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27 Ottobre 2025 - 21:37
Claudio Dogliani
A meno di un anno dalla firma della nuova concessione, l’autostrada Ivrea-Torino-Piacenza torna al centro delle tensioni.
Le segreterie regionali di Filt Cgil, Fit Cisl, UilTrasporti, Sla Cisal e Ugl Viabilità e Logistica hanno infatti proclamato lo stato di agitazione per i lavoratori della società concessionaria ITP S.p.A., denunciando un “netto peggioramento delle relazioni industriali” e un clima aziendale sempre più difficile.
Nel mirino delle sigle sindacali finiscono ritardi nelle buste paga, carenze di organico, mancanza di chiarezza su straordinari, smart working e percorsi di carriera, oltre a una generale assenza di trasparenza nei tavoli di trattativa.
Un elenco lungo e preoccupante, che fotografa una situazione ormai esplosiva all’interno di una delle infrastrutture autostradali più importanti del Nord Italia: la rete che unisce il tronco A5 Torino–Ivrea–Quincinetto, la tangenziale A55 di Torino e la A21 Torino–Piacenza, asse nevralgico per il traffico merci e passeggeri tra Piemonte ed Emilia.

“A meno di un anno dalla firma della concessione aziendale del 23 novembre 2024 — spiegano le sigle sindacali — quella che doveva essere una fusione armoniosa tra i due tronchi autostradali mostra già le prime crepe. Nonostante mesi di confronto, disponibilità e grande pazienza da parte delle lavoratrici e dei lavoratori, la collaborazione promessa si è trasformata in discorso a senso unico”.
Uno dei nodi più gravi riguarda la Sala Radio T1, cuore operativo del controllo del traffico e della sicurezza lungo l’intera tratta. Qui, la soppressione del turno notturno ha scatenato i malumori: “L’abolizione del turno ha aumentato i carichi di lavoro senza alcun riconoscimento adeguato”, denunciano i sindacati, che parlano apertamente di “un peggioramento delle condizioni di sicurezza” e di “una gestione unilaterale delle decisioni aziendali”.
In sostanza, ciò che era stato presentato come un percorso di razionalizzazione dei servizi si è trasformato — agli occhi dei lavoratori — in una riduzione di presidi e di personale qualificato. "Alcuni operatori - raccontano i rappresentanti sindacali - si trovano oggi a gestire turni estenuanti senza garanzie di riposo o compensazioni adeguate. Una condizione che non solo mina il benessere dei dipendenti, ma rischia di compromettere anche l’efficienza di un’infrastruttura strategica per l’intero Nord Italia."
La società ITP S.p.A. (Ivrea Torino Piacenza) è una realtà relativamente recente, nata nel 2022 e con sede a Torino. È controllata dal Consorzio Stabile SIS S.c.p.a., gruppo torinese noto per aver conquistato negli ultimi anni numerose concessioni autostradali in Italia, tra cui la A3 Napoli–Salerno e la Superstrada Pedemontana Veneta.
Secondo i documenti ufficiali, ITP è “soggetta ad attività di direzione e coordinamento” da parte di SIS, un consorzio legato alla famiglia Dogliani, già attiva nel settore delle costruzioni e delle grandi opere pubbliche. L’ingresso di SIS nel settore autostradale era stato salutato, nel 2024, come un passo verso l’efficienza e la modernizzazione delle tratte A5, A55 e A21. Ma oggi, alla luce delle proteste sindacali, quella promessa sembra essersi trasformata in un boomerang.
Le tensioni interne di ITP non sono un caso isolato: anche nelle altre infrastrutture gestite o costruite dal gruppo SIS non sono mancati, in passato, problemi sindacali, denunce e vertenze. Nella gestione della A3 Napoli–Salerno, ad esempio, inchieste giudiziarie hanno portato alla luce presunti casi di corruzione e irregolarità nella formazione dei lavoratori.
In Veneto, durante la realizzazione della Pedemontana Veneta, si registrarono proteste per gli appalti e la sicurezza nei cantieri. E in diversi settori collegati al gruppo si sono verificate tensioni legate a ritardi nei pagamenti, blocchi contrattuali e precarizzazione del personale. È un copione che si ripete, con gli stessi attori e gli stessi problemi, solo spostati di qualche centinaio di chilometri.
