AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
01 Novembre 2025 - 17:25
Il governatore Alberto Cirio
Il copione è sempre lo stesso: Roma taglia, Torino tassa. E a rimetterci, ancora una volta, sono i cittadini piemontesi. Nel 2026 la Regione dovrà fare a meno di 117 milioni di euro, un taglio camuffato sotto le voci “concorso alla finanza pubblica” e “restituzioni”, che in burocratese suonano quasi rassicuranti. Peccato che, tradotte in lingua comune, significhino meno soldi nelle casse della Regione e più tasse nelle tasche dei lavoratori. Lo scorso anno la sforbiciata era stata di 85 milioni; quest’anno, per tenere i conti in equilibrio, la giunta Cirio deve trovarne 32 in più. E come spesso accade, quando la coperta è corta, si tira dalla parte dei contribuenti.
Così la giunta ha approvato il bilancio di previsione per il 2026-2028, un documento costruito su equilibri sempre più precari e tenuto insieme da un solo, prevedibile collante: l’aumento dell’addizionale regionale Irpef.
La manovra, decisa in estate e destinata a entrare in vigore dal 2026, garantirà circa 150 milioni di euro all’anno, una cifra che farà respirare le casse regionali ma che finirà per pesare, ancora una volta, sulla classe media.
Quella che non evade, che non ha redditi milionari, che non scappa all’estero, ma che puntualmente paga per tutti. L’aumento, definito “temporaneo” per il biennio 2026-2027, colpirà i redditi tra i 15 e i 50 mila euro, con un aggravio che va dai 33 ai 106 euro l’anno a seconda dello scaglione. Le fasce più basse e quelle oltre i 50 mila euro resteranno invariate, almeno per ora. Ma si sa: in Italia, le tasse “temporanee” sono le più longeve.
Il presidente Alberto Cirio e l’assessore al Bilancio Andrea Tronzano provano a rassicurare: nessun taglio ai capitoli di spesa, nessuna sforbiciata agli assessorati, nessuna riduzione dei fondi ai singoli settori. Ma la realtà dei numeri è impietosa. La Regione deve coprire non solo i tagli imposti da Palazzo Chigi, ma anche i 30 milioni di disavanzo certificati dalla Corte dei Conti per crediti di dubbia esigibilità, le minori entrate derivanti dal calo del bollo auto e delle accise sul gas naturale e, soprattutto, il buco sempre più profondo.
Un buco che ogni anno la Regione colma con risorse proprie pur di evitare la mannaia del piano di rientro. Una toppa dopo l’altra, mentre le aziende sanitarie arrancano tra bilanci in rosso, carenza di personale e tempi d’attesa da record. L’aumento dell’Irpef serve dunque non solo a coprire i tagli del Governo, ma anche a tenere in vita un sistema che rischia di collassare. E per farlo, il Piemonte ha scelto la strada più semplice: far pagare di più chi già paga tutto.
Il paradosso, però, è evidente. La giunta Cirio, che si definisce “amica dei contribuenti” e paladina del centrodestra che non mette le mani nelle tasche dei cittadini, approva un aumento fiscale degno della peggiore tradizione statalista. Un balzello che pesa proprio su quella fascia di popolazione che negli ultimi anni ha visto crescere l’inflazione, ridursi il potere d’acquisto e aumentare il costo della vita. Altro che ceto medio: ormai è un ceto spremuto. L’assessore Tronzano parla di “manovra responsabile e temporanea”, ma anche le tasse sulla benzina nate per finanziare la guerra d’Etiopia erano, in teoria, temporanee. E il Piemonte, oggi, sembra avere la memoria corta.
La verità è che la Regione paga le conseguenze della riforma nazionale dell’Irpef, quella che ha ridotto da quattro a tre gli scaglioni e che ha tolto alle Regioni circa 150 milioni di gettito l’anno. Roma ha chiamato questa manovra “concorso alla finanza pubblica”, ma in pratica significa che lo Stato taglia le imposte e scarica sui territori la differenza. Torino, dal canto suo, non ha fatto altro che girare il conto ai cittadini. È una partita di giro che si ripete a ogni finanziaria, con i piemontesi costretti a tappare i buchi creati dai giochi contabili di chi governa, a Roma come a Torino.
Nel frattempo, da Palazzo Lascaris si promette che non ci saranno sacrifici ulteriori e che gli assessorati manterranno le stesse risorse dell’anno precedente. Ma basta guardare la tabella del bilancio per capire che l’equilibrio è appeso a un filo. Gli uffici stanno già lavorando alle prime correzioni, perché il rischio di nuove “restituzioni” imposte dal Governo è dietro l’angolo: oltre mezzo miliardo di euro da restituire a Roma entro il 2029. Una cifra monstre che mette in ginocchio i conti regionali e spinge il Piemonte a raschiare il fondo del barile.
Le opposizioni, intanto, parlano di “stangata annunciata”. Il Partito Democratico denuncia una manovra “che punisce i lavoratori e le famiglie e smaschera la propaganda del centrodestra”. Il Movimento 5 Stelle accusa Cirio di “tradire le promesse elettorali” e di aver scelto la via più comoda: aumentare le tasse invece di tagliare gli sprechi. Da Palazzo Civico il coro è unanime: “chi governa il Piemonte fa la vittima con Roma ma poi si rifà sui piemontesi”.

E mentre si moltiplicano gli annunci di “nessun taglio ai servizi”, i cittadini dovranno rassegnarsi a un 2026 con stipendi più leggeri e bollette sempre più care. L’aumento Irpef non basterà a coprire tutte le falle: i costi della sanità continuano a crescere, le entrate fiscali calano e il margine di manovra della Regione si assottiglia. Ma il messaggio ufficiale resta quello della serenità: “nessun allarme, tutto sotto controllo”.
Peccato che a non essere sotto controllo siano i conti pubblici, e che a pagare il prezzo di questo equilibrio precario siano, come sempre, i contribuenti. In Piemonte, insomma, il copione è scritto: Roma ordina, Torino esegue, e i cittadini pagano. Con buona pace di chi, dal palco elettorale, giurava che non avrebbe mai aumentato le tasse.
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.