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Ivrea: zona rossa. Montaruli, Cantoni e Lotito vanno dal Prefetto... A fare cosa?

Mentre Cafagna proroga, i partiti si affrettano a ringraziare per decisioni già prese. Dossier fantasma, foto ricordo e post su Facebook: il nuovo turismo istituzionale eporediese

Ivrea, la zona rossa della vanità: politici in gita tra Roma, Torino

Ivrea, la zona rossa della vanità: politici in gita tra Roma, Torino

Basta un treno per Roma o una gita a Torino e il gioco è fatto. L’importante è timbrare la presenza, scattare la foto e tornare a casa col comunicato già pronto. La politica eporediese ha trovato la sua nuova vocazione: il turismo istituzionale. Non più mozioni, interpellanze o dibattiti, ma pellegrinaggi verso le stanze del potere, rigorosamente con tanto di cartellina in mano e sorriso d’ordinanza.

Dopo la famosa spedizione leghista al Ministero dell’Interno — con un “dossier sicurezza” che nessuno ha mai visto (e che probabilmente giace accanto al Sacro Graal, al lato oscuro della luna e al faldone delle promesse elettorali mantenute) — non poteva mancare la replica dei Fratelli d’Italia.

Il tutto in perfetto stile "campagna elettorale permanente", che se c’è una cosa che nessuno sopporta, è che siano gli altri a prendersi la scena.

Così, venerdì scorso, mentre la decisione di Donato Cafagna, Prefetto di Torino, di prorogare la zona rossa era già stata firmata, annunciata e pubblicata da tutti i giornali del Piemonte, una delegazione meloniana si è messa in marcia verso la Prefettura. Missione ufficiale: “discutere del futuro della sicurezza cittadina”. Traduzione: arrivare per ultimi ma far finta di essere i primi.

La squadra, perfettamente assortita per la foto di rito, era composta dal consigliere comunale Andrea Cantoni, dalla deputata Augusta Montaruli e dal segretario cittadino Fabrizio Lotito. Tutti in fila, stretti nel tricolore e nella convinzione che basti un incontro con il Prefetto per mettere ordine al caos urbano. Non per sapere, non per proporre, ma per “esserci”.

Perché oggi, in politica, “esserci” è la nuova frontiera del potere: basta un caffè, una stretta di mano e un post su Facebook.
E infatti, puntuale come una campanella scolastica, è arrivato il comunicato: preciso, enfatico, scolpito nella pietra.
“Ringraziamo profondamente S.E. il Prefetto di Torino per aver ricevuto la delegazione eporediese…” e giù con ringraziamenti, elogi e gratitudine per la decisione — già presa — di prorogare la zona rossa fino al 31 gennaio 2026.

Nel testo dei Fratelli d’Italia, manco a dirlo, c’è tutto: la difesa della sicurezza come bene primario, la denuncia delle “gravi lacune dell’amministrazione comunale eporediese”, e infine la lista delle nuove aree “a rischio”, elencate come in una guida Lonely Planet del degrado urbano: Corso Botta, Corso Massimo d’Azeglio, Piazza Freguglia, Piazza Gioberti, Via Aldisio, Porta Aosta. Se non altro, almeno ora i cittadini sanno dove non andare la sera.

Il Prefetto, da parte sua, ha fatto ciò che fa ogni Prefetto degno di questo nome: ha mostrato “massima disponibilità e attenzione”. Un linguaggio diplomatico che tradotto significa: “Vi ho ascoltati, vi ho offerto un caffè, ma la decisione era già firmata ieri mattina”

Nel frattempo  i leghisti rivendicano ancora il loro viaggio a Roma dal ministro con il dossier fantasma, quello che avrebbe dovuto cambiare le sorti della città. Peccato che nessuno lo abbia mai visto: né i cittadini, né la stampa, né tantomeno il Ministero. Ma fa niente.
In politica, come al casinò, vale la regola del bluff: l’importante è rilanciare.

E così, mentre qualcuno mostra orgoglioso la foto con la bandiera sullo sfondo e qualcun altro twitta l’ennesimo “Fratelli d’Italia c’è e ci sarà”, Ivrea resta sempre la stessa.
Con la sua zona rossa che non si sposta di un metro, le stesse strade presidiate, gli stessi controlli, lo stesso disagio.
Solo le passerelle cambiano indirizzo: una volta in Ministero, una volta in Prefettura, purché ci sia una targa davanti a cui farsi fotografare.

Insomma, la sicurezza a Ivrea è diventata il nuovo talent show della politica locale.
C’è chi recita il ruolo del protagonista coraggioso, chi quello del cittadino indignato, chi del difensore dell’ordine pubblico.
E alla fine vincono tutti, perché a nessuno interessa il copione: basta la foto.

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