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Torino nel mirino: minacce ai ministri, Forza Italia accusa Lo Russo di lassismo

Appello disperato contro i centri sociali: “Basta con l’odio, il sindaco dimostri di stare con le istituzioni”. Allarme per un clima da Far West alla vigilia degli Stati Generali della Casa

Torino nel mirino

Torino nel mirino: minacce ai ministri, Forza Italia accusa Lo Russo di lassismo

La tensione a Torino sale alle stelle alla vigilia di un evento che prometteva di essere un momento di riflessione sul diritto all’abitazione, ma rischia di trasformarsi in un’arena di scontri. Sabato 25 ottobre, al prestigioso Teatro Carignano, Forza Italia ha organizzato gli Stati Generali della Casa, un convegno nazionale che vedrà sul palco figure di spicco come il vicepremier Antonio Tajani, i ministri Anna Maria Bernini, Gilberto Pichetto Fratin e Paolo Zangrillo, la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli e il governatore del Piemonte Alberto Cirio. L’obiettivo? Lanciare proposte concrete per un “Piano Casa” italiano, con focus su semplificazione burocratica, rigenerazione urbana e accesso abitativo per le famiglie, ispirandosi alla visione di Silvio Berlusconi sulla casa come pilastro della società.

Ma l’atmosfera è tutt’altro che serena. In queste ore, sui social network girano messaggi incendiari provenienti da gruppi vicini ai centri sociali e ai collettivi pro-Palestina, che incitano esplicitamente a “bloccare” i ministri in arrivo e a riservare loro un’“accoglienza” che suona come una minaccia velata. Immagini e slogan d’odio che dipingono i politici di centrodestra come bersagli da ostacolare fisicamente, in un crescendo di retorica che Forza Italia definisce “un assalto alla democrazia stessa”. E qui entra in scena il sindaco Stefano Lo Russo, primo cittadino di centrosinistra, accusato senza mezzi termini di aver creato il terreno fertile per queste derive.

Il senatore Roberto Rosso, vicecapogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama e ideatore dell’evento, non usa giri di parole: “Lo Russo ha già tollerato che, mesi fa, durante un sopralluogo al centro sociale Askatasuna, i nostri consiglieri fossero costretti a calpestare letteralmente i volti dei ministri, in un’umiliazione metaforica che gridava vendetta”. Quel episodio, datato febbraio scorso, aveva fatto scalpore: i rappresentanti istituzionali, tra cui esponenti di Fratelli d’Italia e Lega, erano stati accolti con un tappeto di foto ritoccate, dove i leader del governo – da Giorgia Meloni ad Antonio Tajani – apparivano come pagliacci da schernire. Un gesto che aveva scatenato polemiche furibonde, con richieste immediate di sgombero da parte del centrodestra e silenzi imbarazzati dall’amministrazione comunale, che aveva avviato un percorso di “legalizzazione” dello stabile occupato da quasi trent’anni.

“Ora non permetta che quel calpestio diventi realtà fisica”, tuona Rosso, affiancato da Marco Fontana, segretario cittadino del partito. I due esponenti azzurri dipingono un quadro allarmante: “Questi inviti alla violenza non sono slogan innocui, ma un attacco alla libertà di confronto politico. Torino sta diventando un Far West, con minacce fisiche quotidiane e la distruzione sistematica di manifesti elettorali appesi per promuovere l’evento”. E non è tutto: a pesare come un macigno è il recente focolaio di tubercolosi esploso allo Spazio Neruda, l’ex scuola occupata in via Ciriè 7, gestita da collettivi vicini ad Askatasuna. Tra sei e otto casi conclamati, inclusi due minorenni, in un edificio che ospita circa 200 persone – famiglie fragili, studenti e attivisti – senza registri anagrafici né controlli sanitari. L’Asl ha già segnalato alla Procura l’ipotesi di epidemia colposa, con screening in corso all’ospedale Amedeo di Savoia e un monitoraggio che coinvolge potenzialmente centinaia di contatti.

Lo Russo, contattato, replica con un secco “nessuna segnalazione formale è arrivata al Comune”, minimizzando i rischi e legando l’occupazione a “fragilità sociali da superare”. Ma per Rosso e Fontana è il segno di un approccio “lassista e accondiscendente”: “Il sindaco garantisce l’ordine pubblico? O è colluso con chi vuole trasformare la città in un campo di battaglia fisica? Sta dalla parte dello Stato o dei facinorosi?”. L’accusa è pesante: Forza Italia vede in questo un endorsement indiretto alla “normalizzazione” di Askatasuna, un centro noto per le sue attività culturali ma anche per le proteste violente, dal No Tav ai cortei pro-Palestina. “Basta con questi interlocutori equivoci”, insistono i due, chiedendo al primo cittadino di esercitare le sue prerogative per blindare l’evento e dimostrare fedeltà alle istituzioni.

La città, un tempo simbolo di eleganza e moderazione, si trova oggi spaccata. Da un lato, i relatori degli Stati Generali – tra cui il rettore del Politecnico Stefano Corgnati e l’urbanista Carlos Moreno, ideatore del modello “Città dei 15 minuti” – porteranno visioni innovative per un’abitazione accessibile e sostenibile. Dall’altro, il fantasma dei centri sociali aleggia minaccioso, con post su X e Instagram che moltiplicano l’appello al “blocco”: “Date ai ministri l’accoglienza che meritano”, recita uno, accompagnato da emoji di pugni e barricate. La destra locale, da Lega a Fratelli d’Italia, si unisce al coro: “Torino non può essere ostaggio di un’ideologia che mette a rischio la salute e la sicurezza di tutti”, tuona l’assessore regionale Maurizio Marrone.

Mentre i tecnici comunali e le forze dell’ordine rafforzano i presìdi intorno al Carignano, la domanda resta sospesa: Lo Russo sceglierà il dialogo o la fermezza? L’occasione è ghiotta per un gesto che riporti la politica al centro, lontano da slogan e intimidazioni. Ma il tempo stringe, e la città trattiene il fiato. In palio non c’è solo un convegno, ma il futuro di una Torino che aspira a essere laboratorio di idee, non di conflitti.

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