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24 Ottobre 2025 - 16:20
Elena Piastra
Alla fine, qualcosa si è mosso. Dopo settimane di proteste, foto, segnalazioni e un articolo che aveva fatto tremare perfino le radici delle erbacce, in via De Francisco sono finalmente arrivati gli operatori del verde.
I cittadini, increduli, hanno assistito alla scena come a un evento storico: “Li abbiamo visti davvero! Tagliano l’erba! Telefona a la Voce, telefona a La Voce....”
Solo che, dopo pochi minuti, l’entusiasmo si è trasformato in incazzatura collettiva.
Perché sì, l’erba è stata tagliata. Ma non tutta.
Qualche metro sì, qualche metro no. Una specie di esperimento artistico minimalista.
Qua un pezzo rasato, là un cespuglio superstite. Gli sfalci a mucchietti lasciati sul posto. Bordi strada sfalciati a metà... E poi il capolavoro: un cestino per la raccolta dei rifiuti nascosto e completamente mimetizzato tra l'erba alta.
“I giardinieri hanno lasciato, volutamente, un po’ di verde a pantegane e serpenti ...” commenta un cittadino.
Chiamiamolo giardinaggio zen.



Il risultato è che via De Francisco oggi, alla vista, fa più pietà di prima.
Inutile chiedersi chi controlla o dovrebbe controllare questi lavori.
Inutile approfondire il senso di un appalto da 2,7 milioni di euro in tre anni. Soldi, tanti soldi, buttati nel "cesso". Vien da mettersi a piangere al solo pensiero.
Inutile lamentarsi con la sindaca Elena Piastra o con l’assessore Alessandro Raso (“quello che non rasa”).
Se c’è una cosa che hanno imparato a fare bene (oltre a non fare), è trasformare ogni disservizio in un atto d’amore per la natura.
Non tagli l’erba? È sostenibilità. Non raccogli gli sfalci? È economia circolare. Non controlli chi lavora? È fiducia sociale.
Del resto, l’appalto lo ha vinto — senza concorrenti — La Nuova Cooperativa Impresa Sociale.
Un nome che è già una garanzia: “Impresa Sociale”, quindi intoccabile per definizione. E se i marciapiedi sono invasi dalla gramigna e i cestini sono diventai fioriere, pazienza. L’importante è che tutto sia “inclusivo”. Anche l’erba, anche i topi, anche i serpenti, anche il degrado, anche le buche, povere buche...
Settimo Torinese, capitale del degrado sostenibile. Una città dove la manutenzione è un concetto fluido, l’ordine un’opinione, e la giustificazione un’arte. Dove, se protesti, sei tu il problema: reazionario, anti-green, nemico della biodiversità e della sindaca che tutta Italia ci invidia, perchè è brava, capace, bella, simpatica, saluta tutti e sorride, sorride, sorride.
Insomma: a Settimo non si taglia, si interpreta e si sorride. Via De Francisco? Il manifesto perfetto di questa nuova filosofia.
Un’oasi urbana per chi ama il verde... ma anche per chi ama riderci sopra.
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