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Cronache sanitarie. Sette milioni di euro spariti? Tranquilli, era un refuso. E l'assessore Riboldi applaude

Sette milioni svaniti tra le righe del bilancio: la sanità piemontese scopre che basta un correttore di bozze per guarire i conti

Schael scaricato come un capro espiatorio. Riboldi fa il pompiere dopo aver acceso l’incendio

L'assessore regionale Riboldi e l'ex Commissario Schael

C’è un modo tutto piemontese di risolvere i problemi: basta chiamarli “refusi”.
E così, dopo mesi di attesa, verifiche, rinvii, consulenze e pareri a pagamento, il bilancio della Città della Salute di Torino si chiude — o meglio, si “aggiusta” — con una formula da manuale: errore contabile marginale.
Sì, marginale. Parliamo di 7,3 milioni di euro, ma secondo i nuovi risultati contabili è solo un dettaglio.
Una cifra così piccola che, a forza di correggerla, è scomparsa.

La verità? Avevano un bilancio con 51 milioni di euro di disavanzo che non potevano approvare, e alla fine hanno trovato la soluzione perfetta: l’hanno corretto chiamandolo "refuso".
Altro che “contabilità trasparente”: qui siamo alla fantascienza amministrativa. Sembra di raccontare una barzelletta ma non lo è...

Tutto nasce dal famigerato Fondo Balduzzi, la voragine contabile che da anni inghiotte milioni e dirigenti.
Nel 2022 quei 7,3 milioni erano stati iscritti nel bilancio della Città della Salute per coprire i mancati introiti della libera professione dei medici. Oggi si dice che non dovevano esserci.
E come fa? Applicando l’OIC 29 — il principio contabile che consente di “correggere gli errori quando vengono individuati” — e cancella la voce.
Un colpo di penna, un paragrafo di giustificazione, e il problema è sparito.

Ma la domanda resta: com’è possibile che un errore del 2022 venga scoperto solo ora?
E soprattutto: come si fa a definire “marginale” un importo di milioni di euro che grava sui conti della sanità piemontese?
Forse perché in Piemonte “marginale” significa “imbarazzante ma inevitabile”.

Il bello è che nessuno, dentro la Città della Salute, ha avuto il coraggio di toccare quei numeri.
Lo dicono loro stessi, nelle delibere: “materia complessa, necessità di consulenza esterna, impossibilità di avvalersi di personale interno”.

Il nuovo direttore Livio Trancia


Tradotto: nessuno vuole finire nei guai. E così si chiama un esperto. O meglio, l’ennesimo esperto.
Dopo l’esercito di consulenti convocato ai tempi del commissario Thomas Schael — Intellera, Deloitte, Arthur D. Little, Hspi, Telos, Long Distance — arriva il turno del dottor Davide Di Russo, commercialista, revisore, professore e, naturalmente, membro dell’Organismo Italiano di Contabilità.
Un nome che suona come garanzia.
Diecimila euro più IVA per spiegare che sì, quei 7,3 milioni ci sono, ma per sbaglio.

In un’altra epoca lo avrebbero chiamato buco. O scandalo. O disastro gestionale.
Oggi si chiama “errore contabile marginale”. E il sistema si autoassolve.

La cosa più ironica è che il giudice ha dato ragione ai medici che si sono uniti alla causa del sindacato, relativa a soli tre anni del periodo 2012–2015.
Quindi quei soldi non sono un errore: esistono. Sono il frutto di contenziosi, cause, mancate registrazioni e debiti accumulati.
Ma la soluzione, anche stavolta, è la stessa: “Si corregge.”
Gli altri anni? Gli altri medici? Le altre somme?
Si cancellano d’ufficio, come refusi in un tema di ragioneria.

E mentre i contabili scrivono “non rilevante per l’equilibrio complessivo dell’azienda”, c’è un dettaglio che sfugge: i 7,3 milioni li copriranno i contribuenti piemontesi e italiani.
Quelli che non hanno mai fatto una consulenza, ma che pagano tutte le parcelle.
Quelli che, se sbagliano la dichiarazione dei redditi di dieci euro, ricevono una cartella esattoriale, ma quando la Regione sbaglia di sette milioni, tutto si risolve in un “errore contabile marginale”.

A guardarla bene, la vicenda del Fondo Balduzzi è una commedia tragica.
Un giorno arriva un direttore generale che dice “io qui non firmo finché non capisco” — si chiamava Thomas Schael— e lo cacciano.

Poi arriva il direttore Livio Tranchida, il “nuovo corso”, che per capire chiama un altro consulente.
E dopo pochi giorni di verifiche, pareri e circolari, si arriva al verdetto finale: “Tutto a posto, era solo un refuso.”

Il via libera non è solo un atto contabile: consente alla Regione di presentare al Ministero dell’Economia il bilancio consolidato della sanità piemontese, tappa indispensabile per la programmazione del 2025.

Se non fosse vero, sarebbe geniale.
Un sistema che non riesce ad approvare un bilancio e alla fine lo chiude invocando un errore tipografico.

La verità è che Schael aveva ragione.
Non voleva firmare finché non capiva, e oggi, dopo di lui, nessuno capisce ma tutti firmano.
È la regola aurea della burocrazia piemontese: “Non sapere è un vantaggio, purché tu firmi al momento giusto.”

E così, anche stavolta, i numeri tornano. Non perché i conti siano risanati, ma perché sono stati riscritti.
È la nuova aritmetica sanitaria: basta un refuso, e milioni di euro svaniscono. Poi arriva un consulente, cita un principio contabile, e tutti tirano un sospiro di sollievo.

E mentre i cittadini continuano ad aspettare trasparenza, qualcuno a corso Bramante ha trovato la formula perfetta:
la trasparenza è quando i buchi si vedono, ma non fanno più scandalo.

Nel frattempo, l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, applaude e ride.
Ride perché, evidentemente, anche stavolta il sistema ha retto.
Applaude perché in Piemonte basta un “refuso” per trasformare un buco da sette milioni in un esempio di buona gestione.
Ride perché, nel teatrino della sanità pubblica, la tragedia contabile è diventata una farsa a lieto fine — almeno per chi comanda.

Refuso sabaudo

In Piemonte i miracoli esistono, ma si fanno in contabilità.
Sette milioni spariti? No, scusi, non spariti: refusi.
Dev’essere stato un tasto pigro del computer, un colpo di sonno dell’OIC 29.

La Città della Salute, dopo mesi di verifiche, pareri e parcelle, ha scoperto che il disavanzo non c’era.
C’era solo un errore marginale. Marginale come un cratere, ma non sottilizziamo.

Qui non si sbaglia, si rivede.
Non si cancella, si armonizza.
Non si taglia, si rilascia un parere tecnico.

E tutti contenti: il direttore può firmare, la Regione può dormire, il Ministero può ricevere il bilancio, e i cittadini possono continuare a pagare.

È la nuova scuola contabile piemontese: se i numeri non tornano, cambiate calligrafia.
Funziona sempre.
E costa solo diecimila euro più IVA.

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