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Sarkozy dietro le sbarre: prima notte da star al carcere La Santé

Urla, insulti e video su TikTok per l’ex presidente francese, accolto dai detenuti come una celebrità al contrario. Carla Bruni in visita lampo, due guardie armate a proteggerlo e la Francia che si interroga: giustizia o privilegio?

Sarkozy dietro le sbarre: prima notte da star al carcere La Santé

Sarkozy dietro le sbarre: prima notte da star al carcere La Santé

Nicolas Sarkozy, ex presidente della Repubblica, ha trascorso la sua prima notte nel carcere parigino de La Santé, e — ça va sans dire — non è stato accolto con champagne e brioche. I nuovi vicini di cella non hanno dimenticato i tempi in cui “Sarko” faceva il duro da ministro dell’Interno, né i suoi sermoni sulla tolleranza zero. Tra urla, insulti e minacce, la prima notte dell’ex inquilino dell’Eliseo è stata tutto tranne che “presidenziale”. “Oh Sarko, svegliati!”, gli avrebbero gridato, in un coro che suona come l’eco di un popolo che, due secoli e mezzo dopo, sembra ancora voler rovesciare il proprio sovrano.

Non mancavano, naturalmente, i riferimenti a Muammar Gheddafi e ai presunti finanziamenti libici della campagna del 2007: “Restituisci i soldi!”, avrebbe urlato qualcuno, mentre un altro prometteva vendetta. Scene che ricordano più la Bastiglia che l’Eliseo, più la notte del 14 luglio che una tranquilla detenzione borghese. Solo che, al posto dei forconi, i prigionieri brandivano smartphone, e la ghigliottina, questa volta, era virtuale: TikTok.

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Già, perché nel 2025 neppure il carcere è immune dalla febbre dei social. Le immagini delle finestre, degli insulti e delle ombre dietro le sbarre sono diventate virali nel tempo di un clic. In uno dei video, un detenuto urla: “Vendicheremo Gheddafi!”, mentre in sottofondo altri ridono. In un altro, girato di giorno, si sente un “Dormirai poco, presidente”, che suona come una condanna definitiva: quella dell’opinione pubblica.

La Procura di Parigi, però, non ha gradito l’iniziativa e ha deciso di aprire un’inchiesta — non sui finanziamenti libici, ma sui detenuti troppo esuberanti — mettendo tre di loro in stato di fermo. Il Guardasigilli Gérald Darmanin, allievo politico di Sarkozy, ha garantito sanzioni esemplari. L’ironia è servita: il maestro, dietro le sbarre; il discepolo, al potere che lo protegge. La storia francese ama le inversioni di ruolo, ma raramente sono così gustose.

Jean-Michel Darrois, avvocato dell’ex capo dello Stato, ha provato a gettare acqua sul fuoco: “In carcere tutti urlano e battono sui muri”, ha detto. Certo, ma non tutti hanno come bersaglio un ex presidente. E non tutti, va detto, hanno alle spalle un passato da “uomo dell’ordine”.

Per evitare ulteriori cori poco repubblicani, le autorità hanno scelto la via più comoda: l’isolamento. Sarkozy ora dorme in una cella separata, circondato da misure di sicurezza degne di un summit internazionale. Nella cella accanto — dettaglio degno di un romanzo di Hugo — due poliziotti armati sorvegliano il suo sonno. Il ministro dell’Interno Laurent Nuñez ha parlato di “misure adeguate a una situazione inedita”, mentre dal suo dicastero hanno spiegato che si tratta di una “decisione concertata” con la Giustizia.
Inedita, certo. E anche un po’ grottesca: due secoli fa la monarchia finiva sulla ghigliottina, oggi la Repubblica la protegge con due guardie del corpo in cella. La storia, si sa, ha un senso dell’umorismo tutto suo.

Il sindacato penitenziario Ufap-Unsa Justice, intanto, non l’ha presa bene: ha definito la misura una “follia securitaria”, lamentando che i veri agenti del carcere siano stati scavalcati da due “moschettieri” inviati dall’alto. “Non eravamo stati informati di queste guardie del corpo”, ha protestato Hugo Vitry, rappresentante di Force Ouvrière. In pratica, La Santé è diventata una piccola Versailles con le sbarre: gerarchie, privilegi e protocolli inclusi.

Poi è arrivato Darmanin, ancora lui, ad annunciare che presto farà visita al suo antico mentore. Ha promesso che “non farà turismo carcerario”, ma in molti sospettano che il viaggio somiglierà più a una visita di cortesia regale che a un’ispezione ministeriale. A corte si usava dire “il re è morto, viva il re”; qui, invece, il re è vivo ma recluso, e il suo ex paggio ora governa in giacca ministeriale.

Come se non bastasse, nel piccolo dramma repubblicano si è inserita anche Carla Bruni, arrivata in carcere il giorno dopo l’arresto. In genere, i familiari devono aspettare settimane per un colloquio; lei, invece, è passata dritta. Un “permesso coniugale express” che ha suscitato qualche malumore, soprattutto tra chi, in prigione, le attese le conosce bene. D’altronde, la Francia è la patria dell’amore, e la République — almeno per qualcuno — sa ancora essere galante.

Intanto, un sondaggio Toluna Harris Interactive per RTL ha sancito ciò che il popolo mormorava già nei bistrot: tre francesi su quattro ritengono che Sarkozy non debba ricevere un trattamento speciale. Anche tra i Repubblicani, la sua vecchia casa politica, oltre la metà è d’accordo. La Bastiglia, evidentemente, non è mai stata chiusa davvero: sopravvive nelle teste dei francesi, pronta ad aprire i cancelli ogni volta che qualcuno di potente cade in disgrazia.

Gli avvocati, intanto, non si arrendono: è stata presentata un’istanza di scarcerazione, e secondo le previsioni, l’ex presidente potrebbe uscire nel giro di un mese. C’è chi già immagina la scena: Sarkozy in tv, con un libro in mano, che racconta la sua “esperienza di umiltà”. Forse la chiamerà “Cinque giorni alla Santé”. In Francia, d’altronde, anche le cadute hanno il loro fascino letterario.

Nel frattempo, Parigi discute, i talk show si infiammano, i social sghignazzano. E il carcere de La Santé entra nella storia come il primo penitenziario a ospitare un ex presidente sotto diretta streaming. Una nuova rivoluzione, ma digitale: niente sangue, solo connessione.

Duecentotrenta anni dopo la ghigliottina di Luigi XVI, la Francia scopre che la decapitazione non serve più. Oggi basta un video virale per togliere la testa — quella politica, almeno. E se Maria Antonietta invitava il popolo a mangiare brioches, Sarkozy si accontenta di un vassoio di mensa servito con le manette. Vive la République, ancora una volta. Solo che, stavolta, il re non è morto: è in isolamento, sorvegliato, e con Wi-Fi limitato.

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