AGGIORNAMENTI
Cerca
Cucina Mon Amour
24 Ottobre 2025 - 21:39
A Torino, durante l’edizione 2025 del festival gastronomico Buonissima Torino, si è tenuta una sfida tanto gustosa quanto simbolica: ai fornelli, da un lato Massimiliano Brunetto, chef del ristorante Le Vitel Étonné, dall’altro Pepper, un robot dotato di intelligenza artificiale programmato dal Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino. Due mondi apparentemente distanti – quello della tradizione culinaria e quello della tecnologia – si sono incontrati per un confronto che ha unito ironia, scienza e sapori.
L’obiettivo era chiaro: reinterpretare il vitello tonnato secondo la ricetta di Matteo Baronetto, chef del ristorante Del Cambio, simbolo di una cucina torinese che non smette mai di evolversi. In questa competizione, denominata Reale, artificiale o intelligente, il pubblico ha avuto un ruolo da protagonista: i presenti, assaggiando alla cieca le due versioni, hanno dovuto scegliere quale piatto preferivano, senza sapere se fosse opera della mente umana o di quella artificiale.
Il risultato finale è stato tutt’altro che scontato. Con 27 voti a 18, il pubblico ha decretato vincitore Brunetto, preferendo la sua versione più fedele e delicata del vitello tonnato rispetto a quella, più audace, del robot Pepper, che aveva deciso di sperimentare con nocciole, pomodori secchi e senape. Un tocco ardito, forse troppo per i palati tradizionali, ma che ha comunque suscitato curiosità e discussione.

Dietro questa competizione c’è un’idea più grande: riflettere su come le nuove tecnologie possano dialogare con la cultura gastronomica, non sostituendola, ma ampliandone le possibilità. L’evento, organizzato da Orticola del Piemonte in collaborazione con il Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino e con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, ha riempito le sale di Casa Buonissima, uno degli spazi più vivaci della manifestazione. A moderare l’incontro è stato Fabio Marzano, che ha guidato il confronto con leggerezza e spirito divulgativo, mescolando riflessione e divertimento.
La scena era quella di un laboratorio a metà strada tra cucina e fantascienza: pentole e sensori, coltelli e algoritmi, risate e concentrazione. Il pubblico, composto da curiosi, studenti, appassionati di cucina e amanti della tecnologia, ha assistito a un vero e proprio esperimento sociale. Perché, in fondo, non si trattava solo di stabilire chi cucinasse meglio, ma di interrogarsi su cosa significhi oggi creare.
Pepper, il robot protagonista, non è nuovo a queste sfide. Frutto della ricerca universitaria, è stato programmato per elaborare ricette, riconoscere sapori e combinazioni, ma anche per apprendere dai giudizi umani. Ogni ingrediente scelto, ogni dosaggio, ogni abbinamento risponde a un processo di calcolo basato su dati e reazioni sensoriali raccolte nel tempo. Eppure, nonostante l’accuratezza scientifica, resta una distanza tra il gesto umano e la perfezione automatica.
Come ha sottolineato Brunetto a fine gara, «la cucina non è solo chimica o equilibrio di sapori. È istinto, emozione, memoria. E quella, almeno per ora, non si insegna ai robot». Parole che hanno strappato applausi e riflessioni. Perché se da un lato l’intelligenza artificiale affascina, dall’altro continua a evocare timori: può una macchina comprendere la poesia di un piatto?
La sfida, però, ha dimostrato che la tecnologia non è un nemico da temere, ma un alleato con cui dialogare. Lo confermano gli organizzatori, che hanno voluto mettere in luce come l’IA possa diventare uno strumento di cooperazione tra ricerca scientifica e creatività artigianale. Un modo per immaginare cucine del futuro dove i robot potranno forse aiutare, ma mai sostituire l’intuizione e la sensibilità umana.
La vittoria di Brunetto, così, è solo in parte una vittoria personale. È un riconoscimento al valore della tradizione, alla forza del gesto umano che impasta, mescola, assaggia e corregge. Ma è anche il segnale che il futuro della cucina passa dal confronto, non dalla contrapposizione.
Nel dopocena, tra i commenti divertiti dei partecipanti, qualcuno ha detto: «Il robot è bravo, ma il vitello tonnato ha bisogno di anima». Una frase semplice, ma perfetta per riassumere lo spirito dell’evento: un esperimento che ha unito gusto e riflessione, scienza e sentimento, lasciando ai torinesi la consapevolezza che, anche nell’era dell’intelligenza artificiale, la vera intelligenza resta quella del palato e del cuore.
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.