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24 Ottobre 2025 - 22:05
Chikungunya, dal 30 ottobre arriva in Italia il primo vaccino: una svolta contro il virus della zanzara tigre
Dal 30 ottobre in Italia sarà disponibile per la prima volta un vaccino contro la chikungunya. Una data che segna una svolta importante nella lotta contro un virus tropicale che, negli ultimi anni, è diventato sempre più familiare anche nel nostro Paese, complice la diffusione della zanzara tigre. La notizia è stata annunciata durante il simposio “Chikungunya: scenari futuri e strategie di prevenzione e controllo”, organizzato nell’ambito del 58° Congresso Nazionale della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), in corso a Bologna.
Il nuovo vaccino, approvato a maggio dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), è un prodotto ricombinante basato sulla tecnologia delle particelle simili al virus, le cosiddette virus-like particles (VLP). Si tratta di un vaccino non infettivo, capace di indurre una risposta immunitaria senza contenere il virus vero e proprio. È già stato autorizzato negli Stati Uniti, nell’Unione Europea e nel Regno Unito, e negli studi clinici ha mostrato risultati molto incoraggianti: dopo 21 giorni dalla somministrazione è stata osservata una robusta risposta anticorpale, con una protezione che inizia a svilupparsi già dopo una settimana. È destinato ai soggetti dai dodici anni in su e rappresenta una soluzione sicura per un’ampia fascia della popolazione.

Accanto a questo, esiste anche un altro vaccino, vivo attenuato, approvato in Nord America, ma al momento non disponibile in Italia perché l’Agenzia europea del farmaco ne sta riesaminando la sicurezza. Quello ricombinante, invece, sarà presto acquistabile anche nelle farmacie italiane, diventando uno strumento aggiuntivo per la prevenzione di una malattia che da tempo non può più essere considerata soltanto un problema esotico.
Il virus chikungunya viene trasmesso dalle zanzare del genere Aedes albopictus, più nota come zanzara tigre, ormai diffusa in tutta la penisola. È proprio questo l’aspetto più preoccupante: la presenza stabile di questo insetto nel nostro ecosistema ha reso possibili focolai locali di infezione, i cosiddetti casi autoctoni. Solo nel 2025, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia si sono già registrati centinaia di casi, concentrati soprattutto tra Emilia-Romagna e Veneto, dove il clima caldo e umido favorisce la proliferazione del vettore.
Il professore Giovanni Rezza, docente di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha spiegato che “la disponibilità di vaccini efficaci può essere di utile ausilio non solo per chi viaggia verso zone endemiche o affette da epidemie, ma anche per contenere eventuali focolai autoctoni nel nostro Paese”. L’obiettivo, insomma, è duplice: proteggere i viaggiatori diretti in aree tropicali e prevenire nuove trasmissioni locali sul territorio italiano.
Dello stesso avviso è Caterina Rizzo, professoressa ordinaria di Igiene e Medicina preventiva all’Università di Pisa, che ha sottolineato come la zanzara tigre abbia ormai completamente colonizzato l’Italia, rendendo sempre più probabile l’insorgenza di casi autoctoni. “Pur attuando le corrette misure di prevenzione, evitare le punture di questo insetto non è semplice – ha spiegato – poiché è attivo prevalentemente di giorno. L’approvazione del primo vaccino ricombinante contro la chikungunya rappresenta una svolta importante: fornisce una valida opzione per la protezione di viaggiatori e fasce della popolazione a rischio, integrandosi con le misure di controllo dei vettori e con la sorveglianza epidemiologica”.
L’introduzione del vaccino arriva in un momento in cui la malattia sta conoscendo un’espansione senza precedenti a livello mondiale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2025 sono stati segnalati oltre 400 mila casi sospetti o confermati in quaranta Paesi, con decine di decessi. Il cambiamento climatico, l’aumento dei viaggi internazionali e la crescente urbanizzazione hanno creato condizioni favorevoli alla diffusione del virus anche in aree fino a pochi anni fa considerate sicure.
La chikungunya si manifesta con febbre alta, eruzione cutanea, mal di testa e dolori articolari molto forti, tanto da costringere in alcuni casi il paziente a letto per settimane. In più del quaranta per cento dei casi gli effetti possono diventare cronici, con dolori persistenti che compromettono la qualità della vita. Non esiste ancora un trattamento specifico, e finora la prevenzione si è basata esclusivamente sul controllo delle zanzare e sulla protezione individuale.
La disponibilità del vaccino, dunque, non sostituisce ma affianca le misure tradizionali di prevenzione: l’uso di repellenti, la copertura del corpo con abiti chiari, la rimozione dei ristagni d’acqua, il monitoraggio delle aree a rischio. È un tassello in più in una strategia più ampia che punta alla riduzione del rischio e alla tutela della salute pubblica.
Insomma, quella che fino a pochi anni fa poteva sembrare una minaccia lontana, oggi è una realtà con cui l’Italia deve fare i conti. E il vaccino rappresenta la risposta scientifica più concreta a un problema che, con l’aumento delle temperature e la globalizzazione, non potrà che farsi sempre più vicino.
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