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23 Ottobre 2025 - 16:42
Andrea Cantoni, consigliere comunale
A Ivrea c’è un silenzio che pesa più dei ponteggi. Un silenzio che avvolge Palazzo Giusiana, il cantiere che non c’è. Dovevano partire i lavori di risistemazione, quelli utili per l’ampliamento del Liceo Botta e per dare finalmente nuova vita a un edificio simbolo. Si era detto settembre. Si era scritto settembre. Si era perfino giurato settembre.
E invece — nulla. Nessun operaio, nessuna gru, nessun segno di vita. Solo silenzio.
Quel silenzio, finalmente, qualcuno ha deciso di romperlo. Al prossimo Consiglio comunale approderà un’interpellanza che punta dritta al nervo scoperto del PNRR eporediese: “Palazzo Giusiana, a che punto siamo?”.
A firmarla, i consiglieri Andrea Cantoni e Marzia Alessandra Vinciguerra di Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni per Cantoni Sindaco, Massimiliano De Stefano di Azione – Italia Viva e Antonio Cuomo della Lista Civica Sertoli Sindaco. Quattro firme, un’unica domanda che rimbalza da mesi nelle vie del centro: ma dov’è finito il cantiere più atteso di Ivrea?
Nel documento, protocollato il 23 ottobre 2025, i consiglieri ricordano che Palazzo Giusiana è «uno degli immobili pubblici dal più rilevante valore storico e artistico», e che la sua posizione strategica nel cuore della città lo rende perfetto per diventare un polo culturale e civico. Un sogno che sembrava possibile nel 2022, quando l’edificio era tornato a vivere — anche se solo per poco — durante Ivrea Capitale Italiana del Libro. Poi la porta si è richiusa, e con essa anche la speranza.
I firmatari chiedono al sindaco Matteo Chiantore e all’assessore Francesco Comotto di spiegare, in aula, «le motivazioni dei ritardi nell’inizio dei lavori», di garantire che l’opera sarà completata «entro le scadenze dettate dal PNRR» e, soprattutto, di chiarire «una volta per tutte» il destino della Sala Cupola, che nelle ultime versioni del progetto sembra essersi già ristretta — almeno sulla carta.
Il progetto, infatti, è tutt’altro che marginale. Si articola in tre assi: recupero, restauro e rifunzionalizzazione del palazzo; riqualificazione del Giardino Giusiana; rifunzionalizzazione della Sala Cupola (collegata al centro congressi La Serra).
Nelle intenzioni, Palazzo Giusiana doveva diventare un nuovo polo civico e culturale, con spazi per il Liceo “Carlo Botta”, sale per eventi pubblici, attività sociali e culturali, un giardino aperto e collegato all’area archeologica sottostante. Un’idea ambiziosa, capace di ricucire un pezzo importante del centro storico.
Nelle carte è tutto perfetto: nuovi ascensori, abbattimento delle barriere architettoniche, efficientamento energetico, rifacimento della copertura, collegamento diretto con l’area archeologica.
Ma le carte, si sa, non camminano da sole.
Secondo il cronoprogramma ufficiale, i lavori sarebbero dovuti partire nella prima settimana di settembre 2025.
Tra i vincoli della Soprintendenza, le verifiche statiche aggiuntive e un quadro economico corretto più volte per effetto dell’inflazione, però, la macchina amministrativa si è mossa con la lentezza. Troppo lentamente. E il rischio oggi è concreto: se il cantiere non parte a stretto giro, Ivrea potrebbe perdere una parte consistente dei fondi PNRR.
Sul sito della Città Metropolitana di Torino il progetto risulta “avviato”. Ma chi passa in via dei Patrioti 20 non vede segni di vita. Avviato dove?, verrebbe da chiedersi.
Non è la prima volta che a Ivrea si annunciano grandi opere e poi si resta impantanati nei famigerati “tempi tecnici”.
Solo che, questa volta, il cronometro non ammette alibi: entro il 31 dicembre 2026 tutto deve essere concluso, collaudato e rendicontato.
Per capire la portata dell’intervento basta leggere la relazione tecnica: la trasformazione del complesso in un hub culturale è definita “strategica per la rigenerazione urbana del centro storico”.
Anche IQT Consulting, autrice del progetto di fattibilità, parla di “intervento cardine di connessione tra funzioni pubbliche, scolastiche e sociali”.
Ma oggi quella parola — connessione — suona come una beffa: Palazzo Giusiana sembra disconnesso da tutto. Dal suo destino, dal suo futuro e, soprattutto, dall’interesse politico.
Ed è proprio su questo paradosso che l’interpellanza punta il dito. Perché non si può continuare a fingere che tutto vada bene mentre la scadenza del 31 dicembre 2026 si avvicina e i cronoprogrammi restano lettera morta.
La verità è che per alcun Palazzo Giusiana sarà un test politico, un termometro della capacità (o dell’incapacità) di Ivrea di gestire i propri progetti.
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