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Parco del Meisino a Torino, strada di cantiere aperta: ambientalisti segnalano danni a tassi e faine

Associazioni inviano diffida e segnalazione ai carabinieri forestali

Parco del Meisino a Torino, strada di cantiere aperta: ambientalisti segnalano danni a tassi e faine

Parco del Meisino a Torino, strada di cantiere aperta: ambientalisti segnalano danni a tassi e faine (immagine di repertorio)

Le associazioni ambientaliste hanno formalizzato una nuova protesta contro l’espansione dei cantieri nel Parco del Meisino, contestando l’apertura di una strada interna di cantiere e denunciando presunti danni alla vegetazione e al patrimonio faunistico dell’area. Il comitato Salviamo il Meisino, la Lav e l’OIPA hanno trasmesso all’Ente di gestione delle Aree protette del Po una diffida e hanno presentato una segnalazione ai carabinieri forestali, motivando l’azione con osservazioni sulle modalità esecutive dei lavori e con il rilevamento di tane attribuite a tassi e la presenza di faine.

Secondo quanto si legge nella documentazione inviata dagli ambientalisti, la strada interna contestata sarebbe stata aperta nonostante manchino ormai poche settimane alla conclusione del cronoprogramma dei lavori. Le associazioni sostengono che la nuova viabilità si sovrappone in modo «parallelo» a un tratto già transitabile di via Nietzsche e che la sua realizzazione ha comportato l’abbattimento di alberi, il trinciamento della vegetazione e la compattazione del suolo in porzioni della Zona di Protezione Speciale. Gli stessi esponenti delle organizzazioni ambientali riferiscono di aver osservato l’allontanamento di terra di scavo dal cantiere verso un sito esterno, indicato come località Volpiano, mentre il progetto prevederebbe il riutilizzo del materiale all’interno dell’area interessata.

Nel post pubblicato su Instagram lo scorso 15 ottobre e reso disponibile dalle stesse associazioni, viene ricostruita in prima persona la sequenza degli eventi e ribadita la critica al progetto: «Per aprire quella strada superflua era necessario abbattere alberi e devastare la vegetazione della ZPS.»; nel medesimo messaggio si solleva inoltre un rilievo più ampio sul modo in cui i finanziamenti pubblici, a fronte del PNRR, avrebbero inciso sulla formulazione degli interventi.

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Le contestazioni degli ambientalisti toccano aspetti operativi — l’assetto delle aree verdi, il passaggio dei mezzi e la gestione dei materiali di scavo — ma puntano anche a una critica politica ed economica, con l’accusa che il progetto da undici milioni di euro risponda più a logiche di spesa dei fondi che a reali necessità del territorio. Le associazioni chiedono che le decisioni vengano riviste alla luce della tutela delle specie presenti e della normativa ambientale vigente.

Dalle amministrazioni competenti, al momento, non risultano comunicazioni ufficiali con contenuti citabili diretti alle accuse; l’Ente di gestione delle Aree protette è stato destinatario della diffida e potrà fornire chiarimenti tecnici e normativi sulle motivazioni che hanno portato all’apertura della nuova viabilità interna e sulle procedure seguite per la gestione del cantiere. Anche gli accertamenti richiesti ai carabinieri forestali faranno luce sugli aspetti operativi già segnalati: valutazioni ambientali, verifiche sul rispetto delle prescrizioni per aree protette e controlli sui movimenti di terre di scavo sono nelle competenze degli organismi interpellati.

Chi osserva la vicenda ricorda che, nelle fasi iniziali del progetto, era stata ottenuta l’esclusione di uno specifico impianto di scarico della terra di scavo da una collinetta che ospita colonie di tassi; quel provvedimento, riferiscono le organizzazioni, aveva parzialmente rassicurato i residenti e gli attivisti. Le nuove immagini e le denunce di cantieri aperti lungo percorsi non previsti hanno tuttavia riacceso lo scontro, con la richiesta — ora formale — che si fermino le lavorazioni ritenute superflue e dannose.

L’area del Meisino, in quanto Zona di Protezione Speciale, è sottoposta a vincoli specifici per la tutela degli habitat e delle specie. Per questo motivo le associazioni hanno puntato il dito non solo sulle opere in corso, ma anche sulle modalità di attuazione, chiedendo verifiche puntuali sul rispetto delle prescrizioni ambientali e su eventuali deroghe. Il riferimento ai tassi e alle faine non è marginale: si tratta di specie la cui presenza impone valutazioni accurate prima di ogni intervento che alteri il suolo o la vegetazione.

Sul piano amministrativo e tecnico, la partita si giocherà sulle carte progettuali, sulle autorizzazioni rilasciate e sugli eventuali provvedimenti che gli organi di controllo riterranno opportuni adottare. Le associazioni hanno annunciato che, se non otterranno risposte soddisfacenti, proseguiranno con ulteriori iniziative di cittadinanza attiva, comprese azioni legali e nuove segnalazioni.

La vicenda del Meisino torna così al centro di un confronto che somma temi ambientali, gestione dei fondi pubblici e procedure di cantiere. Da un lato ci sono le garanzie richieste dagli operatori e dagli enti che promuovono gli interventi, dall’altro le preoccupazioni di chi riconosce nel parco un valore naturale e paesaggistico da preservare. L’esito delle verifiche dei carabinieri forestali e le risposte dell’Ente di gestione saranno decisive per chiarire se le misure adottate finora rispettino le normative e le prescrizioni di tutela.

Per ora, il dato certo resta la diffida e la segnalazione depositate dagli ambientalisti e la strada interna aperta, con i relativi interventi sul verde, documentati e contestati pubblicamente. Le istituzioni coinvolte hanno la responsabilità di chiarire i prossimi passi e, nelle prossime settimane, il territorio attenderà riscontro tecnico e giuridico sulle criticità segnalate.

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