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Dentro l’occhio: il volo dei “cacciatori di uragani” nell’abisso di Melissa, il mostro di categoria 5 che minaccia la Giamaica

Un volo nel silenzio irreale dell’occhio, tra pareti di nubi alte come grattacieli, mentre a terra la Giamaica si prepara a un impatto che i meteorologi definiscono potenzialmente il peggiore del secolo.

Dentro l’occhio: il volo dei “cacciatori di uragani” nell’abisso di Melissa, il mostro di categoria 5 che minaccia la Giamaica

Dentro l’occhio: il volo dei “cacciatori di uragani” nell’abisso di Melissa, il mostro di categoria 5 che minaccia la Giamaica

Una porta si apre «sul cielo», ma è un cielo che inganna. L’occhio dell’uragano è un teatro di calma apparente. Dentro, il WC‑130J dei “Hurricane Hunters” scivola in un blu lattiginoso, circondato da mura ciclopediche di cumulonembi. Sul display scorrono numeri che non mentono: pressione che precipita, vento oltre ogni soglia abitata. La telecamera di bordo vibra quando l’aereo morde l’eyewall, poi d’un tratto il silenzio: l’istante in cui l’umanità e la potenza della natura si guardano negli occhi. È quello che è accaduto nelle scorse ore, quando un equipaggio del 53rd Weather Reconnaissance Squadron della U.S. Air Force Reserve ha attraversato più volte l’occhio dell’uragano Melissa, tempesta di categoria 5 che tra il 27 e il 28 ottobre 2025 si avvicina alla Giamaica con caratteristiche che i centri previsionali definiscono «catastrofiche».

L’essenziale: cosa sappiamo di Melissa, adesso

  1. L’uragano Melissa è salito a categoria 5 con venti sostenuti fino a 175 mph (circa 280 km/h) e pressione minima stimata tra 906 e 903 hPa, mentre la sua traslazione resta lentissima, 2–5 mph: una dinamica che moltiplica i pericoli di piogge estreme, frane e mareggiate. Gli avvisi delle 11:00 e 14:00 (EDT) del 27 ottobre del National Hurricane Center (NHC) indicavano il centro a circa 145–150 miglia (230–240 km) a SSW di Kingston, con allerta massima su tutta l’isola.
  2. Per la Giamaica è in vigore un’allerta uragano e il Governo ha attivato oltre 800–881 rifugi e il Centro nazionale di emergenza; i piani di evacuazione sono in corso.
  3. Le mareggiate previste lungo la costa meridionale possono raggiungere 9–13 piedi (circa 3–4 metri) sopra il livello del suolo, con onde distruttive e possibili allagamenti marini fino alle aree aeroportuali di Kingston.
  4. Le piogge attese sono eccezionali: fino a 40 pollici (circa 1 metro) localmente, con frane e alluvioni lampo “probabili e diffuse”.
  5. La World Meteorological Organization (WMO) parla del possibile peggior impatto sul Paese in questo secolo; la IFRC stima fino a 1,5 milioni di persone direttamente coinvolte.

Dentro la tempesta: il sorvolo che svela la struttura del “mostro”

Il video diffuso dalla U.S. Air Force mostra l’equipaggio del 53rd WRS mentre compie ripetuti “fix” nell’occhio di Melissa a bordo di un WC‑130J Super Hercules. Le immagini, girate il 27 ottobre 2025 e pubblicate attraverso la piattaforma ufficiale DVIDS, ritraggono l’eyewall come un anfiteatro di nubi, con il velivolo che attraversa le turbolenze per rilasciare dropsonde e misurare vento, umidità, temperatura e pressione lungo la colonna d’aria fino al mare. Sono i dati che alimentano in tempo reale i modelli del NHC, migliorando le previsioni di traiettoria e intensità.

Non è solo spettacolo: è scienza applicata nel cuore del rischio. «Ogni passaggio nell’occhio significa dati migliori per gli allerta», spiegano gli ufficiali del 53rd WRS. Nelle missioni standard, il WC‑130J penetra i cicloni tra 500 e 10.000 piedi di quota; un volo può durare fino a 11 ore e coprire 3.500 miglia, con a bordo un equipaggio minimo di cinque specialisti: pilota, co‑pilota, navigatore, aerial reconnaissance weather officer e loadmaster addetto alle dropsonde e al radiometro a microonde SFMR per le raffiche di superficie.

Alle operazioni della U.S. Air Force Reserve si affiancano i voli dei NOAA Hurricane Hunters sui P‑3 Orion “Kermit” e “Miss Piggy”, che hanno documentato la struttura di Melissa e ne hanno seguito la rapida intensificazione. Un reportage del Washington Post dal bordo di un NOAA P‑3 descrive l’ingresso nell’occhio di circa 10 miglia di diametro, confermando la qualità dei dati raccolti con Doppler di coda e dropsonde.

