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Caro energia, il Piemonte tra le regioni più colpite: per le piccole imprese 181 milioni di euro di costi in più

Torino e Cuneo in testa per rincari, Confartigianato denuncia un peso insostenibile che mette in crisi la competitività del sistema produttivo regionale

Caro energia, il Piemonte sotto pressione: microimprese in affanno tra costi e tasse

Caro energia, il Piemonte sotto pressione: microimprese in affanno tra costi e tasse

Il caro energia continua a pesare sulle imprese piemontesi, colpendo in modo particolare le micro e piccole realtà che costituiscono l’ossatura dell’economia regionale. Secondo un’analisi condotta da Confartigianato Imprese su dati Eurostat, Istat e Terna, nel 2024 le aziende di minori dimensioni del Piemonte hanno dovuto sostenere 181 milioni di euro di costi energetici aggiuntivi rispetto alla media europea. Un dato che colloca la regione al quarto posto in Italia tra quelle più penalizzate dai rincari.

A soffrire maggiormente sono i comparti tradizionali del territorio — alimentare, moda, legno, metalli e arredo — nei quali la presenza delle piccole imprese è capillare e la bolletta energetica incide in modo diretto sulla sopravvivenza e sulla capacità di restare competitive.

Il peso dei rincari varia da provincia a provincia: Torino guida la classifica con 64 milioni di euro di costi extra, seguita da Cuneo con 39 milioni, Biella con 24, Alessandria con 19, Novara con 14, Vercelli con 10 e Asti con 9 milioni. Nel complesso, le micro e piccole imprese piemontesi hanno speso 987 milioni di euro per l’elettricità, pari allo 0,14% del valore aggiunto regionale, una quota che porta il Piemonte al secondo posto in Italia — subito dopo il Friuli Venezia Giulia — per impatto dei costi energetici sull’economia.

Dallo studio emerge un quadro preoccupante e ormai strutturale: le piccole imprese italiane pagano l’energia più cara d’Europa. Il prezzo medio per le Mpi si attesta a 28 centesimi di euro per kWh, il 22,5% in più rispetto alla media dell’Unione Europea. A pesare ulteriormente è la componente fiscale, con una tassazione più che doppia rispetto al resto del continente (+117,4%). Solo oneri e accise ammontano a 7,78 centesimi per kWh, il secondo valore più alto d’Europa.

Il presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, Giorgio Felici, ha sottolineato che ridurre gli oneri in bolletta e ampliare le fonti di approvvigionamento è ormai una priorità assoluta. Ha evidenziato come un extra-costo di tali proporzioni risulti insostenibile per un sistema produttivo fondato sulla manifattura diffusa e come la disparità di costi rispetto ai concorrenti europei limiti fortemente la capacità delle aziende piemontesi di competere sui mercati.

Felici ha ribadito che non servono sussidi o trattamenti di favore, ma regole eque e un contesto stabile che favorisca gli investimenti e la crescita. Secondo il presidente, l’energia deve tornare a essere una leva di sviluppo e innovazione, non un freno alla produttività e alla competitività delle imprese locali.

Il quadro delineato da Confartigianato mostra con chiarezza come la transizione energetica e le politiche sui costi di fornitura restino uno dei nodi centrali per il futuro dell’economia piemontese, che rischia di pagare un prezzo troppo alto se non saranno adottate misure strutturali e durature.

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