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Condominio fantasma creato a tavolino per accedere al Superbonus edilizio 110%

La Guardia di Finanza scopre un condominio mai esistito per ottenere illecitamente fondi pubblici. Dietro la truffa un imprenditore e cinque “acquirenti” compiacenti

Condominio fantasma creato a tavolino per accedere al Superbonus edilizio 110%

Condominio fantasma creato a tavolino per accedere al Superbonus edilizio 110%

Un condominio nato solo sulla carta, ma capace di generare milioni in crediti d’imposta. È la frode scoperta dalla Guardia di Finanza di Siracusa, che ha messo a nudo un sistema ben congegnato per sfruttare il Superbonus 110%, trasformando un albergo abbandonato in un “condominio fantasma”.

L’indagine, coordinata dalla Procura aretusea, ha portato al sequestro preventivo di beni e crediti per oltre 10 milioni di euro e all’iscrizione nel registro degli indagati di undici persone, tra cui il rappresentante di una società di costruzioni e alcuni suoi familiari. Tutto nasce dall’acquisto, da parte dell’imprenditore, di un vecchio albergo di oltre 5.000 metri quadrati, pagato circa un milione di euro. Da lì, il passo verso la truffa è stato breve: un progetto di riqualificazione, un frazionamento catastale e la creazione fittizia di un condominio composto da 101 unità immobiliari tra appartamenti e box auto.

Per dare parvenza di legalità, sono stati firmati cinque contratti preliminari di vendita con persone “compiacenti”, tra cui la moglie dell’imprenditore. Nessuna cessione reale, però: gli appartamenti restavano nella disponibilità della società. Ma tanto bastava per mettere in scena un’assemblea e redigere un verbale falso che certificava la nascita del condominio. Da lì, tre contratti d’appalto con un consorzio ragusano per interventi di efficientamento energetico, impianti fotovoltaici e adeguamento sismico.

Conclusi i lavori, almeno sulla carta, la società ha chiesto all’Agenzia delle Entrate il riconoscimento di crediti d’imposta per 15 milioni, ottenendone 10. I crediti sono stati poi ceduti al consorzio e infine monetizzati da una multinazionale del settore energetico, ignara dell’inganno.

Secondo la Finanza, l’intera operazione violava il principio base del Superbonus: non può essere utilizzato per attività d’impresa né per la ristrutturazione di immobili destinati alla vendita. Un caso emblematico che mostra come, dietro le buone intenzioni della legge, si siano aperti varchi per frodi milionarie.

Il Superbonus 110%, tra opportunità e truffe

Il Superbonus 110% nasce nel 2020 con il Decreto Rilancio, in piena emergenza Covid, per rilanciare l’edilizia e ridurre l’impatto ambientale degli edifici. La misura prevedeva la possibilità di detrarre il 110% delle spese sostenute per interventi di efficientamento energetico e miglioramento sismico, tramite detrazione diretta o cessione del credito. L’obiettivo era duplice: riqualificare il patrimonio immobiliare italiano e stimolare l’economia.

Ma la semplicità con cui i crediti potevano essere ceduti ha aperto la porta a un mare di irregolarità. Fatture gonfiate, lavori mai eseguiti, cantieri inesistenti: secondo la Guardia di Finanza, le frodi legate al Superbonus hanno superato i 15 miliardi di euro a livello nazionale. In molti casi, come quello di Siracusa, le società hanno inventato condomini o proprietà fittizie per accedere agli incentivi.

Il sistema di controllo, inizialmente debole, ha permesso la monetizzazione immediata dei crediti, favorendo il mercato parallelo della cessione alle banche e alle grandi aziende energetiche. Quando la macchina si è inceppata, i conti pubblici ne hanno risentito: il Superbonus è oggi uno dei principali fattori di squilibrio del bilancio statale, tanto da spingere il governo a introdurre limiti, verifiche e una stretta progressiva.

Eppure, nonostante le ombre, il Superbonus ha lasciato anche effetti positivi: migliaia di edifici efficientati, nuove imprese e posti di lavoro. Resta il paradosso italiano: una misura nata per il bene comune trasformata, troppo spesso, in terreno fertile per la furbizia e il malaffare.

In sintesi, il caso di Siracusa è solo un capitolo di una storia più ampia — quella di un Paese che, anche di fronte alle migliori occasioni, non smette di misurarsi con il confine sottile tra incentivo e truffa.

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