’Europa, che accoglie il 76% degli espatriati, con Regno Unito, Germania e Svizzera come principali mete. Ma la mobilità si è fatta più fluida e circolare: si parte, si torna, e si riparte ancora, in un ciclo che rispecchia l’instabilità del mercato del lavoro e la ricerca di migliori condizioni di vita.
La vera chiave di lettura, per la fondazione, è però nelle cause profonde. «Ogni partenza è una scelta, ma anche una spia», scrive Migrantes. «L’emigrazione italiana contemporanea – benché spesso definita con eufemismi come “mobilità internazionale”, “fuga di cervelli”, “nuove generazioni globali” – è in larga parte una risposta strutturale a mancanze sistemiche del Paese».
Le ragioni più forti restano la mancanza di lavoro stabile, l’assenza di servizi adeguati, la carenza di riconoscimento del merito e di opportunità di crescita. In sintesi, un sistema che molti percepiscono come chiuso e stagnante.

«Le partenze diventano così una forma di reazione a un senso diffuso di esclusione, frustrazione e invisibilità», aggiunge ancora il rapporto. E l’allarme finale suona chiaro: «Se c’è un fatto di cui aver timore e sul quale occorre lavorare è la trasformazione del progetto migratorio da temporaneo a definitivo».
L’Italia che se ne va non è più solo quella dei giovani in cerca di fortuna, ma una comunità composita, mobile, connessa. Una “ventunesima regione” che cresce mentre il Paese continua a perdere capitale umano, energie e futuro.
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