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Movicentro nel caos: gli stalli dei bus invasi dalle auto. Spariti cartelli e strisce, vigili impotenti

Gli autisti costretti a discutere con gli automobilisti per poter parcheggiare i pullman. “Il divieto di sosta non c’è più, le scritte BUS sono svanite e nessuno interviene. Così ogni giorno 80 autobus devono arrangiarsi in mezzo alla strada”.

Movicentro nel caos: gli stalli dei bus invasi dalle auto. Spariti cartelli e strisce, vigili impotenti

Movicentro nel caos: gli stalli dei bus invasi dalle auto. Spariti cartelli e strisce, vigili impotenti

Al Movicentro di Ivrea, dove ogni giorno dovrebbero transitare decine di autobus di linea — GTT, Atap, Vita e altri — la scena è sempre la stessa: auto ovunque, parcheggiate a casaccio. Una distesa di lamiere e indifferenza, che rende impossibile manovrare agli autisti e rischia di trasformare quello che dovrebbe essere un nodo della mobilità in una giungla d’asfalto senza regole.

“Se può scrivere che manca il cartello di divieto di transito e di parcheggio... Lo hanno tolto e non si sa chi”, racconta uno degli autisti, esasperato. Le sue parole bastano a spiegare la situazione: lo spazio dove dovrebbero entrare e sostare i bus non è più regolamentato. Il cartello è sparito. Le strisce gialle con la scritta “BUS” sono ormai un lontano ricordo. E così, senza segnaletica, i vigili “non possono fare nulla”.

movicentro

Già, perché in Italia, se manca un cartello, manca anche il buon senso. Gli automobilisti si appropriano di quello che credono un parcheggio libero, e gli autobus restano a girare come trottole in cerca di spazio, spesso bloccando la carreggiata o fermandosi in punti di fortuna. “Dobbiamo discutere con la gente che parcheggia — spiega un conducente —. Non abbiamo alternative. L’unico modo sarebbe rimettere i divieti. Ma nessuno si muove.”

E mentre le automobili restano lì, con i tergicristalli rivolti al cielo e i proprietari a fare la spesa o a sorseggiare un caffè, gli autisti fanno manovre rischiose, schiacciati tra l’obbligo di rispettare gli orari e la paura di graffiare qualche carrozzeria. “Qui arrivano circa 70 o 80 autobus al giorno — spiega un altro conducente —. Senza gli stalli liberi siamo costretti a fermarci in mezzo alla strada, con il traffico che si blocca e i passeggeri che devono scendere in mezzo al piazzale.”

Il paradosso è che tutto questo avviene davanti agli occhi di tutti. I poliziotti della locale, chiamati più volte, rispondono che non possono intervenire: “Non c’è il cartello di divieto, non possiamo multare.”. Sembra una barzelletta e non lo è...

"Glielo abbiamo chiesto decine di volte e l’unico consiglio che ci han dato è stato quello di “rivolgerci alla Voce". Per questo abbiamo chiamato voi...”, stigmatizzano.

Nelle foto si vede tutto: un piazzale enorme, piatto, senza segnaletica, senza ordine. C’è chi parcheggia in diagonale, chi accosta in doppia fila, chi parcheggia dove capita.

Ma la cosa più assurda è l'inerzia dei vigili, dell'Ufficio tecnico e dell'assessore. Perché qui non serve un piano strategico, non serve un tavolo tecnico, non serve neppure un bando PNRR: servono due cartelli e quattro secchiate di vernice gialla. 

Ogni giorno è una lotta — sospira uno di loro —. Basterebbe poco: un segnale, una linea per terra. Ma sembra che qui a Ivrea anche le cose semplici siano diventate impossibili.”

Insomma, al Movicentro di Ivrea non manca lo spazio: manca solo la volontà di far rispettare le regole. E mentre le auto continuano a occupare le corsie dei pullman, gli autisti restano a fare manovre da funamboli. Ma del resto — come commenta uno di loro con amara ironia — “qui a Ivrea siamo terzo mondo!”.

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