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Esteri
11 Novembre 2025 - 18:46
Alexander Wurm e Serena
Un aereo carico di generatori e scorte per le comunità colpite dall’uragano si inabissa a pochi minuti dal decollo. Nell’acqua quieta di una zona residenziale, si spegne la missione di una famiglia che aveva trasformato la solidarietà in una rotta di navigazione. La telecamera di una casa affacciata su uno stagno di Coral Springs cattura una scia bianca sull’acqua, un colpo secco, le schegge delle palme, un pezzo di recinzione che vola via. Nessuna esplosione, solo un’onda improvvisa che increspa il laghetto dietro le villette e poi il silenzio, interrotto dalle sirene dei soccorsi. A bordo di quel Beechcraft King Air partito da Fort Lauderdale Executive Airport c’erano Alexander Wurm, 53 anni, e sua figlia Serena, 22: portavano aiuti umanitari in Giamaica dopo il passaggio devastante dell’uragano Melissa. La loro rotta si è spezzata a pochi chilometri dalla pista. Per loro non c’è stato scampo. A terra, per puro caso, nessuno è rimasto ferito.
Secondo le prime ricostruzioni, il velivolo — un Beechcraft King Air B100 del 1976 — ha lasciato Fort Lauderdale nella tarda mattinata di lunedì 10 novembre 2025, diretto a Montego Bay. Pochi minuti dopo, il motore ha cominciato a rombare basso sopra i tetti di Coral Springs, l’aereo ha sfiorato le chiome degli alberi, strappato una staccionata e finito in uno stagno del quartiere residenziale di Windsor Bay. Le prime squadre di soccorso — Coral Springs-Parkland Fire Rescue e Coral Springs Police — sono arrivate in pochi minuti, tuffandosi nell’acqua torbida con le unità subacquee, ma hanno trovato solo frammenti di fusoliera e un carrello di atterraggio piantato nel prato di un giardino. Gli investigatori del NTSB e i tecnici della FAA hanno avviato subito le verifiche, mentre la città ha invitato i residenti a restare in casa per l’odore acre di carburante che si è diffuso nell’aria. Non ci sono ancora indicazioni chiare su un guasto o un errore umano, ma la dinamica lascia pochi dubbi: il King Air ha perso quota bruscamente, senza tempo per reagire.
La comunità caraibica della Broward County, che da giorni raccoglie pallet di generatori, power bank, kit igienici e sistemi satellitari per l’isola colpita, si è radunata attorno al laghetto, incredula. In serata è arrivata la conferma più dura: le vittime sono Alexander e Serena Wurm, due volti conosciuti del volontariato cristiano. La notizia è rimbalzata subito sulle pagine social di Ignite the Fire, l’organizzazione evangelica fondata da Wurm e attiva tra Cayman, Giamaica e altre isole dei Caraibi. Pilota dal 2005, Alexander aveva comprato di recente il King Air proprio per trasportare aiuti con maggiore autonomia. Nei giorni precedenti alla tragedia aveva già compiuto diversi voli tra la Florida e la Giamaica, atterrando in scali vicini alle zone più devastate da Melissa. Con lui, in cabina e in stiva, c’era spesso Serena, che seguiva il padre nelle missioni e curava la logistica delle consegne.
Sono storie che si assomigliano, quelle dei missionari dell’area di Fort Lauderdale, ma ognuna porta con sé una scintilla unica. Ignite the Fire lavora da anni sull’empowerment giovanile, la tutela sociale e la diffusione del messaggio evangelico. Ma quando un uragano cancella intere comunità, la priorità diventa una sola: il soccorso. E così Alexandere Serena facevano parte di quel ponte aereo spontaneo che collega garage, chiese e piccoli hangar a villaggi senza corrente e senza rete. Un sistema fragile ma vitale, che si muove dove le grandi logistiche non arrivano.
