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Cronaca

Boato ai Fori Imperiali: due crolli nel cantiere della "Torre dei Conti". Ecco cos'è successo

Due collassi in meno di un’ora, polvere e silenzio in pieno centro: un cantiere di restauro si trasforma in trappola. Un operaio romeno di 66 anni resta intrappolato, ma è cosciente e dialoga con i soccorritori

Boato ai Fori Imperiali: due crolli nel cantiere della "Torre dei Conti". Ecco cos'è successo

Boato ai Fori Imperiali: due crolli nel cantiere della "Torre dei Conti". Ecco cos'è successo

Un boato secco, poi il suono granuloso delle pietre che rotolano: alle 11:20–11:30 di lunedì 3 novembre il cantiere della Torre dei Conti ha iniziato a “respirare” nel modo peggiore, sfiatando polvere e calcinacci nel cuore dei Fori Imperiali.

Mentre le squadre dei Vigili del fuoco si arrampicavano sulle impalcature per recuperare gli operai e i sanitari dell’Ares 118 prendevano in carico i feriti, un secondo cedimento — intorno alle 12:50–12:52 — ha fatto tremare di nuovo il cantiere, imponendo una ritirata fulminea e rendendo i soccorsi una corsa a ostacoli contro l’instabilità del monumento medievale.

Un lavoratore, 66 anni, origine romena, è rimasto intrappolato ma vigile, protetto da una “bolla” improvvisata sotto le macerie: ai soccorritori risponde, chiama per nome, chiede acqua. Le sue parole sono la misura umana di una giornata in cui il passato ha presentato il conto, e il presente ha dovuto rallentare per portarlo via in sicurezza.

Cosa è successo: la sequenza dei due collassi

Il primo cedimento si è verificato a metà mattina, tra le 11:20 e le 11:30: secondo le prime ricostruzioni, ha interessato la porzione sud della torre e lo sperone esterno rivolto verso via Cavour, opera di rinforzo realizzata nel Novecento. Le immagini diffuse mostrano una nube di polvere e frammenti che investe le impalcature.

Durante le operazioni di soccorso, un secondo crollo — alle 12:50–12:52 — ha coinvolto porzioni di solai interni e l’area della scala, spingendo i vigili a riposizionare le autoscale e a utilizzare droni per le ispezioni dall’alto, data la persistente instabilità.

Le persone coinvolte

Quattro lavoratori sono rimasti direttamente coinvolti. Tre sono stati portati in salvo: due erano rimasti “appesi” alle impalcature e sono stati recuperati con autoscale; un terzo è stato estratto da sotto i detriti. Un 64enne ha riportato un trauma cranico ed è stato trasportato in codice rosso all’ospedale San Giovanni; altri due addetti, con ferite lievi, hanno rifiutato il trasporto. Un quarto operaio — il 66enne romeno — è rimasto intrappolato ma cosciente e in contatto costante con i soccorritori.

Il cantiere dei soccorsi: tra tecnologia e mani nude

Sul posto sono confluite tre squadre operative dei Vigili del fuoco, con due autoscale, unità Usar (Urban Search And Rescue), gru e sistemi di ispezione a drone. La scena, raccontano i presenti, è cambiata più volte: ogni spostamento di materiale imponeva un ricalcolo della strategia. I pompieri hanno creato un varco protetto per raggiungere l’operaio intrappolato, posizionando pannelli e attrezzature per schermarlo da ulteriori cadute di detriti e per garantirgli ossigeno e assistenza medica continua. L’Ares 118 ha allestito una “catena” di stabilizzazione, pronta al trasferimento in emergenza non appena le condizioni statiche lo avessero consentito. L’uso di attrezzature di aspirazione delle polveri e di sollevamento selettivo — insieme a interventi manuali “millimetrici” — ha caratterizzato le prime ore. Dove le macchine non potevano entrare, sono subentrate le mani.

Il contesto storico: un gigante ferito da secoli

La Torre dei Conti, baluardo del XIII secolo legato alla famiglia Conti e alla stagione di papa Innocenzo III, domina l’innesto tra i Fori e via Cavour. È un organismo stratificato, sopravvissuto a terremoti — quello del 1349 ne ridusse sensibilmente l’altezza — e a trasformazioni urbanistiche profonde, come l’apertura di via dei Fori Imperiali e via Cavour, che hanno modificato gli equilibri statici di tutta l’area. Già in passato la torre aveva mostrato vulnerabilità, tanto da rimanere chiusa da metà anni Duemila e inserita in un programma di restauro pluriennale.

Il progetto di restauro e i fondi

Il cantiere in corso rientra in un intervento del valore di circa 6,9 milioni di euro, finanziato nell’ambito del Piano di ripresa europeo e destinato a consolidare murature, migliorare la sicurezza sismica, restaurare superfici in travertino e laterizio, rivedere coperture e percorsi interni, con l’obiettivo — indicato prima dell’incidente — di una riapertura entro il 2026 come spazio di fruizione e visita. Le verifiche successive al crollo hanno portato alla sospensione delle lavorazioni e a un nuovo ciclo di analisi strutturali, come prassi in casi di eventi critici.

