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Fallimento ASA: Cuorgnè dice sì all’accordo per chiudere il contenzioso

Il Consiglio comunale approva la delibera per l’accordo transattivo sul fallimento ASA

Fallimento ASA: Cuorgnè dice sì all’accordo per chiudere il contenzioso

La sindaca di Cuorgné Giovanna Cresto

Mercoledì 15 ottobre, per l’ennesima volta, in Consiglio comunale a Cuorgnè si è affrontato il tema del fallimento ASA. Lo hanno fatto del resto, in quegli stessi giorni, anche gli altri comuni coinvolti direttamente nella spinosa e pluriennale vicenda: si trattava di votare l’autorizzazione alla Giunta e quindi al Sindaco per sottoscrivere l’accordo di transazione. Ci si avvia così – se tutto andrà come previsto – a chiudere il contenzioso. Alcuni Comuni dovranno versare centinaia di migliaia di euro (nel caso di Cuorgnè 826.000 euro) eppure tireranno un sospiro di sollievo, perché il rischio, non ancora scongiurato, era di sborsarne ben di più.

Nel descrivere il lavoro di questi mesi, il sindaco Giovanna Cresto ne ha indicato i principali artefici: “Molto è stato fatto dal Comune di Rivarolo ovvero dal sindaco Martino Zucco Chinà e dalla sua consigliera Alessia Cuffia. I dialoghi con il ministero ed Ambrosini li ha condotti l’eurodeputato Giovanni Crosetto: si è dato veramente da fare, senza tener conto dei colori politici, e se concluderemo l’accordo sarà giusto ringraziarlo. Un altro è il sindaco di Pertusio, l’avvocato Giuseppe Damini: le mille tabelle Excel che sono girate in questi mesi con tutti i possibili conteggi le dobbiamo a lui. Tutti insieme comunque abbiamo cercato di lavorare raggruppando anche i sindaci un po’ meno propensi a dire di sì.”

La delibera approvata dal Consiglio di Cuorgnè è analoga a quella portata all’approvazione entro il 15, massimo 20 ottobre, negli altri Comuni diretti detentori di quote, che sono 14 su un totale di 54. Poi toccherà alle Unioni Montane. “Bisogna procedere con urgenza – ha spiegato il sindaco – perché, se firmeremo l’accordo transattivo, dovremo farlo entro il 30 novembre. I versamenti saranno così suddivisi: il 25% entro metà dicembre 2025; il 50% entro la fine di giugno 2026; il restante 25% entro il 30 settembre 2026. Il mandato di pagamento per la rata di dicembre va predisposto entro l’8-10 del mese perché oltre quella data la Tesoreria non riesce più ad operare. Lo abbiamo spiegato in tutti i modi al ministero e ai creditori ma a loro interessa relativamente. Al ministero non funziona così e sembra non capiscano che una cinquantina di Comuni stanno correndo per fare in tempo!”

La delibera è passata con i voti della maggioranza e quattro astensioni da parte delle opposizioni (mancava Trettene). L’astensione di Armanni e Pianasso è stata determinata da motivi professionali (difendono alcuni dei creditori), altrimenti si sarebbero espressi a favore.

Pieruccini è invece più critico nei confronti dell’amministrazione cuorgnatese, tanto che, in un successivo commento, ha dichiarato: “Nel corso del dibattito sono stati espressi pubblicamente ringraziamenti a coloro che il Sindaco stesso ha indicato come i principali promotori della trattativa, ringraziamenti a cui ci associamo come gruppo ‘Cuorgnè C’è’. Alla luce di quanto emerso, appare evidente come alcuni amministratori stiano dimostrando un ruolo attivo e concreto nella ricerca di soluzioni condivise, mentre altri — pur ricoprendo incarichi di rappresentanza, come quello di Portavoce dell’Area Omogenea 8 Canavese Occidentale — non sembrano esercitare la necessaria autorevolezza politica. Per questo motivo, riteniamo opportuno che la Città Metropolitana di Torino valuti il ripristino dell’incarico di Portavoce in capo al Sindaco di Rivarolo Canavese, per garantire una rappresentanza più efficace e coerente con gli interessi del territorio canavesano.”

Storia del Lodo

Il sindaco Giovanna Cresto ha fatto un breve ma esauriente riassunto di una storia emblematica. “L’A.S.A. – ha ricordato – nasce nel 2002 come Consorzio Area Servizi Ambiente per occuparsi di raccolta e smaltimento rifiuti, acquedotto e depurazione acque, e di un’altra serie di servizi. Tutto bene per un paio d’anni, poi i bilanci cominciano a registrare perdite significative e nel 2008 i problemi emergono con tutta evidenza. Ad ottobre 2009 si apre la procedura di Amministrazione Straordinaria. All’inizio il Tribunale nega che vi si possa far ricorso ritenendo che la legge non sia applicabile ai consorzi, ma la Corte d’Appello è di diverso avviso e nell’aprile 2010 il Tribunale di Ivrea dichiara aperta tale procedura. Qui cominciano le dolenti note. Il commissario straordinario Stefano Ambrosini promuove un giudizio arbitrale (noto a tutti come Lodo ASA) nei confronti dei Comuni, accusandoli di essere inadempienti e chiamandoli a ripartirsi gli oneri. Inizia tutta una serie di vicende, come le impugnazioni del bilancio da parte di Unicredit, che era il maggior creditore.”

La storia giudiziaria è a fasi alterne. Nel 2016 le richieste dell’ASA vengono accolte e sulla testa dei Comuni pende la spada di Damocle di 72 milioni di euro complessivi: roba da mandarli in default. L’Appello dà ragione ai Comuni ed alla fine del 2019 annulla il Lodo. Generale sospiro di sollievo, ma Ambrosini ricorre in Cassazione. Questa, nel 2024, cassa la sentenza e reinvia tutto alla Corte d’Appello di Torino.

“A questo punto – ha continuato il sindaco – i Comuni cominciano a muoversi perché è chiaro che dovremo pagare, anche se tutti lo riteniamo ingiusto. L’udienza è fissata per il 13 ottobre 2026 e non dobbiamo arrivarci! Prima di quella data conviene trovare un accordo.”

Lodo Asa: la ricerca di un accordo

Cosa si sta facendo per evitare di pagare i 72 milioni? Lo ha spiegato Giovanna Cresto: “Tra la fine del 2024 e il 2025 intercorre tutta una serie di colloqui più o meno amichevoli e nella primavera di quest’anno riusciamo a incontrare Ambrosini, che nel frattempo era stato destituito e poi reintegrato dopo il suo ricorso. I contatti sono con lui perché ha lo studio a Torino ed è un po’ l’elemento di spicco fra i tre commissari.”

Quanto dovranno sborsare gli enti locali? Questo “è tutto da vedere. Se ci basiamo sulle domande insinuate nella procedura straordinaria, i debiti ammontano ai 72 milioni richiesti inizialmente e che, con la rivalutazione, salirebbero a 80 milioni. Ci sono anche valutazioni intermedie: se ci basiamo sui bilanci scendiamo a 32 milioni (40 con la rivalutazione). Abbiamo fatto una proposta partendo da somme molto più basse per poi attestarci sugli 8 milioni di euro: è quanto ci era stato proposto anni fa. All’epoca non era andata a buon fine perché tanti Comuni erano convinti che non sarebbero mai stati costretti a pagare. Una convinzione che li aveva portati a non effettuare alcun accantonamento. Dopo la pronuncia della Cassazione, però, si sono visti arrivare una lettera della Corte dei Conti che chiedeva spiegazioni. Questo ha smosso anche i più scettici, che hanno accettato di trattare cominciando anche a mettere da parte qualcosa… a volte 2 o 3.000 euro!”