Melissa, anatomia di un rischio “estremo” per la Giamaica

Secondo il NHC, Melissa unisce tre fattori classici di massima pericolosità:

  1. Lentezza di avanzamento: con velocità di spostamento di 2–5 mph, la tempesta scarica le precipitazioni sempre sulle stesse aree per molte ore, aumentando in modo esponenziale il rischio di alluvioni e frane, soprattutto sul versante dei Blue Mountains e nelle parrocchie orientali e centro-meridionali.
  2. Intensità del vento: i venti a 160–175 mph (260–280 km/h) sono compatibili con danni strutturali estesi, crolli di coperture e alberi sradicati su vasta scala, con blackout prolungati e isole di comunità isolate. Le raffiche superano 300 km/h secondo i briefing citati dalla WMO.
  3. Mareggiata e onde: la spinta del vento verso la costa sud può innalzare il livello del mare fino a 9–13 piedi sopra terra, soprattutto a est del punto di impatto, con onde distruttive lungo le baie esposte, includendo aree a rischio nella stessa Kingston e presso lo scalo Norman Manley.

Il tracciato ufficiale valuta un impatto diretto o un attraversamento ravvicinato della Giamaica tra la tarda notte del 27 e il giorno 28 ottobre. Poi Melissa dovrebbe piegare verso Cuba sudorientale entro la serata del 28, indebolendosi gradualmente ma restando un uragano di grande impatto, per poi transitare sulle Bahamas. Haiti e Repubblica Dominicana stanno già subendo piogge torrenziali e danni; media e autorità locali hanno riferito di vittime nella fase pre‑impatto del sistema.

Preparazione e protezione: come l’isola si è mossa

La Giamaica ha messo in allerta l’intero apparato di protezione civile. L’Office of Disaster Preparedness and Emergency Management (ODPEM) ha attivato il National Emergency Operations Centre in livello 3 (risposta piena), allestendo 881 rifugi e linee di contatto dedicate per le parrocchie. Le indicazioni ufficiali raccomandano l’evacuazione preventiva nelle zone costiere basse e lungo i versanti a rischio frana, la messa in sicurezza di beni ed esercizi, e l’interruzione delle attività non essenziali.

La Meteorological Service of Jamaica ha mantenuto un flusso costante di bollettini da giovedì 23 in poi, passando da watch a warning man mano che la tempesta accelerava l’intensificazione: già sabato 25 ottobre Melissa era major hurricane, con i modelli che indicavano un atterraggio possibile sul settore sud‑occidentale dell’isola e un attraversamento lungo un asse Ovestmoreland–St. Elizabeth–St. Ann.

Sullo sfondo c’è anche la memoria storica: la stampa e i meteorologi locali ricordano Gilbert (1988), ma sottolineano che i parametri attuali di Melissa risultano superiori e che l’impatto potrebbe collocarsi tra i più intensi mai registrati sul Paese. Reuters cita la WMO nel parlare del peggior uragano del XXI secolo per la Giamaica, se la traiettoria e l’intensità dovessero confermarsi.

Perché i “cacciatori di uragani” contano più che mai

Il 53rd WRS opera 10 velivoli WC‑130J dalla base di Keesler AFB, Mississippi, ed è l’unica unità operativa al mondo che vola in modo routinario dentro i cicloni per scopi di ricognizione meteorologica. Ogni dropsonde lanciata nell’occhio e lungo le bande spiraliformi “disegna” il profilo verticale dell’atmosfera, indicando ai previsori la struttura del vento, la stabilità e il contenuto d’acqua, elementi decisivi per stimare cambiamenti di intensità e deviazioni di rotta nelle ore più critiche.

A completare il quadro, i sensori SFMR sotto la fusoliera stimano le velocità del vento a livello del mare e le piogge; il Doppler di coda dei NOAA P‑3 scandaglia l’eyewall per restituire anatomie tridimensionali della circolazione. Senza questi dati, i modelli resterebbero più «ciechi», e gli allerta più incerti. In una tempesta così lenta e intensa, mezz’ora di anticipo su una traslazione o su un salto di intensità può fare la differenza tra un quartiere evacuato in tempo e uno sorpreso dall’onda.

Le immagini che raccontano l’indicibile

Le sequenze diffuse dalle forze armate statunitensi e rilanciate da numerose testate mostrano il contrasto assoluto tra la brutalità dell’eyewall e l’apparente quiete dell’occhio. Si vede il carico su strumenti e persone durante la penetrazione, poi la luce che invade l’abitacolo quando l’aereo “sfonda” nel vuoto centrale della spirale. È una “calma” feroce: oltre la circonferenza, il vento urla a 160–175 mph. ABC News e media locali hanno pubblicato i passaggi più suggestivi, utili anche a far comprendere al pubblico perché i voli di ricognizione non sono una spettacolarizzazione del rischio ma una necessità operativa che si traduce in vite salvate.

