Cerca

Attualità

Dopo sette mesi di chiusura, riapre il ponte sul rio: migliaia di cittadini tirano un sospiro di sollievo in Canavese

Completate in anticipo le opere di consolidamento dopo il cedimento provocato dall’alluvione di aprile

Dopo sette mesi di chiusura, riapre il ponte sul rio: migliaia di cittadini tirano un sospiro di sollievo in Canavese

Dopo sette mesi di chiusura, riapre il ponte sul rio: migliaia di cittadini tirano un sospiro di sollievo in Canavese

Dopo quasi sette mesi di attesa, il ponticello sul rivo Cravan riapre al traffico. Alle dodici di oggi, venerdì 7 novembre, è tornato percorribile il tratto della Strada Provinciale 39, chiuso da aprile a causa del cedimento strutturale provocato dall’alluvione del 16 e 17 aprile scorsi. Una frana silenziosa ma devastante, che aveva fatto cedere la spalla destra del ponte, lasciando due travi dell’impalcato sospese nel vuoto e costringendo la Città Metropolitana di Torino a dichiararne la chiusura immediata per motivi di sicurezza.

Da allora, per i residenti di Volpiano, Rivarossa e delle frazioni limitrofe, quella deviazione obbligata è diventata una piccola odissea quotidiana. Strade secondarie intasate, tempi di percorrenza allungati, disagi per i mezzi agricoli e per i servizi di soccorso. Tutto per colpa di un ponticello lungo pochi metri, ma cruciale per la mobilità del territorio.

L’alluvione di aprile: l’inizio del crollo

Il 16 aprile, una pioggia torrenziale si è abbattuta sul Canavese e sul Torinese settentrionale. Le acque del rivo Cravan, un corso d’acqua secondario ma impetuoso, hanno eroso progressivamente la sponda a monte, compromettendo le fondamenta del ponte. Gli ingegneri intervenuti nei giorni successivi hanno accertato una frattura della spalla destra, con la perdita dell’appoggio strutturale e il rischio concreto di collasso. L’impalcato risultava deformato, con armature scoperte e calcestruzzo ammalorato, segni di un degrado che probabilmente covava da anni.

Il verdetto fu immediato: chiusura totale al traffico. In pochi giorni la SP 39 si trasformò in una strada senza uscita, e la viabilità alternativa – attraverso la rete comunale – mise in luce tutti i limiti di una manutenzione ordinaria che, nelle aree periferiche, resta troppo spesso subordinata alle emergenze.

L’intervento della Città Metropolitana

La Città Metropolitana di Torino stanziò 250 mila euro per l’intervento di ripristino. La gara d’appalto, aggiudicata prima dell’estate, prevedeva 90 giorni di lavori suddivisi in due fasi: la prima dedicata al consolidamento strutturale e alla riapertura al traffico, la seconda alla sistemazione idraulica del corso d’acqua.

Il cantiere è stato consegnato nel mese di settembre, dopo le verifiche geotecniche e l’approvazione del progetto esecutivo. Gli operai hanno lavorato sul consolidamento della spalla destra con fondazioni profonde e iniezioni di materiale cementizio per migliorare la stabilità. Sono stati inoltre rinforzati gli elementi in cemento armato, ripristinate le travi danneggiate, realizzata una nuova impermeabilizzazione dell’impalcato e posato il nuovo manto stradale.

In parallelo, gli interventi di protezione dell’alveo – previsti come seconda fase – sono stati anticipati rispetto al cronoprogramma. La ditta incaricata ha completato anche la scogliera di difesa e la regimazione del corso d’acqua, mettendo in sicurezza l’intera area.

Una riapertura in anticipo

La notizia di oggi è che tutto è stato completato con un mese di anticipo rispetto ai tempi previsti. Dalle 12 di venerdì 7 novembre, la circolazione è di nuovo consentita. In mattinata sono stati ultimati i lavori di posa della segnaletica orizzontale, mentre nei giorni precedenti era già stata ripavimentata l’intera tratta della SP 39 interessata dalla chiusura.

Un risultato che ha sorpreso positivamente i cittadini, abituati a cantieri che si trascinano per mesi. Questa volta, invece, la ditta appaltatrice e gli uffici tecnici della Città Metropolitana hanno rispettato – anzi, anticipato – la tabella di marcia.

La nuova pavimentazione della strada

Un piccolo ponte, una grande lezione

Il ponticello sul rivo Cravan è un manufatto modesto, ma la sua vicenda racconta molto del rapporto fra territorio e infrastrutture locali. Quando un’opera come questa cede, non è solo un problema tecnico: è il simbolo di una manutenzione rinviata, di un controllo del reticolo idrografico spesso episodico e di un equilibrio fragile fra sicurezza e risorse pubbliche.

L’evento alluvionale di aprile, che ha colpito l’intero quadrante nord di Torino, ha reso evidenti le vulnerabilità di tanti piccoli ponti e canalizzazioni. Strutture costruite decenni fa, in un contesto climatico diverso, oggi si trovano a fronteggiare precipitazioni di intensità e frequenza inedite. Il Cravan, come tanti altri rii minori del territorio, è diventato un banco di prova per la capacità di intervento della pubblica amministrazione.

La Città Metropolitana ha colto l’occasione per aggiornare le tecniche di consolidamento e applicare un approccio più sistemico alla manutenzione delle infrastrutture idrauliche. L’intervento sul Cravan, infatti, rientra in un accordo quadro per la manutenzione delle strade provinciali che prevede lavori coordinati su più ponti e viadotti.

I cittadini e la memoria del disastro

Per chi abita nelle frazioni di Volpiano, la riapertura di oggi è qualcosa di più di un ritorno alla normalità. È la fine di un isolamento forzato, di mesi passati a girare per vie secondarie, spesso impraticabili nei giorni di pioggia. È anche la dimostrazione che, quando la burocrazia funziona e la politica resta sul pezzo, le opere pubbliche possono essere gestite con efficienza e trasparenza.

Molti ricordano ancora le immagini di aprile: la crepa nella spalla del ponte, le transenne, i cartelli di divieto, i sopralluoghi con i tecnici in stivali e giubbotti catarifrangenti. Oggi quella ferita è stata chiusa. L’asfalto è nuovo, la segnaletica brillante, il traffico scorre di nuovo.

Ma il messaggio che arriva da Volpiano va oltre l’aspetto locale. È un invito a ripensare la manutenzione del territorio come investimento, non come spesa accessoria. Perché ogni piccolo ponticello, ogni ruscello e ogni argine curato in tempo possono evitare chiusure, danni e tragedie.

Il Cravan, da corso d’acqua dimenticato, è tornato protagonista. E il suo ponticello, finalmente stabile e sicuro, ricorda a tutti che la prevenzione non fa notizia solo quando manca, ma anche – come oggi – quando funziona.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori