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Debito Asa, verso la svolta: Rivarolo Canavese è pronta a versare 1,8 milioni

Dopo anni di stallo tra Comuni e curatela, prende forma l’intesa sul debito storico. Il Commissario Ambrosini apre, ora serve il via libera del MIT e della Commissione lavoro

Debito Asa

Debito Asa, verso la svolta: Rivarolo pronta a versare 1,8 milioni

Potrebbe chiudersi, dopo oltre vent’anni, una delle vicende più intricate e pesanti per le finanze del Canavese. Il debito dell’ex Asa, la società consortile per la gestione dei rifiuti fallita nel 2014, sembra infatti avvicinarsi a una soluzione definitiva. Durante la seduta di Consiglio comunale di Rivarolo Canavese di lunedì 20 ottobre, è stata approvata la delibera che sancisce l’adesione alla proposta transattiva formulata in accordo con gli altri Comuni coinvolti: 8 milioni di euro complessivi a fronte di un’esposizione iniziale che superava i 42 milioni.

Per Rivarolo, che figura tra i soci di maggior peso, l’impegno economico previsto ammonta a 1,8 milioni di euro, cifra già in gran parte accantonata dalle amministrazioni precedenti. Un passo importante, che arriva dopo anni di tentativi, rinvii e trattative interrotte. L’ex sindaco Alberto Rostagno, durante i suoi mandati, aveva provato più volte a raggiungere un’intesa per archiviare la partita, ma il mancato accordo tra i Comuni dell’ex consorzio aveva fatto naufragare ogni tentativo. Oggi, per la prima volta, sembra esserci una convergenza politica e amministrativa reale, sostenuta da una volontà condivisa di chiudere la questione.

Il commissario straordinario Stefano Ambrosini, nominato per liquidare l’ex Asa, avrebbe accolto favorevolmente — almeno in via ufficiosa — la proposta. L’intesa, tuttavia, non è ancora operativa: occorre il via libera del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, e in particolare della Commissione per la tutela dei lavoratori, che deve valutare la congruità della cifra proposta. È qui che si gioca la parte più delicata della trattativa. Per superare le ultime resistenze, l’assessore Alessia Cuffia ha coinvolto l’europarlamentare Giovanni Crosetto, mentre un ruolo tecnico decisivo è affidato a Giuseppe Damini, sindaco di Pertusio e avvocato, che segue passo per passo la definizione dei documenti giuridici.

Se Roma darà il proprio assenso, si chiuderà un capitolo che da oltre due decenni grava sui bilanci comunali e sulle amministrazioni locali. Il debito Asa, nato da una gestione disordinata e da un sistema consortile che non ha retto alle logiche del mercato, ha prodotto per anni un effetto domino: contenziosi, procedure di recupero crediti, vincoli di spesa e una diffusa sfiducia nella capacità delle istituzioni di fare squadra. La cifra proposta — otto milioni complessivi, poco meno di un quinto del debito originario — rappresenta il massimo sforzo economico sostenibile per i Comuni coinvolti, e al tempo stesso un compromesso realistico per mettere fine a un contenzioso infinito.

Il percorso per arrivare a questo punto non è stato lineare. Dopo il fallimento del 2014, le trattative tra curatela e amministrazioni locali si erano più volte arenate per divergenze interne e per la difficoltà di individuare un interlocutore unico. Oggi, grazie a un lavoro di mediazione che ha coinvolto tecnici, avvocati e rappresentanti politici, la prospettiva di una chiusura appare finalmente concreta. La sensazione, anche tra i sindaci, è che si sia imboccata la strada giusta.

Il Commissario Ambrosini, secondo fonti vicine al dossier, avrebbe espresso apprezzamento per l’approccio unitario e per la serietà dell’offerta, pur chiedendo garanzie formali sulla tempistica dei versamenti. In caso di approvazione definitiva da parte del Ministero, i Comuni potrebbero chiudere entro il 2026 la fase esecutiva della transazione, liberando risorse fino a oggi bloccate per prudenza contabile.

Per il territorio canavesano, la chiusura della vicenda Asa avrebbe un valore che va oltre il piano economico. Significherebbe archiviare un’eredità ingombrante che ha condizionato per anni la vita politica locale e la capacità di programmare investimenti. Ma avrebbe anche un peso simbolico: dimostrerebbe che, dopo anni di frammentazione, i Comuni sono riusciti a trovare una linea comune di responsabilità.

L’intesa, se confermata, non risolverà solo un debito. Potrebbe rappresentare un precedente virtuoso, una prova di maturità amministrativa dopo un lungo periodo segnato da sfiducia reciproca e immobilismo. Resta l’ultimo passaggio, quello ministeriale, da cui dipende la chiusura formale della procedura. Ma, dopo due decenni di attese e tentativi andati a vuoto, la sensazione — per la prima volta — è che il traguardo sia davvero a portata di mano.

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