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26 Ottobre 2025 - 11:51
Elisabetta Piccoli
C’è un quartiere di Ivrea, San Bernardo, dove da mesi i cittadini sono ossessionati da un’unica parola: cava.
Se ne parlerà al prossimo Consiglio comunale, dove è atterrata una nuova interpellanza firmata da Elisabetta Piccoli. Chiede al sindaco Matteo Chiantore e alla sua Giunta di chiarire a che punto sia l’iter per il rinnovo dell’autorizzazione all’attività estrattiva.
Una vicenda intricata, ma anche emblematica. Tutto inizia il 4 novembre 2024, quando la società COGEIS Spa presenta alla Città Metropolitana di Torino la richiesta di rinnovo decennale della concessione di cava. Un atto burocratico, almeno sulla carta. Ma un atto che, come denuncia Piccoli nel documento, «non è stato in alcun modo comunicato e discusso con la cittadinanza di San Bernardo».
Gli abitanti del quartiere, sottolinea la consigliera, «ne sono venuti a conoscenza solo pochi giorni prima della conferenza dei servizi decisoria del 5 marzo 2025».
In pratica, quando ormai tutto era pronto.
È stato solo allora che, come spesso accade a Ivrea, il silenzio si è rotto: riunioni improvvisate, volantini, comitati spontanei, lettere protocollate. «Il 28 aprile 2025 – sottolinea Piccoli – su spinta del malcontento crescente, l’amministrazione comunale convoca un incontro pubblico per sanare una lacunosa comunicazione tra Comune e cittadini».
A quell’incontro partecipano anche i tecnici comunali, chiamati a rispondere alle preoccupazioni di chi vive a poche decine di metri dal sito estrattivo: rumore, traffico pesante, vibrazioni, gestione delle acque meteoriche, rischio di svalutazione delle abitazioni.
La tensione non si spegne. Il 14 luglio 2025, nella sede della Città Metropolitana di Torino, si tiene un nuovo incontro tra rappresentanti istituzionali e alcuni membri del Comitato No Cava, il gruppo di cittadini che si oppone da anni all’espansione o alla riapertura del sito.
«In quella sede – ricorda Piccoli – il Comitato No Cava ha presentato osservazioni di natura tecnica, ambientale e giuridica già trasmesse anche per iscritto nei giorni precedenti».
E qui arriva il punto chiave: la stessa Città Metropolitana, come scrive testualmente nell’interpellanza, «ha dichiarato apertamente che oggi, di fronte a una nuova richiesta, l’autorizzazione non verrebbe concessa».
Un’ammissione pesante, che però non ha avuto conseguenze immediate.
Perché nonostante tutto, la procedura di rinnovo non si è fermata.
Eppure, di motivi per dire “no” ce ne sarebbero.
«Le criticità rilevate – elenca Piccoli – riguardano il piano acustico, l’impatto paesaggistico con deturpamento creato dall’installazione delle dune antirumore, la viabilità, la gestione delle acque meteoriche, la tutela del paesaggio e la svalutazione delle abitazioni edificate in prossimità del sito».
Ma la risposta della Città Metropolitana, denuncia la consigliera, è stata fredda e burocratica: «Si è sostenuto che motivi di natura giuridica impedirebbero di negare il rinnovo dell’autorizzazione».
In pratica, un automatismo. «Una gestione del rinnovo come mero atto burocratico – scrive – significa ignorare quanto previsto dall’articolo 19 della Legge Regionale 23/2016, che stabilisce che il rinnovo debba seguire le stesse procedure del rilascio originario, incluse le valutazioni ambientali e paesaggistiche e la possibilità di esprimere un motivato diniego».
Insomma, se la cava oggi non verrebbe autorizzata da zero, allora non può essere semplicemente “rinnovata” senza discussione.
Un passaggio tutt’altro che secondario, anche perché – stigmatizza Piccoli – «il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità una mozione che esprimeva la contrarietà al rinnovo della concessione della cava». Una presa di posizione che sembrava netta, quasi definitiva.
«Ma poi, di nuovo, il silenzio», scrive la capogruppo. «Nessuna comunicazione ufficiale da parte della Città Metropolitana, nessuna informazione chiara da parte dell’amministrazione comunale. Solo una frase, rimbalzata sui giornali locali il 25 luglio 2025, firmata dal sindaco Matteo Chiantore: “Ivrea non è più quella di dieci anni fa e non si può ipotecare il futuro della città in questo modo”».
Parole forti, pronunciate in estate.
Elisabetta Piccoli chiede alla Giunta di chiarire proprio questo: se siano arrivate nuove comunicazioni dalla Città Metropolitana e se l’amministrazione intenda mantenere la linea espressa dal sindaco.
«Vogliamo sapere – conclude la consigliera – se le dichiarazioni del sindaco restano invariate o se si intende cambiare posizione rispetto a un tema che tocca direttamente la vita di un intero quartiere».
Perché — e qui la politica si intreccia con la vita quotidiana — a San Bernardo la cava non è un concetto astratto. È un fronte aperto tra chi teme che Ivrea resti prigioniera di vecchie logiche e chi invoca un modello di sviluppo diverso, più sostenibile, più attento alla voce dei cittadini.

In fondo, per Piccoli, la domanda è sempre la stessa: "che città vuole diventare Ivrea?".
"Una città che si limita a ratificare decisioni già prese altrove, o una comunità capace di rimettere in discussione ciò che dieci anni fa sembrava normale e oggi appare insostenibile?"
Per ora, la cava resta ferma. Ma la polvere — quella, almeno — continua a sollevarsi. E in quella polvere, sospesa tra le case e la politica, i cittadini di San Bernardo continuano a respirare il dubbio che le promesse restino parole, soltanto parole.
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