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Carcere: agenti “non mangiano” da mesi. L’Osapp diffida l’amministrazione del Lorusso e Cutugno

Da maggio i poliziotti penitenziari del carcere torinese e del Nucleo Traduzioni Provinciale non ricevono i buoni pasto. L’Osapp, tramite l’avvocata Maria Immacolata Amoroso, parla di “grave pregiudizio economico” e denuncia l’inerzia del Ministero e della direzione dell’istituto

Carcere: agenti “non mangiano” da mesi. L’Osapp diffida l’amministrazione del Lorusso e Cutugno

Carcere: agenti “non mangiano” da mesi. L’Osapp diffida l’amministrazione del Lorusso e Cutugno

Nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino, gli agenti della Polizia Penitenziaria lavorano da mesi senza ricevere nemmeno un buono pasto. Da maggio 2025, per la precisione. Eppure il loro è uno dei servizi più duri, logoranti e rischiosi dello Stato. In cambio, neanche il diritto a un pranzo garantito.

A denunciare l’assurdità della situazione è l’Organizzazione Sindacale Autonoma di Polizia Penitenziaria (Osapp), che ha deciso di passare dalle parole ai fatti: una diffida formale all’amministrazione del penitenziario, firmata dall’avvocata Maria Immacolata Amoroso e inviata anche al Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria e al Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia. Una messa in mora in piena regola, in cui si denuncia la mancata corresponsione dei buoni pasto al personale, compreso quello del Nucleo Traduzioni Provinciale, che ogni giorno macina chilometri per garantire la sicurezza dei trasferimenti dei detenuti.

polizia penitenziaria

Secondo quanto riportato nella lettera, il sindacato ha più volte sollecitato una risposta, con note protocollate ad aprile, giugno e ottobre. Tre richiami ufficiali, tutti ignorati. “La mancata erogazione determina un grave pregiudizio economico per i singoli dipendenti, costretti ad anticipare personalmente le spese per la consumazione dei pasti durante il servizio”, si legge nel documento. In altre parole: gli agenti si pagano il pranzo da soli, mentre l’amministrazione resta a guardare.

Nella diffida, l’avvocata Amoroso ricorda che il diritto ai buoni pasto è sancito dalla legge 203 del 1989 e dalla giurisprudenza amministrativa, che obbliga l’amministrazione a garantire almeno il valore sostitutivo del pasto in assenza della mensa di servizio. Ma a Torino, evidentemente, le leggi valgono solo per qualcuno. Gli agenti possono aspettare, o meglio, continuare a pagare di tasca propria per lavorare.

Ancora più grave, denuncia l’Osapp, è il silenzio dell’amministrazione, che non ha fornito alcuna spiegazione né giustificazione per un disservizio che dura da mesi. “Un atteggiamento di inerzia e silenzio”, lo definisce la diffida, “in contrasto con i principi di buona amministrazione, correttezza e trasparenza sanciti dalla Costituzione”. In pratica, un’amministrazione pubblica che ignora i suoi stessi doveri.

Il sindacato chiede un immediato adempimento entro quindici giorni, il pagamento di tutti gli arretrati e l’impegno a garantire la regolare corresponsione dei buoni in futuro. Se ciò non avverrà, l’Osapp si riserva di segnalare la vicenda agli organi di controllo e di intraprendere azioni sindacali e legali.

Il tutto in un contesto già esplosivo, dove le carceri piemontesi continuano a essere sinonimo di emergenza: sovraffollamento, carenze di organico, turni infiniti e ora anche il pasto negato. È la fotografia perfetta di un sistema penitenziario che riesce a chiedere sempre di più ai suoi lavoratori e a restituire sempre meno.

Insomma, mentre i detenuti ricevono almeno il loro vitto, chi li sorveglia non ha nemmeno diritto a un panino. E a Torino, al Lorusso e Cutugno, il buco nero della burocrazia sembra aver inghiottito anche la dignità di chi ogni giorno indossa una divisa per tenere insieme ciò che lo Stato, da tempo, ha smesso di curare.

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