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04 Novembre 2025 - 21:46
Lorena Tomaino
A Nole Canavese, affacciato su piazza Vittorio Emanuele, c’è un luogo che da decenni è molto più di un semplice negozio di alimentari: La Baita del Buongustaio.
Chi passa davanti alla sua vetrina non può non fermarsi, attratto da quell’atmosfera familiare che si respira già dall’ingresso. A dare anima e sorriso al locale è Lorena Tomaino, una di quelle persone che riescono a farti sentire “a casa” anche se sei entrato solo per comprare un pezzo di formaggio. Il suo buongiorno non è una formula di cortesia, ma un piccolo rito quotidiano che unisce generazioni di clienti.
La storia di questo negozio è, in fondo, la storia di Lorena stessa. Aperto nel 1978 dai suoi genitori, è stato per anni un punto di riferimento per i nolesi, un luogo dove la qualità dei prodotti si mescolava ai rapporti umani. Dopo una breve parentesi sotto la gestione di altri proprietari, nel 2000 Lorena — nata nel 1977, cresciuta tra gli scaffali e i profumi del banco gastronomia — decide di riportarlo “a casa”, riacquistandolo e restituendogli quella genuinità che ne aveva fatto un simbolo del paese.
«Il negozio è cresciuto con me», racconta con un sorriso. E non c’è frase più vera. Chi entra oggi alla Baita percepisce subito l’amore e la dedizione che Lorena ha saputo infondere in ogni dettaglio: dai prodotti selezionati con cura, spesso provenienti da piccole realtà locali, alla disposizione ordinata e armoniosa delle merci. Tutto parla di autenticità, di attenzione, di un mestiere fatto con il cuore.
In venticinque anni di attività, Lorena ha visto passare davanti al suo bancone intere generazioni. Ha condiviso con i nolesi momenti di gioia e di dolore, come il crollo del campanile nel 2006 — un evento che ha scosso profondamente la comunità ma che, paradossalmente, ne ha rinsaldato i legami. Perché, come ama dire, «un paese vive se la gente continua a parlarsi, a incontrarsi, a volersi bene».

E il suo negozio è proprio questo: un piccolo salotto di paese, un punto d’incontro dove una fetta di salame diventa pretesto per confidarsi, ridere o semplicemente sentirsi parte di qualcosa.
«I clienti sono come una famiglia», spiega Lorena. «A volte vengono solo per fare due chiacchiere, e va bene così. Anche questo fa parte del nostro mestiere».
Da giugno di quest’anno, La Baita del Buongustaio ha scritto un nuovo capitolo della sua storia: la caffetteria. L’idea è nata dal desiderio di restituire alla piazza un punto di ritrovo che mancava dopo la chiusura dei due bar storici. Così, accanto agli scaffali e al banco gastronomia, oggi si diffonde il profumo intenso del caffè appena macinato.
Un ritorno alle origini, in un certo senso: la madre di Lorena, prima di aprire il negozio, lavorava proprio in un bar. Da lei la figlia ha ereditato la passione per l’ospitalità e quella cura del dettaglio che trasforma un semplice gesto in un’esperienza.
Ma Lorena non si ferma qui. Con la stessa energia che l’ha sempre accompagnata, guarda avanti, immaginando una piazza viva in ogni stagione. A partire da novembre, La Baita diventerà anche un luogo dedicato ai più piccoli, con iniziative pensate per animare il centro del paese.
Il primo appuntamento sarà sabato 15 novembre, con l’arrivo delle mascotte per bambini: un pomeriggio di festa, musica, allegria e piccole sorprese per tutta la famiglia. Un modo per dire che anche nei piccoli paesi si può costruire comunità, con gesti semplici e tanta passione.
Nel sorriso instancabile di Lorena Tomaino si riflette lo spirito di Nole: quello di chi crede che la gentilezza possa ancora essere un motore, che la qualità nasca dall’ascolto e che un negozio — se animato da amore vero — possa diventare un luogo dell’anima.
La Baita del Buongustaio non è solo un negozio. È una storia che profuma di casa, scritta ogni giorno tra un caffè, un sorriso e una parola gentile.

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