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Vita Nascente, altri 1,6 milioni per la propaganda antiabortista: la rabbia di Disabato contro Marrone e la Giunta Cirio

La Commissione Sanità approva a maggioranza il provvedimento voluto dall’assessore Marrone. Crescono i fondi per il progetto “Vita Nascente”, ma il Movimento 5 Stelle denuncia l’uso ideologico delle risorse pubbliche e la mancanza di trasparenza nei controlli

Vita Nascente, altri 1,6 milioni per la propaganda antiabortista: la rabbia di Disabato contro Marrone e la Giunta Cirio

L'assessore Marrone

Ancora soldi pubblici, ancora milioni, per la propaganda antiabortista travestita da misura di sostegno alla maternità. È questo, secondo Sarah Disabato, capogruppo del Movimento 5 Stelle Piemonte, il vero volto della delibera “Vita Nascente” approvata a maggioranza dalla Commissione Sanità presieduta da Luigi Icardi. Un provvedimento che porta la firma dell’assessore Maurizio Marrone e che, anche per il 2025, conferma e rafforza quella che le opposizioni definiscono una “bandiera ideologica della destra piemontese”, con uno stanziamento complessivo di 1,6 milioni di euro destinati a progetti individualizzati di sostegno alla maternità, alle gestanti e alle neomamme. Una cifra in crescita rispetto al milione del 2024, interamente coperta dal bilancio regionale e ripartita in 940 mila euro per le associazioni iscritte agli elenchi ASL e 660 mila euro per gli enti gestori dei servizi socio-assistenziali.

Sarah Disabato

Sarah Disabato

Nel corso della seduta, Marrone ha difeso con convinzione la misura, sostenendo che “non esiste niente che sia sottoposto a rendicontazioni approfondite come Vita Nascente” e che l’incremento dei fondi deriva da una semplice ricomposizione interna delle voci di spesa. Ma la sua spiegazione non ha convinto le opposizioni. Alice Ravinale e Valentina Cera (Avs) hanno chiesto chiarimenti sull’origine dei 600 mila euro in più, Gianna Pentenero (Pd) ha criticato l’eventuale sottrazione di risorse da altre attività socio-assistenziali, Vittoria Nallo (Sue) ha invocato controlli più stringenti, e Sarah Disabato, da parte sua, ha sollevato la questione più scomoda: quella della trasparenza.

“Ancora soldi, sempre di più, per la propaganda antiabortista della peggiore Destra”, ha dichiarato Disabato, accusando la Giunta Cirio di utilizzare fondi pubblici per veicolare “un messaggio ideologico e lesivo dei diritti delle donne”. Durante la discussione in Commissione, la consigliera ha chiesto di sapere quanti controlli siano stati effettuati finora, come vengano incrociati i dati tra i servizi socio-assistenziali e le associazioni “anti-scelta”, e quante revoche di finanziamenti si siano registrate. “Nulla di nulla – ha spiegato – nessuna risposta, nessuna trasparenza, nessun dato verificabile”.

Un silenzio che pesa, tanto più perché riguarda un fondo delicato, nato per sostenere la maternità ma spesso criticato per la sua vicinanza a centri e associazioni dichiaratamente antiabortisti, che si presentano come strutture di aiuto alle donne ma che, secondo molti osservatori, esercitano una pressione psicologica e morale contraria alla libertà di scelta. È proprio questo il nodo politico e culturale che divide il Consiglio regionale: da una parte chi, come Marrone e i consiglieri di maggioranza, considera “Vita Nascente” un modello virtuoso di welfare familiare, dall’altra chi vede nell’intervento pubblico un pericoloso strumento di ingerenza ideologica sul corpo e sulle scelte delle donne.

“È inaccettabile che fondi pubblici vengano distribuiti senza un monitoraggio rigoroso e verificabile”, ha ribadito Disabato, sottolineando come solo ora, dopo anni di critiche, la Giunta abbia deciso di specificare le spese ammissibili: “Una modifica che sembra più un tentativo di correggere in corsa una gestione confusa, piuttosto che una reale volontà di garantire trasparenza e correttezza amministrativa”. Parole dure, che colpiscono nel cuore la narrazione rassicurante della destra piemontese, sempre pronta a rivendicare il sostegno alla “vita nascente”, ma restia a rendere conto di come e a chi vengano effettivamente distribuite le risorse.

Mentre la maggioranza parla di tutela della maternità e di difesa della vita, l’opposizione denuncia una misura discriminatoria e ideologica. “Difendere la libertà di scelta e i diritti delle donne non è solo un principio politico: è un dovere istituzionale e un atto di giustizia sociale”, ha concluso Disabato, promettendo che il Movimento 5 Stelle continuerà a vigilare e a denunciare ogni uso distorto del denaro pubblico.

E così, dietro il parere tecnico di una Commissione e i numeri asciutti di un bilancio, si consuma l’ennesimo scontro sulla libertà femminile. Una battaglia che non riguarda solo i conti della Regione, ma la visione stessa di società che si vuole costruire: quella in cui le donne sono davvero libere di scegliere, o quella in cui qualcuno pretende ancora di scegliere per loro.

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