Per capire perché un piccolo aereo carico di aiuti fosse diretto a Montego Bay bisogna guardare alla scia lasciata da Melissa. Il 28 ottobre 2025 la tempesta ha toccato terra in Giamaica come uragano di categoria 5, con venti fino a 295 chilometri orari. In poche ore ha devastato infrastrutture, linee elettriche, ospedali e strade. Il governo di Kingston ha dichiarato il Paese zona di disastro. Decine le vittime, danni stimati in miliardi di dollari e un impatto economico che peserà per anni. Le agenzie sanitarie internazionali — PAHO e OMS — hanno attivato team medici e piani d’emergenza per ripristinare acqua potabile, assistenza sanitaria e sostegno psicologico.
Gli scienziati vedono in Melissa un segnale inequivocabile del nuovo clima tropicale: acque oceaniche più calde di 1,5 gradi, cicli di intensificazione rapidi e comunità troppo povere per reggere la catena degli eventi estremi. In quell’orizzonte, il volo dei Wurm rappresentava un gesto di resistenza, una risposta umana dove la burocrazia tarda ad arrivare.
Il Beechcraft King Air B100 è un velivolo robusto, molto diffuso per missioni civili e umanitarie. Capace di decolli brevi e con un’autonomia sufficiente per coprire la tratta Florida–Giamaica, è considerato affidabile, anche se l’esemplare precipitato risaliva agli anni ’70. Non un problema, di per sé: per questo tipo di aeroplani conta lo stato di manutenzione più dell’età. Sarà l’inchiesta federale a stabilire se qualcosa è andato storto — una perdita di potenza, un errore nel bilanciamento del carico, una turbolenza improvvisa.
Il dibattito è sempre lo stesso: perché usare aerei leggeri per missioni così delicate? La risposta è nella geografia del disastro. Dopo un uragano, gli aeroporti principali sono spesso inagibili, mentre le piste secondarie tornano operative per prime. I piccoli aerei riescono a consegnare carichi critici dove i cargo non possono atterrare: generatori, filtri per l’acqua, farmaci, apparecchi satellitari. È un sistema basato su volontari, piloti civili, reti religiose e ONG che operano in coordinamento con le autorità locali e le agenzie ONU. Una catena di aiuti parallela e flessibile, indispensabile ma non priva di rischi. Carichi sbilanciati, meteo instabile, stress operativo: fattori che rendono ogni volo un atto di fede oltre che di coraggio.
Il nome dei Wurm è oggi nei messaggi di cordoglio di chiese, ONG e comunità caraibiche tra la Florida e la Giamaica. Ma al lutto si accompagna una decisione: continuare la loro missione. I voli umanitari non si sono fermati; generatori, batterie e kit medici continuano a partire. La diaspora giamaicana negli Stati Uniti e in Europa ha aperto fondi per sostenere le operazioni di soccorso, mentre le organizzazioni sanitarie locali stanno riattivando ospedali e cliniche mobili. Il gesto di Alexander e Serena diventa così simbolo di una solidarietà senza scenografie, quella che si muove per piccoli passi, da un hangar all’altro, da una chiesa a un villaggio, senza clamori.

Le indagini del NTSB proseguiranno per mesi, con l’analisi dei propulsori, dei registri di manutenzione, dei dati radar e delle comunicazioni radio. Ma per chi li conosceva, le risposte tecniche contano fino a un certo punto. La loro missione parla già da sola: un padre e una figlia che hanno scelto di volare verso un’isola ferita, portando luce e conforto, e che in quell’atto hanno perso la vita. Ogni incidente è un manuale da riscrivere, ogni tragedia un’occasione per migliorare la sicurezza, per rendere più solida quella rete umanitaria che spesso tiene in piedi il mondo invisibile delle emergenze.
Nelle ore successive allo schianto, le parole più ripetute non sono state tecniche ma semplici: servizio, dedizione, amore. La comunità di Ignite the Fire ha invitato a ricordare Alexander e Serena proseguendo il lavoro iniziato. La loro storia parla di ponti, di cieli e di fede. E nella luce piatta del laghetto di Coral Springs, quella mattina, si è spenta una missione. Le onde concentriche si sono allargate sull’acqua: ora tocca a chi resta decidere che forma dar loro — soccorso, rigore, memoria.
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