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Ivrea sommersa dalla monnezza. E SCS festeggia il premio per l’economia circolare

Cassonetti che esplodono in via Fratelli Rosselli, sacchi accatastati da due settimane e cittadini esasperati. Mentre la città affoga nei rifiuti, la Società Canavesana Servizi si gode gli applausi a Rimini per le “buone pratiche” ambientali

Ivrea sommersa dalla monnezza. E SCS festeggia il premio per l’economia circolare

Ivrea sommersa dalla monnezza. E SCS festeggia il premio per l’economia circolare

Scene da Napoli o da Roma d’estate, direbbe qualcuno. Peccato che non siamo né a Scampia né a Tor Bella Monaca. Questa è Ivrea, novembre 2025, città patrimonio UNESCO e patria dell’innovazione. Ma a giudicare da via Fratelli Rosselli, l’unica cosa “circolare” che si vede è la montagna di sacchi che gira attorno ai cassonetti, in un perfetto esempio di economia del rifiuto permanente.

Le foto parlano da sole: contenitori traboccanti, sacchetti colorati che esplodono come coriandoli post-Carnevale e un profumo che — più che green — è decisamente vintage discarica anni ’80. I residenti sono esasperati: “Due settimane senza che vengano ritirati”, scrive qualcuno sui social, con quella rassegnazione tipica di chi ormai non distingue più il giorno di raccolta dal giorno di festa. C’è chi ironizza, chi accusa, chi si difende. E poi c’è chi — in perfetto stile canavesano — invita tutti a “farsi una ragione”.

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Il sindaco Matteo Chiantore dov’è? L’assessore Massimo Fresc che fa? E il direttore di SCS Andrea Grigolon? E il presidente Calogero Terranova?

Beh, dove sono questi ultimi due lo sappiamo. Nel paradosso. Tutto questo, infatti, accade proprio mentre SCS, la Società Canavesana Servizi, diffonde un comunicato trionfale da Ecomondo, la grande fiera di Rimini dedicata alla Green and Circular Economy. “Giornata di rilievo”, scrivono, dopo aver vinto il Premio Buone Pratiche e raccontato al mondo quanto il Canavese sia un modello di eccellenza ambientale. Evidentemente, la distanza tra Rimini e via Rosselli è più grande di quanto sembri: là Terranova e Grigolon celebrano la sostenibilità, qui si convive con i gabbiani che scendono in picchiata tra i sacchi neri.

E mentre l’azienda “di riferimento nel panorama delle utility pubbliche locali” si congratula con sé stessa, Ivrea si trasforma in un set a cielo aperto di Gomorra meets Wall-E: bidoni arancioni che vomitano plastica, sedie abbandonate che diventano arredo urbano e cittadini che si interrogano sul perché la tassa rifiuti (che si paga, eccome) non preveda almeno una passata supplementare “post-festiva”.

Nei commenti si legge di tutto: c’è chi propone di non pagare più la TARI, chi si consola pensando che anche in via Gobetti e a Bellavista è lo stesso schifo (perché la miseria condivisa, si sa, consola), e chi ipotizza uno “sciopero” che nessuno ha confermato ma che tutti trovano credibile. Qualcuno perfino difende gli operatori, ricordando che “anche loro hanno diritto di andare al cimitero il sabato festivo”. Vero. Ma forse non dovrebbero essere i cittadini, nel frattempo, a convivere con i fantasmi della raccolta mancata.

Insomma, l’immondizia non conosce tregua e nemmeno turni di riposo. Forse, come suggerisce un utente, bisognerebbe prendere esempio dal Carnevale di Ivrea: lì sì che il servizio non si ferma mai. Perché, quando ci sono le arance, i camion passano puntuali. Quando invece ci sono solo rifiuti, si rimanda tutto alla prossima settimana. Magari, dopo la prossima fiera.

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