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Allarme transizione ecologica: chi la deve fare? In Italia mancano oltre 2,2 milioni di lavoratori

“Rischiamo una transizione verde senza chi la realizza”, avverte Granelli. Nel Nord e tra le piccole imprese la carenza è più grave

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Allarme transizione ecologica: chi la deve fare? In Italia mancano oltre 2,2 milioni di lavoratori

Il paradosso della transizione ecologica italiana è tutto nei numeri diffusi da Confartigianato: nel 2024, su 4,4 milioni di lavoratori green richiesti dalle imprese, 2,2 milioni non sono stati trovati. Quasi la metà delle figure professionali legate alla sostenibilità, all’efficienza energetica e alla gestione ambientale sono risultate introvabili, mettendo a rischio uno dei pilastri del Piano europeo per la neutralità climatica. A lanciare l’allarme è stato il presidente nazionale Marco Granelli, durante la presentazione dei dati a Milano, in apertura della Settimana per l’Energia e la Sostenibilità, in programma dal 20 al 25 ottobre.

«Il rischio è avere una transizione verde senza lavoratori green» ha dichiarato Granelli, sintetizzando il senso di un’analisi che fotografa un divario drammatico tra domanda e offerta di competenze. Il problema non è solo quantitativo, ma qualitativo: le imprese cercano figure capaci di operare in settori strategici come le energie rinnovabili, l’edilizia sostenibile, la gestione dei rifiuti e la digitalizzazione dei processi produttivi, ma il sistema formativo non è in grado di fornirle in tempi rapidi.

Il quadro regionale è disarmante. In Trentino-Alto Adige il tasso di irreperibilità dei lavoratori green tocca il 58%, seguito da Umbria (56,8%), Friuli-Venezia Giulia (56,6%), Valle d’Aosta (56,4%), Abruzzo e Marche (53%), Veneto (52,9%), Piemonte (52,4%), Emilia-Romagna (52,1%), Liguria e Toscana (51,2%) e Molise (50,5%). Le province più colpite sono Trento (58,4%), Cuneo (58,3%), Bolzano (57,7%), Biella (57,1%), Perugia, Belluno e Pordenone (57,2%), e ancora Lecco, Rovigo e L’Aquila, tutte sopra il 56%.

La carenza diventa ancora più evidente nel tessuto delle micro e piccole imprese, ossia il cuore dell’artigianato italiano. Lo scorso anno le Pmi avevano previsto l’assunzione di 1,6 milioni di lavoratori green, ma oltre la metà — 899mila unità, pari al 55,6% — non sono state reperite. Ancora più grave la situazione nel comparto artigiano puro, dove su 235mila lavoratori ricercati, 148mila (62,9%) risultano introvabili. In alcune regioni, come Friuli-Venezia Giulia (65,4%) e Trentino-Alto Adige (64,1%), l’emergenza ha raggiunto livelli record. Anche il Piemonte e la Valle d’Aosta mostrano dati critici, con un tasso di irreperibilità del 60,7%.

Per Granelli, la crisi di competenze rischia di bloccare la crescita economica e rallentare gli investimenti nel settore ambientale, proprio nel momento in cui l’Italia dovrebbe accelerare sulla transizione energetica. «Stiamo lasciando scoperti centinaia di migliaia di posti di lavoro che rappresentano un’opportunità straordinaria per i giovani e per la competitività del nostro Paese», ha sottolineato il presidente di Confartigianato. «La sostenibilità non è solo una scelta etica, ma una strategia di sviluppo. E oggi viene frenata dalla mancanza di competenze adeguate».

Da qui l’appello per un patto stabile tra scuola, formazione tecnica e imprese, con una riforma dei percorsi professionali che metta ambiente, energia e innovazione al centro dei programmi. «Serve una formazione duale, con più apprendistati e stage nei settori green, dove la domanda di lavoro è altissima ma l’offerta è minima» ha aggiunto Granelli.

Confartigianato chiede inoltre di potenziare le politiche attive per il lavoro, incentivando l’assunzione di giovani formati in ambiti come efficienza energetica, energie rinnovabili, economia circolare e digitalizzazione. Secondo l’associazione, senza una svolta nel sistema educativo e un serio piano di incentivi, l’Italia rischia di rimanere indietro rispetto ai partner europei nella creazione di nuova occupazione legata alla sostenibilità.

Il dato che emerge è quello di un Paese che ha compreso la necessità del cambiamento, ma non ha ancora costruito le fondamenta per sostenerlo. La transizione verde, spinta dal PNRR e dai fondi europei, procede a rilento perché mancano elettricisti formati per le reti rinnovabili, tecnici del risparmio energetico, installatori di impianti fotovoltaici, esperti in gestione dei materiali e della filiera circolare. Professioni che esistono sulla carta, ma che nei territori spesso non trovano candidati.

Un’emergenza che non è solo economica, ma anche culturale. Perché, come ricordano gli esperti, la rivoluzione verde non si costruisce solo con le tecnologie, ma con le persone che le rendono operative. E senza di loro, anche il più ambizioso dei piani ambientali rischia di restare un progetto incompiuto.

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