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28 Ottobre 2025 - 23:10
Tumori nei bambini (foto di repertorio)
In Italia ogni anno circa 2.500 bambini e adolescenti ricevono una diagnosi di tumore. È una patologia rara, ma resta una delle principali cause di mortalità in età pediatrica e adolescenziale. E dietro i progressi della medicina si nascondono ancora enormi disuguaglianze e pesi economici che gravano sulle famiglie. Secondo il primo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici in età pediatrica e adolescenziale 2025, curato da Favo (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) con la collaborazione di Aieop, Fiagop, Federazione Cure Palliative e dell’Unità di missione Pnrr del Ministero della Salute, i costi indiretti possono arrivare fino a 34.972 euro l’anno, mettendo molte famiglie a rischio di scivolare sotto la soglia di povertà assoluta.
Il Rapporto, presentato oggi a Roma, sottolinea anche l’aumento della mobilità sanitaria, con famiglie costrette a spostarsi da Sud a Nord per ricevere cure adeguate. I dati sono allarmanti: in Molise il tasso di migrazione tocca l’89,7%, in Basilicata il 64,7% e in Abruzzo il 59,6%, mentre Toscana e Lazio si confermano le regioni più attrattive.
Un quadro complesso che, pur mostrando luci importanti, come l’aumento dei tassi di guarigione, continua a rivelare profonde criticità. «Il trattamento dei tumori pediatrici rappresenta uno dei maggiori successi dell’oncologia moderna», afferma la Favo, ricordando che oggi la sopravvivenza media supera l’80% e che oltre 50mila guariti beneficiano della legge sull’oblio oncologico. Tuttavia, avverte la Federazione, «il sistema assistenziale nazionale necessita urgentemente di una visione organica per superare le disuguaglianze che gravano sulle famiglie».
La prima disuguaglianza è territoriale: tra le regioni italiane si registrano fino a dieci punti percentuali di differenza nella sopravvivenza a cinque anni. Ma la seconda, e più pesante, è economica. Pur coprendo i costi sanitari diretti, il Servizio Sanitario Nazionale non riesce a sostenere le spese indirette: trasporti, vitto, alloggio, farmaci non rimborsati, perdita di giornate lavorative. Tutto questo, denuncia Favo, agisce come «un moltiplicatore di fragilità» per i nuclei familiari già provati dal percorso di cura.
Le difficoltà emergono anche per gli adolescenti tra i 15 e i 18 anni, una fascia ancora gestita in modo inadeguato: circa l’85% dei degenti tra i 15 e i 17 anni viene curato in reparti promiscui insieme agli adulti, e molti non sono seguiti dai centri specializzati della rete Aieop.
Per affrontare queste criticità, Favo propone un piano d’azione articolato: integrare maggiormente le Reti Oncologiche Regionali, la Rete dei Tumori Pediatrici e la Rete Nazionale Tumori Rari; riconoscere la subspecialità in Oncoematologia Pediatrica, considerata «fondamentale per garantire cure adeguate e personale formato per l’età evolutiva»; e istituire un fondo di copertura dei costi indiretti, parametrato sulla durata dei trattamenti e sulla distanza dai centri di cura.
Un altro punto chiave è l’inserimento dell’oncologia pediatrica nel Piano Oncologico Nazionale, per assicurare una strategia uniforme e continuativa su tutto il territorio.

Il Rapporto si chiude con un messaggio di speranza, ma anche di realismo: il futuro dei bambini malati di tumore in Italia dipenderà dalla capacità del sistema di rendere le cure accessibili, sostenibili e omogenee, senza costringere le famiglie a scegliere tra la salute dei figli e la stabilità economica.
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