È stato chiesto un parere legale agli avvocati che seguono il caso: Carlo Emanuele Gallo dello Studio Cavallo Perin per una parte dei Comuni e lo Studio Cresta per altri. Hanno concordato sull’opportunità di concludere l’accordo ma – ha spiegato il sindaco di Cuorgnè – “non è detta l’ultima parola. Il ministro Urso è favorevole ma non sappiamo cosa dirà il Comitato Creditori. Speriamo che non lo convinca a tornare sui suoi passi.”

I consiglieri di minoranza Armanni e Pianasso hanno chiesto chiarimenti sul modo in cui sono stati ripartiti i debiti. Spiegazioni che il sindaco ha fornito. *“I Comuni non erano coinvolti tutti nella stessa maniera: solo una minima parte possedeva direttamente delle quote; il grosso delle partecipazioni riguardava le Comunità Montane. Sciolte le Comunità, sono subentrate le diverse Unioni. Cuorgnè non ha aderito a nessuna delle due che si sono formate sul territorio, così le quote sono passate a noi e siamo pure finiti in tutte le cause intentate dall’ASA, compresa quella riguardante la discarica di Rivara. La Comunità Alto Canavese aveva il 25%, mentre la Valli Orco e Soana, con il suo ampio territorio, si fermava al 9,3%; la Valle Sacra (che comprende anche Castellamonte) all’11,7%; la Valchiusella al 5,9%. All’interno della nostra comunità il numero di abitanti pesava per il 30%, la superficie territoriale per il 70%. Allorché si è trattato di dividere gli oneri è stato applicato il principio inverso. La discussione è durata dieci anni e al momento di emettere il decreto di scioglimento, nel 2023, la Regione ne ha preso atto senza convocarci e senza comunicarci nulla. Ecco il perché del nostro *10 per cento abbondante.”

Ha quindi aggiunto: “Siamo fra quelli che pagano di più ma c’è chi sta peggio. Rivarolo ha il 22,90%, vale a dire 1.839.000 euro; Favria il 5,90% (473.000 euro); Feletto dovrà versare 265.000 euro.”

A questo punto Armanni ha esclamato: “C’è una giustizia nell’ingiustizia! Qualche Comune ha costruito mezzo paese con questi interventi a fondo perduto, anche se poi si è ritrovato l’inceneritore in centro città... Una ripartizione che tenesse presente quanto si è fruito dei servizi ASA, portandola a riempirsi di debiti, sarebbe giusta, però mi rendo conto che a distanza di tanto tempo sarebbe difficile.”

Fortunatamente sia Cuorgnè che Rivarolo, pur dovendo gettare al vento cifre di questa consistenza, non subiranno ripercussioni negative sulle proprie casse, perché negli anni, un po’ per volta, hanno messo da parte più di quanto sborseranno se la transazione andrà in porto. Cuorgnè ha infatti accantonato 937.000 euro, Rivarolo addirittura 3.600.000 euro, grazie soprattutto al periodo del commissariamento. “Se chiudono a 1.800.000 – ha commentato la Cresto – nei prossimi due anni potranno realizzare una quantità di interventi perché si ritroveranno con 2 milioni di euro da spendere. D’altra parte, fino ad ora, li hanno dovuti tenere fermi! Aver accumulato molto (è un merito anche delle amministrazioni che ci hanno preceduti!) mi consente di andare ai tavoli con la serenità di dire: bene, posso sottoscrivere l’accordo perché i soldi ci sono. Ci auguriamo di raggiungerlo questo accordo anche se per noi e per molti altri Comuni non significherà chiudere tutto.”

C’è la partita della TEFA (l’addizionale sulla TARI che si applica sull’ex discarica di Rivara) e la controversia sul TFR: “L’ASA non l’ha mai versato ma da noi lo aveva ricevuto. Da dieci anni, ogni tanto, la Città Metropolitana ce lo chiede per interrompere i termini di prescrizione e noi non rispondiamo: non possiamo farlo pagare due volte ai cittadini e nemmeno farcene carico come Comune, perché era una quota sui singoli contribuenti.”

Lodo Asa: il dramma dei piccoli Comuni

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