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11 Novembre 2025 - 15:27
Nella foto la consigliera Vogliano e la sindaca
Cossano Canavese la politica sembra essere finita in letargo. Il Consiglio comunale non si riunisce da luglio, la mozione di sfiducia giace dimenticata da mesi e gli atti si accumulano nei cassetti come se il tempo non avesse più valore. Ma stavolta la minoranza ha deciso che basta silenzio.
Simona Vogliano, Fernanda Francesio e Massimo Effroi hanno firmato e inviato una PEC ufficiale alla sindaca Aurelia Siletto e al segretario comunale, chiedendo la convocazione urgente del Consiglio comunale entro venti giorni, cioè entro il 1° dicembre 2025.
Non una semplice sollecitazione politica, ma un atto formalmente fondato sull’articolo 28 del Regolamento comunale e sull’articolo 175 del Testo unico degli enti locali. La legge è chiara: il Sindaco deve convocare il Consiglio se lo chiede almeno un quinto dei consiglieri. E loro, il quinto, lo rappresentano. Anzi, lo incarnano in pieno, visto che da mesi sono gli unici a reclamare un minimo di normalità amministrativa.
La PEC, scritta con linguaggio tecnico ma dal tono inequivocabile, parla di una “paralisi inaccettabile” e di un “svilimento del ruolo democratico del Consiglio”. Parole pesanti, che fotografano perfettamente la situazione: nessun confronto, nessuna delibera, nessuna voce. Il Comune continua a vivere per inerzia, mentre la cittadinanza resta spettatrice di un teatro politico che non va più in scena.
Tra gli atti dimenticati c’è la delibera di Giunta n. 42 del 29 ottobre 2025, la sesta variazione al bilancio di previsione, che per legge deve essere ratificata dal Consiglio entro sessanta giorni. Se la seduta non verrà convocata entro i termini, il rischio è concreto: l’intervento della Prefettura. Ma a Cossano pare che anche le scadenze amministrative siano diventate opinioni.
Eppure, la questione del bilancio è solo la punta dell’iceberg. Il vero nodo politico resta la mozione di sfiducia contro la vicesindaca e assessora alla Scuola e ai Tributi, Fiorenza Anelli, presentata a luglio e mai discussa. Una ferita aperta che ha diviso la comunità, creato tensioni nella maggioranza e trasformato la vita politica del paese in una soap opera dai toni grotteschi.

Fiorenza Anelli
Tutto era cominciato con il famigerato “pasticcio della scuola primaria”: la decisione di chiudere l’istituto per mancanza di iscritti, approvata in Giunta e poi revocata pochi giorni dopo. Due delibere opposte nello spazio di una settimana. Il risultato? Sconcerto tra i genitori, ironia in tutto il Canavese e una mozione di sfiducia che avrebbe dovuto mettere fine al caos. Invece, il caos è diventato sistema.
A luglio, il segretario comunale aveva bloccato la discussione della mozione appellandosi a un presunto vizio formale: mancava la “richiesta di convocazione straordinaria”. Una giustificazione che aveva lasciato tutti di stucco, soprattutto perché l’articolo 21 del Regolamento comunale parla chiaro: “Le mozioni regolarmente presentate sono automaticamente iscritte all’ordine del giorno della prima seduta utile.”
E siccome di sedute utili non ce ne sono più state, la mozione è rimasta sospesa in un limbo istituzionale, come una pagina che nessuno ha il coraggio di leggere.
Ora, con la nuova PEC, la minoranza torna all’attacco. Non solo chiede la ratifica del bilancio, ma pretende che la mozione di sfiducia venga finalmente discussa. Un atto politico, certo, ma anche un segnale di rispetto per i cittadini, che hanno diritto a sapere cosa succede nel loro Comune.
In paese la tensione cresce. C’è chi sussurra che la sindaca Siletto non voglia rischiare una seduta pubblica che potrebbe trasformarsi in un processo politico. Altri dicono che la vicesindaca Anelli continui a gestire la macchina comunale da dietro le quinte, forte di una rete di fedeltà che la rende praticamente intoccabile.
Fatto sta che a Cossano si respira un’aria surreale: le mozioni si scrivono ma non si leggono, le PEC si inviano ma non si risponde, i cittadini chiedono spiegazioni ma nessuno le dà.
“Non ci si può nascondere dietro i regolamenti ogni volta che c’è un problema politico”, aveva detto mesi fa Simona Vogliano, quando già tutto faceva pensare a un lungo inverno istituzionale. E aveva ragione. Perché a Cossano, più che un problema di norme, sembra esserci un problema di volontà.
Nel frattempo, il paese resta immobile, come se la politica fosse diventata un lusso superfluo. Le sedute consiliari non si fanno, le decisioni si prendono altrove e il confronto democratico è stato sostituito da un silenzio che pesa come piombo.
Insomma, a Cossano Canavese non si governa, si sopravvive. La Giunta tace, il Consiglio non esiste, e la minoranza è costretta a ricordare alla sindaca che esistono ancora le leggi, i regolamenti e, soprattutto, i cittadini.
In un Comune dove anche convocare un Consiglio è ormai considerato un atto rivoluzionario, la PEC della minoranza suona come una chiamata al risveglio. Ora resta da vedere se la sindaca vorrà ascoltare. O se anche stavolta, come spesso accade, il silenzio resterà la lingua ufficiale di Cossano.

A Cossano Canavese il Consiglio comunale non si riunisce da luglio. Dicono che stia bene, che ogni tanto qualcuno lo veda di notte, in controluce, tra le delibere e le ragnatele. Pare che compaia solo quando c’è la luna piena o quando la Prefettura bussa alla porta.
La minoranza, stanca di parlare ai muri, ha spedito una PEC alla sindaca. Perché qui le parole non bastano: ci vuole il protocollo digitale. A Cossano, anche la democrazia dev’essere “certificata”. Si prega di allegare documento d’identità e prova di esistenza in vita del Consiglio.
La richiesta è semplice: convocare l’aula entro il 1° dicembre. Non una data a caso: è il giorno in cui, se non succede nulla, il Natale istituzionale viene cancellato per mancanza di partecipanti.
C’è pure una variazione di bilancio che aspetta di essere ratificata. Ma ratificare cosa, se non si convoca nessuno? È come invitare gli ospiti a cena e poi chiudere il ristorante.
E poi c’è lei, la mozione di sfiducia, che da luglio aspetta in un cassetto. È diventata un cimelio, un pezzo d’antiquariato politico. Forse un giorno finirà al Museo delle Occasioni Perdute.
Nel frattempo, la sindaca Siletto e la sua vice Anelli restano in scena come due attrici di un dramma senza pubblico. Una parla poco, l’altra parla per due. In mezzo, il segretario comunale, custode dei regolamenti e dei misteri.
A Cossano la Costituzione è ancora viva, ma serve il defibrillatore.
Ogni paese ha il suo simbolo: Ivrea ha l’Olivetti, Settimo ha il Festival dell’Innovazione, Cossano ha il vuoto amministrativo. Un vuoto pulito, lucido, quasi artistico.
Del resto, qui non si governa: si sospende. E non per mancanza di idee, ma per eccesso di cautela. Convocare un Consiglio potrebbe provocare emozioni, e non sia mai.
Forse dovremmo smetterla di chiamarlo “Consiglio comunale”.
Meglio “Consiglio spirituale”: non si vede, non si sente, ma aleggia.
E come tutte le entità mistiche, funziona solo se ci credi.
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