Impatti attesi nelle prossime ore: cosa può succedere e dove

  1. Sud e sud‑est giamaicano (Kingston, St. Thomas, St. Catherine): rischio mareggiata e onde distruttive, possibili allagamenti costieri, vento con raffiche potenzialmente superiori a 200–250 km/h nelle aree più esposte.
  2. Entroterra montuoso (Blue Mountains, St. Andrew, Portland): frane e colate di detrito molto probabili, con interruzioni di viabilità e isolamento di comunità.
  3. Parrocchie occidentali (Westmoreland, St. Elizabeth): traiettoria compatibile con impatto/attraversamento; venti distruttivi e piogge estreme.
  4. Haiti e Repubblica Dominicana (sud di Hispaniola): piogge fino a 40 cm e oltre, con danni già segnalati e vittime nelle fasi precedenti.
  5. Cuba sud‑orientale: da martedì sera (28 ottobre) attesi venti da uragano, piogge fino a 10–20 pollici (localmente 25) e storm surge fino a 6–9 piedi sulla costa esposta.

Melissa nella stagione 2025: un pattern già visto, ma peggiorato

L’Atlantico 2025 ha già registrato più di un uragano di categoria 5. La rapida intensificazione di Melissa – passaggio da tempesta tropicale a categoria 4 in poco più di 15–18 ore, quindi nuovo balzo a categoria 5 – rientra in un trend in cui acque più calde, contenuto di calore oceanico elevato e condizioni di shear favorevoli creano una “corsia preferenziale” per gli spike di potenza. I bollettini NHC e le analisi dei media scientifici statunitensi hanno sottolineato la straordinarietà di questa scalata.

Cosa serve sapere, con realismo e prudenza

  1. Le previsioni restano scenari probabilistici. Un cambiamento di direzione di poche decine di chilometri può spostare il massimo impatto da una parrocchia all’altra, ma non muta l’ordine di grandezza del rischio.
  2. Anche in caso di indebolimento post‑terra, Melissa mantiene il potenziale per danni gravi su Cuba e su parte delle Bahamas, con piogge alluvionali e vento da categoria 1–3 secondo l’evoluzione attesa.
  3. Il post‑evento può essere critico quanto l’impatto: blackout prolungati, acqua potabile scarsa, frane che isolano valli e quartieri, reti mobili intermittenti. Gli avvisi del NHC parlano esplicitamente di “prolungata interruzione di servizi e infrastrutture”.

Il lavoro (invisibile) dietro un’allerta che salva vite

Dietro ogni “linea” tracciata sulla mappa ci sono decine di misurazioni al minuto, trasmesse in tempo reale dal WC‑130J e dai P‑3 verso Miami. Le informazioni confluiscono in CARCAH, l’unità di coordinamento co‑ubicata con il NHC, e vengono assimilate nei modelli numerici per produrre gli avvisi pubblici. Il 53rd WRS, parte del 403rd Wing, mantiene 20 equipaggi e una dotazione di 10 aerei proprio per garantire continuità operativa in stagioni sempre più lunghe e intense.

Una scena, un dato, una scelta

Resta un’immagine: la camera fissa rivolta verso la cabina mentre l’eyewall inghiotte il velivolo, la struttura che vibra, gli strumenti che trillano. Poi l’azzurro, quasi irriverente. È l’istante in cui i numeri raccolti lassù diventano decisioni quaggiù: chiusure, evacuazioni, soccorso. E, spesso, vite salvate. L’uragano Melissa, per la Giamaica, è un test: di resilienza, di preparazione, di solidarietà. Gli esperti internazionali non usano più giri di parole: «il peggior uragano del secolo per l’isola» è uno scenario possibile. Le ore tra oggi e domani (27–28 ottobre 2025) saranno decisive.

Chi sono i “cacciatori di uragani”

  1. 53rd Weather Reconnaissance Squadron (U.S. Air Force Reserve): unico reparto operativo che penetra di routine i cicloni con WC‑130J; equipaggi di 5 specialisti; missioni fino a 11 ore; strumentazione dropsonde e SFMR; base a Keesler AFB, Mississippi; assegnato al 403rd Wing.
  2. NOAA Hurricane Hunters (Aircraft Operations Center): flotta di WP‑3D OrionKermit” e “Miss Piggy”, e G‑IV per missioni ad alta quota; radar Doppler di coda e suite di rilievi per la struttura tridimensionale della tempesta.

Le immagini e i resoconti delle ultime ore – dalle clip ufficiali DVIDS al reportage a bordo di Kermit – non sono l’adrenalina di un azzardo, ma il “codice sorgente” degli avvisi che milioni di persone consultano nelle app e in TV. È la filiera della prevenzione in azione, dall’occhio alla porta di casa.

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