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Costume e società
02 Novembre 2025 - 21:50
Duran Duran, profumo di cinema: Le Bon ammette “Ho letto alcune sceneggiature”, ma il biopic resta un miraggio
All’ingresso, un timbro su un finto “visto” d’ingresso per la città perduta, dress code rosso e nero, luci basse, rimandi al Rum Runner di Birmingham. L’installazione immersiva pensata dai Duran Duran a Londra per lanciare due fragranze in collaborazione con Xerjoff è durata poche ore, ma ha fatto da cassa di risonanza a un’eco che i fan sognano da anni: un film sulla loro storia. È lì, tra profumi e ricordi d’epoca, che Simon Le Bon ha ammesso di aver “letto alcune sceneggiature” per un potenziale biopic. Da allora, curiosità alle stelle, ma nessun ciak all’orizzonte: al momento non esiste una produzione ufficialmente avviata.
L’informazione chiave è semplice e va tenuta ferma: “Ho letto delle sceneggiature.” La frase attribuita a Le Bon arriva da un incontro a Londra e viene riportata in Italia da RaiNews, che cita il quotidiano britannico Metro UK come fonte originaria. Tradotto: l’idea di un biopic esiste, sono circolate più proposte di sceneggiatura, ma la band non ha acceso alcun semaforo verde definitivo. Nessun titolo, nessun regista, nessun cast, nessun calendario. La prudenza, qui, non è una formula di rito: è lo stato dell’arte.
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Non sarebbe la prima volta che i Duran Duran ammettono di valutare soggetti per un film. Già nel 2021 Roger Taylor, batterista, raccontava che erano arrivate “diverse idee” e trattamenti in lettura, senza che si fosse trovata la chiave giusta. Un dettaglio importante, perché conferma che l’ipotesi biopic è un dossier ciclico sul tavolo del gruppo, non un lampo estemporaneo.
Non c’è un annuncio da parte di una major o di una piattaforma.
Non esiste (pubblicamente) un team creativo definito: regista, sceneggiatore, produttore.
Non sono state comunicate date di riprese o uscita, né location.
Finché questi tasselli mancano, ogni rumor resta un’ipotesi. La linea del gruppo — lo hanno lasciato intendere, e l’atteggiamento è coerente — è evitare di alimentare aspettative prima di una reale “go” decision. È un approccio comprensibile, specie dopo il boom dei biopic musicali dell’ultimo decennio: un genere che richiede una visione precisa e una drammaturgia più complessa di quanto sembri.
Il contesto: l’onda lunga dei biopic musicali
Prima di capire come potrebbe essere un film sui Duran Duran, vale la pena ricordare perché il mercato lo attende. Il caso Bohemian Rhapsody resta un benchmark industriale: circa 910 milioni di dollari d’incasso globale a fronte di un budget di 52 milioni, un punto di non ritorno per le biografie musicali mainstream. Rocketman, dedicato a Elton John, ha superato i 195 milioni worldwide con un budget di circa 40 milioni, confermando la tenuta del genere quando la messa in scena incontra una narrazione personale e una colonna sonora iconica.
Questi numeri hanno spinto studios e produttori a cercare nuove storie con un equilibrio tra fedeltà storica e spettacolo. Ma ogni band pone sfide diverse. È lo stesso bacino di complessità che, secondo dichiarazioni ricorrenti dell’entourage dei Duran, accompagna la loro riflessione interna: raccontare un gruppo con più protagonisti — non un “genio solista” — significa gestire molte linee narrative e preservare la dinamica di insieme.
I Duran Duran non sono soltanto una band di hit. Sono un sistema che, a cavallo tra anni ’80 e ’90, ha integrato suono, immaginario visivo e fashion in un unicum riconoscibile. Clip come Rio, The Chauffeur, Hungry Like the Wolf hanno spinto la grammatica del videoclip in avanti, sfruttando la spinta di MTV e aprendo la strada a un rapporto tra musica e immagine che oggi diamo per acquisito. Il loro percorso è punteggiato da deviazioni e rientri: la stagione “glamour” e quella più “new wave”, le metamorfosi elettroniche e i ritorni al pop d’autore, la centralità estetica di Nick Rhodes, l’appeal da frontman di Le Bon, il basso liquido di John Taylor, la pulsazione di Roger Taylor, il carisma chitarristico di Andy Taylor.
È anche una storia che incrocia momenti extra-musicali entrati nell’immaginario collettivo: dalla vicenda velica di Le Bon — sopravvissuto nel 1985 al capovolgimento dello yacht Drum al largo della Cornovaglia — fino al rapporto con la cultura pop britannica. Questi snodi sono temi cinematografici naturali, ma richiedono equilibrio, perché il confine tra epica e agiografia è sottile.
La miccia mediatica più recente scatta a Londra con la presentazione delle fragranze co-firmate dai Duran Duran e da Sergio Momo di Xerjoff: due profili olfattivi, NeoRio e Black Moonlight, concepiti come il “lato chiaro” e il “lato oscuro” della loro identità artistica. L’evento, costruito come un nightclub temporaneo negli spazi della “Lost City”, ha miscelato scenografia, performance e memorabilia: un espediente coerente con l’idea di esperienza totale che i Duran coltivano fin dagli esordi. È in questo clima che Le Bon ha pronunciato la frase sulle sceneggiature.
L’operazione profumo — al di là dell’aspetto commerciale — è rivelatrice della loro attitudine: i Duran ragionano per progetti trasversali, in cui musica, estetica e storytelling si intrecciano. È anche per questo che un biopic non potrebbe essere solo una successione di successi in ordine cronologico: la loro dimensione visiva andrebbe integrata in modo organico.
Mentre si discute di cinema, la macchina Duran non si ferma. Tra giugno e luglio 2025 il gruppo ha attraversato l’Europa con una serie di date in Finlandia, Danimarca, Belgio, Paesi Bassi, Italia (tra cui Roma e Bari), Germania, Irlanda e Regno Unito, per poi spostarsi su tappe britanniche come Exeter (Powderham Castle) e Chelmsford: concerti spesso condivisi con Nile Rodgers & CHIC, a ribadire il legame con un collaboratore storico. Nel complesso, una schedule che lascia poco spazio ad attività parallele ingombranti come un set cinematografico nel breve periodo.
Sempre nel 2025, la band ha riportato il suo spettacolo di Halloween in chiave Danse Macabre anche nel Regno Unito, altro tassello della loro vocazione per i format tematici one-off. Anche questo tipo di focus creativo — eventi unici, produzioni speciali — spiega perché per un biopic serva una finestra produttiva dedicata.
Insomma, se mai arriverà un film sui Duran Duran, non sarà un’operazione nostalgia, ma un viaggio dentro la loro estetica: un film che dovrà suonare, profumare e brillare come loro.
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