AGGIORNAMENTI
Cerca
01 Novembre 2025 - 07:26
Enzo Maiolino
Cinquant’anni dopo uno dei delitti più dolorosi degli anni di piombo, il nome di Sergio Ramelli riemerge nel Consiglio comunale di Settimo Torinese, portando con sé una ferita ancora aperta nella memoria collettiva. La mozione, presentata giovedì scorso dal gruppo consiliare di Fratelli d’Italia — Vincenzo Andrea Maiolino e Francesco D’Ambrosio — chiedeva di intitolare un luogo della città al giovane studente milanese ucciso nel 1975 da un gruppo di militanti di estrema sinistra. Un gesto, spiegano i promotori, “non politico ma civile, in nome della pacificazione nazionale”.
Il testo della mozione, nelle sue premesse, ricostruiva la vicenda di Ramelli come simbolo di un’Italia lacerata dagli odi ideologici. Un diciottenne iscritto al Fronte della Gioventù, assassinato a colpi di chiave inglese per aver espresso le proprie idee. Una tragedia che i consiglieri definiscono “monito eterno contro la violenza politica e in favore della libertà di opinione”.
Ma giovedì sera, in aula, il dibattito si è presto trasformato in uno scontro acceso, dove il confine tra la memoria e la politica si è fatto sottilissimo.

Natalino Pastore, capogruppo della lista Piastra Sindaca, ha preso la parola con toni misurati.
“Sono in difficoltà, sul piano umano. Penso a tutte le vittime per le proprie idee. Non entro nel merito della richiesta, ma ogni testimonianza di violenza è da condannare. Tutte le vittime di atti infami meritano di essere ricordate.”
Un intervento di equilibrio, che però ha lasciato spazio a posizioni più nette. Manolo Maugeri della Lega ha espresso “sostegno pieno alla mozione”, sottolineando che non si tratta di una proposta “identitaria o divisiva”.
“È un gesto che deve appartenere a tutta la comunità democratica. Serve ad affermare il principio universale del rispetto delle idee e della vita di chiunque.”
Più appassionato e personale l’intervento di Francesco D’Ambrosio, consigliere di Fratelli d’Italia. Ha raccontato un episodio vissuto in prima persona davanti all’Istituto Einstein di Torino.
“Eravamo in quattro, avevamo avvisato la questura per un volantinaggio autorizzato. Dopo due minuti siamo stati aggrediti dal Collettivo di sinistra della scuola. Il punto è che una certa parte politica continua a sostenere i Collettivi, pur non sapendo cosa è successo davvero. C’è chi ha persino messo in dubbio le dichiarazioni della Polizia di Stato. Noi chiediamo un futuro in cui nessuno debba essere aggredito per le proprie idee.”
Un racconto che ha acceso l’aula. Elena Ruzza, capogruppo del Partito Democratico prima ha ironizzato (“Mi sono chiesta se la mozione fosse su D’Ambrosio o su Ramelli") poi ha espresso solidarietà per l’attacco alla sede dei Fratelli d'Italia di Barriera di Milano a Torino, infine ha chiesto ritiro della mozione. "Questo non è il luogo dove presentare simili proposte. L’iter corretto è la Commissione Toponomastica, e il nostro parere in aula non è vincolante.”
Ruzza ha poi evocato le altre vittime degli anni di piombo.
“Mi ha colpito la vicenda umana di Ramelli, ma anche la strage di Piazza della Loggia, con otto morti e oltre cento feriti. Noi vogliamo omaggiare tutte le vittime di quel periodo. Evitiamo di trasformare la memoria in un terreno di divisione o di riscrittura della Costituzione.”
Parole che hanno irritato Enzo Maiolino.
“Questo Consiglio ha già approvato mozioni per intitolazioni, come quella a Oriana Fallaci. Dire che bisogna passare solo dalla Commissione è una scusa per non votare. Io sono pronto a votare anche una vittima antifascista. Dopo quarant’anni dobbiamo avere il coraggio di superare gli steccati.”
Lo scontro si è fatto più diretto quando Ruzza ha ricordato che “l’articolo 12 della Costituzione vieta la riorganizzazione del partito fascista”, citando le commemorazioni in cui “alcuni esponenti della destra si presentano con il saluto romano, tentando di riscrivere il passato”.
Maiolino ha ribattuto: “Più che saluti romani, io ho visto targhe sfasciate. Bisognerebbe avere il coraggio di guardare in faccia la realtà.”
Tirato in ballo Nicolò Farinetto, segretario cittadino del Pd, ha annunciato la propria astensione e ha lasciato l’aula: “Si sta facendo troppa confusione. Non voglio prestarmi a un utilizzo politico di questa vicenda.”
Anche Natalino Pastore ha scelto di non partecipare al voto.
Alla fine, la mozione è stata bocciata. Nonostante gli appelli alla pacificazione e i richiami alla memoria condivisa, la maggioranza dei consiglieri ha votato contro, confermando la linea del Partito Democratico e delle liste civiche collegate alla sindaca Elena Piastra.
Il gruppo di Fratelli d’Italia ha accettato l’esito con amarezza, ma ha rivendicato il valore simbolico del dibattito: “Se anche solo per una sera abbiamo riportato il nome di Sergio Ramelli nel discorso pubblico, abbiamo già raggiunto un risultato.”
A Settimo, però, la pacificazione resta un orizzonte lontano. Le parole di solidarietà e i richiami alla memoria comune si sono mescolati a sospetti, accuse e tensioni ideologiche. Eppure, nel silenzio che ha seguito la chiusura del voto, è rimasta una domanda che nessuno ha osato liquidare: quanto tempo deve ancora passare prima che la memoria smetta di dividere?
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.