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20 Ottobre 2025 - 10:25
Luciana Littizzetto a Giorgia Meloni: “Quando Trump ti dice che sei bella, non è un complimento: è un modo per sminuirti”
«A Sharm, in quella storica giornata, Trump con i suoi modi da lumacone ti ha guardato e ti ha detto: “Posso dirti che sei bellissima? Non ti dispiace, no?” Ma ti pare? Non è che Trump va a dire a Macron: “Sei un bel gnocco”? Va da Putin e gli dice: “Stai benissimo pettinato così”?». Con il suo tono ironico e tagliente, Luciana Littizzetto ha commentato a modo suo l’episodio che, durante la conferenza internazionale sul clima di Sharm el-Sheikh, ha fatto il giro del mondo: Donald Trump che, rivolgendosi a Giorgia Meloni, le ha rivolto un “complimento” tanto plateale quanto fuori luogo.
Nel monologo andato in onda su “Che tempo che fa”, la comica torinese ha trasformato un gesto apparentemente innocuo in un’occasione per parlare del sessismo nel linguaggio del potere, ricordando come certe parole, anche se pronunciate con leggerezza, contribuiscano a ridimensionare le donne nei contesti istituzionali.
«Se fai solo faccine anziché mandarli a stendere, non ne usciamo. E tu lo devi fare per te e per tutte noi che abbiamo un’unghia del tuo potere e del tuo carisma… Dire “bella” a una donna è un bel complimento, ma non in una circostanza del genere. In un momento così ufficiale serve solo a tenerti sotto, relegarti a un ruolo subordinato, ad annullare i tuoi meriti e le tue capacità. Non sta solo facendo il galante, sta tracciando i confini. Sta marcando il territorio, come un labrador sui lampioni di una via del centro».
Un intervento che mescola satira e denuncia, con la capacità – tipica di Littizzetto – di trasformare la risata in riflessione sociale. La comica ha poi ampliato il discorso, collegandolo alla realtà quotidiana di molte donne: «Succede sempre e dappertutto, anche a chi non è presidente del Consiglio, nei luoghi di lavoro, nelle Università, nello sport, in televisione…».
Concludendo il suo monologo, Littizzetto ha immaginato una risposta diretta della premier all’ex presidente americano: «La prossima volta che fa il cicisbeo, prendilo da una parte e digli: “Donald, smettila, mi metti in imbarazzo... che è bella dillo a Melania, sempre se ti ricordi com’è fatta”».
Poi, l’affondo finale: «Al lavoro, invece, non siamo belle. Siamo brave, intelligenti, preparate, o scarse, inette, pasticcione… ma per quello che dice il nostro lavoro, non lo specchio.» Una frase che sintetizza perfettamente il messaggio politico e culturale dietro la battuta: la richiesta di giudicare le donne per ciò che fanno, non per come appaiono.
«Comunque poteva andarti peggio – ha chiuso ridendo – pensa se oltre a dirti “bella” ti avesse salutato “bella ciao”, come è successo a me».
Dietro l’ironia, resta un monito chiaro: il rispetto passa dalle parole, anche quando a pronunciarle è uno dei potenti della Terra.
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