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05 Novembre 2025 - 21:09
Mauro Laus
Altro che “nessun Paperone”. In Piemonte i parlamentari sono tutti Paperoni, solo che qualcuno ha più piume d’oro degli altri. Anche chi si piazza in fondo alla classifica dichiara cifre che un lavoratore medio non vedrà neanche dopo trent’anni di contributi. Ma si sa: in politica la misura della povertà è elastica. E così, nel grande reality del potere, chi dichiara 87 mila euro l’anno finisce etichettato come “il più povero”.
Già, “povero”. È il caso del pentastellato Antonino Iaria, che con i suoi 87 mila euro di reddito è l’unico sotto i 90 mila. Lo si definisce “il Beruschi grillino”, ma c’è da credere che con quella cifra viva un cabaret meno tragico di molti elettori. Subito dietro, altri indigenti del privilegio: la leghista Elena Maccanti e il democratico Andrea Giorgis, entrambi intorno ai 94 mila euro.
A ruota, i “quasi poveri” della fascia 96-99 mila euro: Enrico Borghi di Italia Viva, la grillina Elisa Pirro, il leghista Andrea Giaccone e il meloniano Enzo Amich, fedelissimo dell'assessore regionale Federico Riboldi. Tutti con un reddito che sfiora i 100 mila euro, la cifra perfetta per sentirsi vittime del sistema.... E poi ci sono i centomila tondi del senatore Lucio Malan e del “pistolero” Emanuele Pozzolo, espulso da Fratelli d’Italia dopo lo sparo di Capodanno. Un colpo andato a vuoto, certo, ma a guardare il reddito si direbbe che il bersaglio vero non l'ha mancato.
Salendo la scala del benessere politico troviamo i “poveri di lusso”: Chiara Appendino, ex sindaca di Torino, che dichiara 98 mila euro e può raccontare di essere “una di noi”; Marco Grimaldi (Avs), 99 mila euro e un pensiero ecologista su ogni busta paga. Poi l’ex sottosegretaria "Bau bau" Augusta Montaruli (111 mila euro), Riccardo Molinari (Lega, 113 mila) e Chiara Gribaudo (Pd, 116 mila). E a chiudere il gruppo medio-alto, il sottosegretario Andrea Delmastro, con 142 mila euro. La giustizia, si sa, non è uguale per tutti, ma per qualcuno è almeno più remunerativa.
E veniamo ai veri campioni, quelli che con il reddito ci potrebbero finanziare un piccolo Comune. In cima alla classifica c’è il biellese Roberto Pella, forzista e imprenditore tessile, che dichiara 584 mila euro: non proprio il reddito di chi si preoccupa per la spesa al mercato. Subito dietro il senatore di Fratelli d’Italia Gaetano Nastri, assicuratore di mestiere e questore del Senato, con 425 mila euro. Terzo posto per il leghista Alberto Gusmeroli, sindaco di Arona e commercialista: 389 mila euro e un sorriso da chi non teme la rata del mutuo.
Il primo tra gli oppositori è il democratico Mauro Laus, con 252 mila euro e la sua cooperativa Lear, che pare funzioni bene anche senza incentivi pubblici. Poi due meloniani di ferro: Marcello Coppo (212 mila) e Fabrizio Comba (210 mila). A seguire Giorgio Bergesio (204 mila, Lega), la vicepresidente del Senato Anna Rossomando (Pd, 203 mila) e il “filosofo dello sport” Mauro Berruto, anche lui attorno ai 200 mila euro. Filosofia sì, ma di quella ben pagata.
Nel club dei 100-200 mila euro troviamo Concetta Zurzolo (106 mila), Silvia Fregolent e Monica Ciaburro (108 mila), Federico Fornaro (128 mila), Alessandro Benvenuto (135 mila) e Giglio Vigna (145 mila). Salendo, Daniela Ruffino (Azione) con 158 mila e Roberto Rosso, il forzista soprannominato “red patacca”, che sfiora i 187 mila euro. Non sarà il re Mida del Piemonte, ma il suo conto corrente brilla più di molte campagne elettorali.

Giglio Vigna
E poi i ministri. Paolo Zangrillo (Forza Italia), titolare della Pubblica Amministrazione, 100 mila euro dichiarati. Meglio fa Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente, con 138 mila euro. L’unico di cui non si sa nulla è Guido Crosetto, l’ex lobbista delle armi diventato ministro della Difesa. Nessuna traccia della sua dichiarazione, ma tranquilli: non dovrebbe essere in difficoltà.
Insomma, la fotografia è chiara. Non c’è un piemontese in Parlamento che possa lamentarsi davvero del reddito.
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