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Vicolo dell’Orso, il vicolo della vergogna: tra cacche, muffa e abbandono

A Ivrea, Vicolo dell'Orso: nel cuore del centro storico un angolo abbandonato tra muffa, rifiuti e puzza, emblema dell'incuria e dell'ipocrisia istituzionale.

Vicolo dell’Orso, il viale della vergogna: tra cacca, muffa e abbandono

Vicolo dell’Orso, il viale della vergogna: tra cacca, muffa e abbandono

A Ivrea c’è un angolo che grida vendetta. Si chiama Vicolo dell’Orso, ma ormai è solo un nome romantico per un luogo che sa di muffa, umidità e vergogna civica. Una strettoia buia nel centro storico della città, dove la puzza sovrasta ogni altra percezione e i muri sembrano cedere sotto il peso degli anni e dell’indifferenza.

"Le pareti sono incrostate di muffa e umido, tappezzate di scritte volgari, e i muri sbrecciati raccontano tutto quello che serve sapere su chi dovrebbe occuparsi del decoro urbano...." ci dice un residente, inviandoci le foto scattate questa mattina.

A terra, una distesa di deiezioni di piccioni e di cani, che qui trovano la loro personale area di sgambamento. E non solo: a giudicare dalle macchie, dagli angoli “usurati” e dal fetore, questo vicolo è probabilmente diventato anche il cesso di molti umani, un bagno pubblico non dichiarato dove chiunque si sente autorizzato a lasciare la propria traccia.

cacche

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vicolo

vicolo del'orso

Sotto un arco di pietra, un tempo forse passaggio di servizio, oggi si apre un antro che fa venire i brividi: una piccola fossa piena di immondizia, vecchi cartoni, fili elettrici scoperti e contatori arrugginiti.

Una scena da film horror che, se solo avesse un titolo, si chiamerebbe “Ivrea sotterranea”.

"Dentro, l’odore di marcio si mescola con quello dell’urina e dei rifiuti umidi. Un incubo a due passi dai negozi e dal passeggio..." continua la lamentela.

Un tempo i vicoli erano l’anima della città, i corridoi che raccontavano storie di cortili e famiglie. Oggi, Vicolo dell’Orso racconta solo una storia di abbandono. L’illuminazione è scarsa, le mattonelle sono sporche, rotte, sconnesse, e un palo arrugginito segna il confine tra la civiltà e il degrado. Persino la luce che pende dal soffitto, con un foglio di carta infilato per coprire il faro, sembra un disperato tentativo di mascherare la vergogna: un rattoppo improvvisato in una città che in molti casi si è abituata a “tirare a campare”.

Intanto, l'Amministrazione comunale organizza conferenze sulla bellezza, sull’accoglienza, sul turismo e sull’innovazione urbana. Ma basterebbe una passeggiata in Vicolo dell’Orso per capire che qui, di innovativo, non c’è più nulla.

Solo sporcizia, puzza e incuria. Un microcosmo che riflette una verità più grande: quella di una città che ha smesso di guardarsi attorno, accecata dalle parole e sorda ai fatti.

Forse l’orso del nome è davvero esistito: ma se potesse tornare, scapperebbe via di corsa.

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