Le reazioni istituzionali

A largo Corrado Ricci sono arrivati il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il ministro della Cultura Alessandro Giuli, il prefetto Lamberto Giannini e i vertici della Sovrintendenza capitolina. Le autorità hanno chiesto “massima prudenza” e “priorità assoluta alla vita dei lavoratori”, confermando la chiusura dell’area a pedoni e veicoli. La presenza dei vertici istituzionali, come spesso accade in incidenti in siti di valore culturale, serve a coordinare le diverse competenze tra Comune, Sovrintendenza, Prefettura e Protezione civile.

Le indagini: lesioni colpose e consulenze tecniche

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per lesioni colpose, affidando gli accertamenti alla sezione specializzata negli infortuni sul lavoro. È attesa una consulenza tecnica indipendente per ricostruire la dinamica: sequenza dei cedimenti, stato delle impalcature, procedure adottate in cantiere e relazione tra i lavori in corso e l’equilibrio statico complessivo. In casi simili, gli inquirenti acquisiscono il Piano di sicurezza e coordinamento, i documenti di valutazione dei rischi, i verbali di ispezione e i diari di cantiere. Fino a esiti definitivi, ogni ricostruzione causale resta ipotesi di lavoro.

I soccorsi, minuto per minuto

Dopo il primo collasso, i Vigili del fuoco arrivano con autoscale e nuclei speciali: cercano di mettere in sicurezza le travi instabili e i pianerottoli che minacciano le vie di fuga. Alcuni tecnici Usar entrano con casco-cam, misuratori di vibrazione e telecamere serpente per individuare i varchi praticabili.

I sanitari dell’Ares 118 stabilizzano il 64enne ferito alla testa e lo trasferiscono in codice rosso al San Giovanni: le sue condizioni sono gravi ma, secondo quanto trapela nelle prime ore, non immediatamente letali.

Il secondo collasso obbliga a un arretramento tattico: i soccorritori rimuovono l’autoscala da un lato e ricorrono ai droni per valutare i nuovi punti di debolezza. Nel frattempo l’operaio 66enne continua a rispondere: la tenuta psicologica diventa parte del protocollo di salvataggio.

Quanti operai c’erano in cantiere?

Fonti locali parlano di nove addetti presenti nel momento del primo crollo; i principali bollettini concordano su quattro lavoratori coinvolti in modo diretto, con tre già messi in sicurezza e uno intrappolato ma vigile. Due di loro — con ferite lievi — avrebbero rifiutato il trasporto in ospedale. Va ricordato che nei primi momenti di un’emergenza i numeri possono oscillare: gli organi inquirenti, nelle prossime ore, forniranno un quadro consolidato.

Perché la Torre è così vulnerabile

Il profilo statico della torre è complesso: un corpo medievale costruito per stare dentro una “città di pietra” profondamente diversa dall’attuale. Le grandi trasformazioni urbanistiche novecentesche — tagli viari, sbancamenti, nuove fondazioni vicine — hanno alterato gli equilibri storici. Il restauro prevedeva anche monitoraggio statico e miglioramento sismico: la giornata del 3 novembre mette in luce quanto sia delicato intervenire su strutture antiche, dove ogni vibrazione o rimozione può cambiare il gioco delle spinte. È un tema noto ai progettisti: la tutela del patrimonio richiede cantieri “lenti” e protocolli che accettano la possibilità di fermarsi appena il comportamento della struttura “parla” fuori copione.

Le immagini e la città attonita

I video che riprendono i due collassi — con il secondo avvenuto mentre le squadre erano già schierate — hanno fatto il giro dei social e dei siti di informazione. In strada, turisti e romani si sono ritrovati a condividere la polvere dell’ennesimo promemoria: anche i simboli più solidi possono vacillare. Le forze dell’ordine hanno istituito un ampio cordone di sicurezza, deviate le percorrenze pedonali, chiuse le soste prospicienti il cantiere.

Il racconto dal cantiere: voce ai soccorritori

Dalle prime testimonianze raccolte emergono due elementi: la rapidità con cui il secondo crollo ha cambiato la scena e la resilienza dei protocolli d’emergenza. I Vigili del fuoco hanno riposizionato mezzi e uomini in pochi secondi, uscendo da una finestra per mettersi in salvo e riprendendo il lavoro con una configurazione più conservativa. Per raggiungere l’operaio intrappolato sono stati usati sistemi di sollevamento controllato, protezioni leggere e valutazioni “a finestra di opportunità”, quando le vibrazioni scendevano sotto soglia. Il coordinamento con i medici dell’Ares 118 ha consentito di assistere il lavoratore in modo continuo, con monitoraggio delle funzioni vitali e terapia analgesica sul posto.

La Torre dei Conti non è un edificio qualunque: è un segnalibro verticale tra Colosseo e Fori, un “indice” che ricorda ai passanti la trama di potere e pietra della Roma medievale. Il suo cedimento parziale in pieno giorno ha un valore che va oltre la cronaca: interroga la manutenzione del patrimonio, la formazione nei cantieri complessi, il rapporto tra turismo di massa e fragilità dei luoghi. Restituire questa torre alla città richiederà più che soldi e calce: servirà un patto di realismo e pazienza.

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