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Agricoltura
10 Ottobre 2025 - 09:50
il Piemonte guida la rivoluzione digitale dell’agricoltura italiana
Un ronzio diverso attraversa i campi piemontesi. Non è un insetto, né un trattore in lontananza: sono i droni che si alzano in volo sopra i filari, pronti a misurare, osservare e intervenire solo dove serve. Quella che fino a pochi anni fa sembrava fantascienza oggi diventa realtà, grazie a un via libera legislativo che apre la strada a un nuovo modello di agricoltura, più tecnologica, sostenibile ed efficiente.
Da Torino arriva infatti l’approvazione dell’atteso emendamento al disegno di legge “Semplificazioni”, che introduce in modo ufficiale l’uso dei droni nelle operazioni agricole. Il provvedimento, sostenuto da Coldiretti Piemonte, è definito una svolta storica per il settore primario. Manca solo il passaggio definitivo alla Camera dei Deputati, ma la direzione è tracciata: i cieli dell’agricoltura italiana si preparano a popolarsi di nuovi alleati tecnologici.
I droni agricoli non saranno solo strumenti di monitoraggio, ma veri e propri centri mobili di analisi. Equipaggiati con sensori e software di ultima generazione, potranno valutare in tempo reale lo stato di salute delle colture, controllare l’umidità del suolo, individuare malattie o stress idrici, e gestire in modo mirato irrigazioni e trattamenti fitosanitari. Interventi chirurgici, precisi, capaci di ridurre al minimo l’uso di acqua e prodotti chimici. Il risultato, secondo gli esperti, sarà meno spreco, minori emissioni e maggiore resa produttiva.
Per Cristina Brizzolari e Bruno Rivarossa, vertici regionali di Coldiretti, la misura risponde a un bisogno concreto: ottimizzare le risorse e rendere più efficiente il lavoro nei campi. È una forma di agricoltura di precisione che guarda alla sostenibilità non come slogan ma come strategia operativa. Il Piemonte, con la sua filiera agroalimentare avanzata e una rete di imprese abituate all’innovazione, è il laboratorio ideale per sperimentare questa transizione.
Ma la novità normativa non riguarda solo le aziende: crea anche una nuova professione. Nasce infatti il “dronista agricolo”, tecnico specializzato nella conduzione dei mezzi a pilotaggio remoto e nell’interpretazione dei dati raccolti. Una figura chiamata a collaborare con agronomi, ingegneri e imprese agricole per ottimizzare le decisioni strategiche sul campo. Non è un dettaglio: in un contesto segnato dai cambiamenti climatici e dalla carenza di manodopera, questo profilo professionale rappresenta una chiave per affrontare il futuro con competenze digitali e capacità di analisi.
L’impatto potenziale è enorme. I droni potranno ridurre fino al 40% l’uso di fitofarmaci e al 30% i consumi d’acqua, oltre a tagliare i costi di gestione. Ma la portata della riforma va oltre i numeri. Significa introdurre nel paesaggio agricolo italiano un nuovo modo di lavorare, dove la conoscenza passa dai dati e la sostenibilità è frutto di pianificazione scientifica. In questa prospettiva, il drone smette di essere un gadget da appassionati e diventa una vera infrastruttura del territorio, un occhio volante che osserva, misura e tutela.
Il Piemonte, primo ad aver spinto per la norma, si candida così a capofila dell’agricoltura intelligente. La sperimentazione condotta negli ultimi anni su vigneti, risaie e frutteti dimostra come la tecnologia possa integrarsi con la tradizione senza sostituirla. Le aziende più dinamiche già investono in formazione, mentre le organizzazioni di categoria chiedono incentivi per favorire l’adozione diffusa delle nuove pratiche.
Resta da completare l’ultimo passaggio politico, ma nei campi il cambiamento è già visibile. Il ronzio dei droni annuncia un’agricoltura più precisa, più pulita e più consapevole, dove la mano dell’uomo non viene sostituita ma guidata da una tecnologia che misura, ascolta e corregge. Una rivoluzione silenziosa, ma destinata a cambiare per sempre il modo in cui guardiamo — e coltiviamo — la terra.
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