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Ecco quali sono i migliori ristoranti d'Italia. E' uscita la guida del Gambero Rosso

Tre Forchette 2026: Bottura, Crippa e Romito al top. Il Piemonte resta nell’Olimpo del gusto

Ecco quali sono i migliori ristoranti d'Italia. E' uscita la guida del   Gambero Rosso

Massimo Bottura

La cucina italiana continua a dimostrare al mondo la sua vitalità, la sua capacità di reinventarsi e la sua infinita ricchezza di sfumature. Dalla trattoria di provincia al fine dining, fino agli italiani che fanno onore al Paese all’estero, ogni espressione trova spazio e riconoscimento nella nuova Guida Ristoranti d’Italia 2026 del Gambero Rosso, che festeggia la sua trentaseiesima edizione con un risultato record: 55 ristoranti premiati con le “Tre Forchette”, simbolo indiscusso dell’eccellenza gastronomica. A guidare la classifica, con 97 centesimi su 100, un terzetto che rappresenta il meglio del pensiero culinario contemporaneo: Massimo Bottura dell’Osteria Francescana di Modena, Enrico Crippa del Piazza Duomo di Alba e Niko Romito del Reale di Castel di Sangro. Tre cuochi molto diversi, accomunati da una stessa visione: quella di una cucina che si nutre di tradizione ma guarda dritto al futuro.

Enrico Crippa

Enrico Crippa

A firmare la guida sono Valentina Marino e Annalisa Zordan, che con un lavoro minuzioso hanno censito 2.580 indirizzi in tutta Italia, di cui 382 novità, delineando quello che il direttore Lorenzo Ruggeri definisce “un mosaico che non conosce confini netti”. È un’Italia che si racconta attraverso i suoi piatti, dove le cucine regionali si fondono, si contaminano, si reinventano, restando però fedeli a un gesto antichissimo e profondamente umano: la condivisione a tavola.

Le nuove “Tre Forchette” sono cinque e raccontano la vitalità del Paese: Contrada Bricconi a Oltressenda Alta (Bergamo), Il Luogo Aimo e Nadia a Milano, Villa Maiella a Guardiagrele (Chieti), Zia a Roma e Marotta a Castel Campagnano (Caserta). 

Il Gambero Rosso, da sempre, non premia solo il blasone: conta la coerenza, la capacità di sorprendere, l’aderenza a un linguaggio contemporaneo. Nella guida anche il ristorante Del Cambio di Torino con lo chef Diego Giglio: per anni è stato simbolo della rinascita gastronomica del capoluogo piemontese.

Questa edizione, come spiega Ruggeri, “rinnova i vertici della ristorazione, ma riconosce anche il valore sociale delle osterie di provincia, veri presidi culturali, con 49 indirizzi premiati coi Tre Gamberi”.

Il Piemonte resta tra i protagonisti assoluti. Accanto a Crippa, che da anni domina la scena con la sua cucina estetica e vegetale, continuano a brillare l’Antica Corona Reale di Cervere e Guido a Serralunga d’Alba. Per la regione, la guida 2026 conferma un primato di qualità, dove la creatività si sposa alla tradizione e la raffinatezza non dimentica le radici contadine. L’Albese si conferma così capitale del gusto, dove la filosofia di Crippa, fatta di rigore e armonia, incontra una clientela sempre più internazionale.

Il titolo di “Miglior Ristorante dell’anno” va a sorpresa a La Madia di Brione, nel bresciano. Lo chef Michele Valottiha saputo “trasformare un repertorio classico in un laboratorio contemporaneo di ricerca e invenzione continua”, spiega Ruggeri. Un segnale importante: la cucina italiana che vince oggi è quella che non cerca l’effetto speciale, ma la sostanza, la verità del prodotto, la coerenza con il territorio. E proprio da questo approccio nasce anche la nuova categoria introdotta quest’anno: il “Miglior Ristorante Italiano all’Estero”, assegnato al Clara Restaurant di Bangkok, aperto nel 2019 dallo chef pugliese Christian Martena e dalla maitre Clara Del Corso Martena, che hanno esportato con sensibilità e classe l’anima della cucina italiana in Asia.

A Arso di Orvieto va il titolo di “Novità dell’anno”, mentre Andrea De Lillo, chef del Nin di Brenzone sul Garda, viene proclamato “Cuoco emergente”. Il riconoscimento di “Miglior sommelier” spetta invece a Clizia Zuin del ristorante Atto di Vito Mollica a Palazzo Portinari Salviati a Firenze. È un’Italia che cresce, che innova, che mescola generazioni e territori. “La cucina italiana è in salute come non mai”, concordano Crippa e Romito. Quest’ultimo, da sempre attento all’essenzialità e alla purezza del gusto, lo dice chiaramente: “Essere al vertice della guida da nove anni mi emoziona ma ci dà anche tanta responsabilità. Mi ispiro alla cucina domestica, quella di tutti i giorni, e cerco di renderla coerente con il nostro luogo e la nostra identità. Quel che amo dei giovani talenti è che non cercano teatralità ma profondità, isolamento e specializzazione.”

Anche Massimo Bottura, che con la sua Osteria Francescana ha scritto pagine fondamentali della gastronomia mondiale, rivolge un pensiero ai giovani cuochi: “In questi trent’anni abbiamo creato una grande famiglia e sento sempre i ragazzi che sono usciti dal nostro laboratorio di pensiero. A tutti consiglio di continuare a viaggiare con curiosità, per poi esprimere la propria cucina.” È la testimonianza di un mondo che cambia, ma non perde il desiderio di raccontarsi attraverso il cibo.

E se la guida del Gambero Rosso celebra il vertice della ristorazione, in libreria arriva anche la nuova edizione di Osterie d’Italia 2026 di Slow Food, con 1.980 locali recensiti. A guidare la classifica delle “Chiocciole”, il simbolo del movimento fondato da Carlo Petrini, c’è la Campania con 39 locali, seguita dalla Toscana con 30 e dal Piemonte con 29. Un risultato che conferma la vitalità di una regione che, pur perdendo un “Tre Forchette” storico, resta punto di riferimento per qualità e identità gastronomica.

Non manca, infine, un riconoscimento istituzionale al valore economico della cucina italiana. Tra i padiglioni di Host, a Rho Fiera Milano, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha ricordato come “la ristorazione permette di promuovere al meglio i prodotti che garantiscono la qualità agroalimentare italiana”. In un Paese che vive di sapori e saperi, di tradizioni che si rinnovano e di chef che sanno essere al tempo stesso artisti, imprenditori e custodi del territorio, la nuova guida del Gambero Rosso è molto più di una classifica: è un ritratto fedele dell’Italia che cucina, che sperimenta e che continua, piatto dopo piatto, a raccontare se stessa.

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