La riorganizzazione del 2024 avrebbe dovuto unificare sotto un’unica gestione i due tronchi principali: quello piemontese e quello emiliano. In realtà, spiegano i sindacati, le differenze di trattamento tra le due aree non solo non si sono attenuate, ma si sono ampliate.
“Abbiamo dimostrato pazienza e responsabilità — affermano le organizzazioni firmatarie — ma non si può parlare di unione se manca trasparenza e permangono le differenze fra realtà che provengono da storie diverse”. C’è chi parla di un’azienda spaccata in due, dove gli uffici centrali di Torino prendono decisioni senza confronto, mentre i presidi periferici restano isolati e sovraccarichi di compiti.
Inoltre, il sindacato denuncia una gestione opaca delle risorse umane. Le procedure di avanzamento, le regole per lo smart working e i criteri di assegnazione dei turni vengono descritti come “confusi e variabili”. “Ci troviamo di fronte a un dialogo a senso unico e a un’organizzazione che procede per compartimenti stagni”, proseguono i rappresentanti dei lavoratori.
La rete autostradale gestita da ITP S.p.A. è una colonna portante del traffico del Nord Ovest. Collega Ivrea e Torino con Piacenza, passando per snodi fondamentali come la tangenziale torinese e l’interconnessione con la A4 e la A26. Ogni giorno, migliaia di veicoli — in gran parte mezzi pesanti — attraversano questi tratti, rendendoli vitali per la logistica italiana ed europea. Eppure, mentre il traffico cresce, i cantieri si moltiplicano, il pedaggio aumenta e il personale diminuisce.
I lavoratori denunciano una situazione insostenibile, dove l’efficienza promessa si traduce in stress e disorganizzazione. Nei caselli, negli uffici amministrativi e lungo le tratte di manutenzione, il malcontento serpeggia: si teme che l’assenza di un confronto serio possa portare presto a scioperi o blocchi operativi, con inevitabili ripercussioni sulla viabilità e sull’economia di un territorio che vive anche di trasporto su gomma.
Le sigle chiedono ora un incontro urgente con i vertici aziendali e il Ministero delle Infrastrutture per discutere la definizione dei presidi minimi di sicurezza in caso di sciopero. Un passaggio formale ma fondamentale per garantire che, anche in caso di mobilitazione, la rete autostradale possa operare in sicurezza.
Si tratta, però, anche di un segnale politico forte: i sindacati vogliono far capire che la pazienza è finita. Dopo mesi di incontri inconcludenti e di promesse disattese, la base chiede risposte concrete.
Non bastano più le dichiarazioni di principio o i tavoli “di facciata”. Nonostante tutto, le sigle lasciano aperto uno spiraglio: “La volontà di dialogare rimane, purché sia reale, paritario e rispettoso degli impegni presi”. Una frase che suona come un ultimatum a un management accusato di chiudersi nel silenzio.
Quello che accade oggi lungo l’asse Ivrea–Torino–Piacenza sembra la copia di altre vertenze già viste in Italia nel settore autostradale. Dalla A3 Napoli–Salerno alla Pedemontana Veneta, il nome SIS ricorre spesso accanto a proteste, inchieste o tensioni sindacali. E il timore è che anche in Piemonte si possa ripetere lo stesso copione: grandi annunci, investimenti promessi, poi tagli al personale, ritardi e opacità nella gestione. Il gruppo SIS, che nel tempo ha accumulato un portafoglio di concessioni miliardarie, sembra oggi pagare la difficoltà di tradurre l’efficienza industriale in una reale attenzione verso il lavoro. E la crisi di fiducia con i dipendenti di ITP rischia di diventare l’ennesimo esempio di come, dietro l’immagine delle grandi infrastrutture, si nasconda un sistema fragile, fatto di precarietà, stress e promesse infrante.
Intanto, lungo la tratta che unisce Piemonte ed Emilia, si respira aria pesante. Le tensioni interne si sommano a un contesto già complesso, fatto di cantieri aperti, rincari dei pedaggi, disservizi e assenze croniche di personale.
Quella che doveva essere una fusione “armoniosa” rischia ora di trasformarsi in una frattura gestionale capace di rallentare non solo i flussi di traffico, ma anche la fiducia di chi, ogni giorno, garantisce la sicurezza e la manutenzione di una delle arterie più trafficate del Nord Italia.
Insomma, a meno di un anno dalla nuova concessione, la Autostrada Ivrea-Torino-Piacenza sembra già imboccare la corsia d’emergenza.
LA VOCE DEL CANAVESE
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