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Conte-Appendino, separati in casa. Il Movimento litiga su chi ha tradito chi

Tra dimissioni, accuse di “palazzo” e sorrisi forzati su Zoom, nel Movimento 5 Stelle va in scena l’ennesimo psicodramma politico. Conte cita “Nova” come fosse un vangelo, Appendino replica che serve cambiare rotta. Intanto, tutti aspettano il voto (e il dopo-Conte)

Conte-Appendino, separati in casa. Il Movimento litiga su chi ha tradito chi

Conte e Appendino (foto archivio)

Un nuovo round, sì, ma niente toga e martelletto: qui non si celebra un processo, si consuma un divorzio politico in diretta streaming. Giuseppe Conte e Chiara Appendino si sono già detti tutto, e pure qualcosa di troppo. Il clima tra i due? Da riunione di condominio con lite sui bidoni dell’umido: sorrisi di circostanza, parole pesate al milligrammo e la certezza che, dietro le webcam, ognuno stia alzando gli occhi al cielo.

Appendino, stanca di recitare la parte della vice obbediente, ha gettato la spugna: dimissioni dal ruolo di vicepresidente del Movimento 5 Stelle. Motivo ufficiale? Dissenso politico. Motivo reale? Non ne può più di un Movimento che, a furia di abbracciare il Pd, rischia di confondersi con lui. D’altra parte, con Conte che parla di “campo largo”, qualcuno doveva pur ricordargli che l’erba del vicino non è sempre più verde.

foto archivio

Tanti anni fa...

Il presidente, con il suo aplomb da statista ferito, ha convocato il consiglio nazionale per dirle ciò che ogni leader dice in questi casi: “Hai ragione, ma hai scelto il momento peggiore.” Tradotto: cara Chiara, un po’ di teatralità va bene, ma farla proprio alla vigilia delle regionali — con Roberto Fico candidato in Campania — è come lanciare un petardo sotto la sede elettorale.

Ma niente paura: il copione continua. Assemblea dei gruppi parlamentari, tutto rigorosamente online — perché nel M5s anche le crisi sono digitali — e i due ex alleati si ritrovano faccia a faccia dietro uno schermo. “Il confronto lo facciamo sempre e lo faremo sempre”, dice Conte, con tono zen, da monaco grillino. Appendino, invece, più punk che buddista, rilancia: “Dobbiamo avere il coraggio di cambiare traiettoria.” Che in politichese significa: smettiamola di inseguire il Pd come un ex che non ci vuole più.

La risposta di Conte arriva in modalità “manuale di autocelebrazione”: “Noi siamo quelli di Nova”, proclama, evocando la Costituente del Movimento come se fosse una setta illuminata. In pratica: io seguo il piano, voi state solo disturbando il manovratore.

E così, paradosso dei paradossi, Appendino — che ha lasciato la vicepresidenza per protesta — finisce sul banco degli imputati. Non Conte, ovviamente: lui è ancora il capo, l’oracolo, il garante dei garantisti. Tra i suoi fedelissimi, il tono è quello del finto dispiacere: “Se processo c’è stato, è quello fatto sui giornali”, commenta un dirigente. Già, perché la vera colpa della ex sindaca di Torino è aver fatto filtrare la notizia delle sue dimissioni prima del tempo. In politica, si sa, non è importante ciò che fai, ma quando lo fai filtrare.

Il Movimento si divide, come al solito: metà le riconosce coraggio, l’altra metà opportunismo. C’è chi sospetta che stia solo scaldando i motori in vista di un eventuale dopo-Conte. E conoscendo la velocità con cui nel M5s i leader diventano ex, l’idea non è poi così peregrina.

Il clima non è da resa dei conti, ma da riunione di redazione dopo una gaffe in prima pagina: nessuno urla, tutti alludono. I parlamentari del Sud, in piena campagna elettorale, mugugnano: “Non era il momento.” I veneti annuiscono in silenzio. E Conte, come un direttore d’orchestra che ha perso metà strumenti, fa finta che la musica continui.

Tutti guardano alla Campania, dove il risultato di Fico sarà il termometro non solo del Movimento, ma anche del famoso “campo largo” che per ora assomiglia più a un prato spelacchiato. Se va bene, Conte potrà dire di aver avuto ragione. Se va male, prepariamoci a un nuovo congresso, pardon, “processo costituente”.

Intanto, Stefano Patuanelli prova a mettere una pezza: “Nessun processo a Chiara Appendino, resta una figura cardine del Movimento.” Che, in linguaggio da partito, suona come: tranquilla Chiara, non ti espelliamo… almeno per ora.

Il tutto mentre Conte si prepara all’ennesima verifica interna — l’ennesima votazione online per confermarlo presidente — e alla manifestazione romana per la libertà di stampa, in difesa di Sigfrido Ranucci. Sul palco, con lui, Elly Schlein, Angelo Bonelli, e molti parlamentari 5 Stelle. Ci sarà anche Appendino, naturalmente: seduta accanto a Conte, sorrisi di rito, applausi sincronizzati.

E chissà che non sia proprio quella la nuova foto di famiglia: tutti uniti per la libertà di stampa, anche se da giorni si fanno a pezzi sui giornali.

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