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“No a un partito nel partito”: la Lega prova a disinnescare il caso Vannacci

Il generale insiste sui suoi comitati: “Avanti senza esitazione”. Ma la Lega teme il doppio binario

“No a un partito nel partito”: la Lega prova a disinnescare il caso Vannacci

“No a un partito nel partito”: la Lega prova a disinnescare il caso Vannacci

I team Vannacci "vanno avanti, come prima e più di prima". Detta il passo, e insiste, l’ex paracadutista e vicesegretario della Lega sull’attività dei 170 comitati territoriali ispirati al suo libro “Il mondo al contrario”, che puntano a diventare 200 a breve. Roberto Vannacci non vede nessuno stop alle sue “creature” nelle decisioni prese dal Consiglio federale della Lega di martedì. Si muove sul filo dell’ovvio, ma non arretra.

"L’azione e l’impegno dei team va avanti senza esitazione, come prima e più di prima", dice al Corriere della Sera. "Se membri dell’associazione vorranno presentarsi come candidati a elezioni future lo potranno fare". Lo ribadisce forte dell’ultima vulgata del partito, che ieri aveva definito i team Vannacci “non alternativi alla Lega”. Insomma, innocui. E quindi nessuno scandalo nel candidarsi, purché nel perimetro del partito. Tant’è che quattro leghisti, e contemporaneamente iscritti ai team del militare, sono già in corsa in Veneto alle regionali di novembre.

Restano però sullo sfondo i distinguo della vecchia guardia, che teme le incursioni dei “vannacciani”, più radicali per toni e proposte, e il rischio di confusione nell’elettorato fino a penalizzare il Carroccio alle urne.

A 48 ore dal Federale dei chiarimenti, i capigruppo parlamentari si espongono: Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, che guidano il partito rispettivamente in Lombardia e Piemonte, frenano.

Per Romeo, dal Federale “il messaggio è stato chiaro: no a un partito nel partito”. Nessuno vieta che un iscritto possa far parte di un’associazione culturale, “ma non si possono pretendere quote nel partito”.

Idem Molinari: “I team non possono essere strutture politiche parallele o alternative a noi. Le liste devono avere la tessera della Lega, non dei team. Quello che ha ribadito Salvini è che i team vanno bene se sono circoli culturali. Se diventano alternativi alla linea politica della Lega, non vanno più bene”.

Dal Veneto, Stefano Valdegamberi, leghista e amico del generale, smonta il caso: “Non c’è competizione o contraddizione con la Lega. Secondo me l’associazione di Vannacci può rafforzare il partito”. Ancora più convinto Giulio Centenaro, storico militante della Liga veneta: “Vannacci è un valore aggiunto e la Lega ne beneficerà. Apprezzo alcune sue idee, non tutte, ma non vedo pericoli per noi. In Veneto la Lega tiene botta perché è radicata sul territorio: questo è il segreto”.

Matteo Salvini resta ai margini delle polemiche ma scagiona Vannacci sul flop elettorale in Toscana. A gestire il voto era stato proprio il suo vice, accusato del crollo al 4,4%. “Lì non è andata bene”, ammette Salvini, ma si assume la colpa: “Ogni sconfitta mi serve a capire dove io, e non altri, ho sbagliato, e dove posso e devo migliorare per fare meglio la prossima volta”.


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