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09 Ottobre 2025 - 16:16
Case popolar: riesplode la protesta.... "Piastra dove sei?"
A Settimo Torinese, nel quartiere Borgo Nuovo, la rabbia è tornata a esplodere. Dopo anni di denunce inascoltate, di promesse finite nel nulla e di incontri con l’ATC che non hanno prodotto risultati sperati, i residenti delle case popolari di via Foglizzo, corso Piemonte e via Don Gnocchi hanno deciso di riprendersi la parola. L’hanno fatto come sanno: con una petizione popolare indirizzata alla sindaca Elena Piastra, al Comune di Torino, al Consiglio regionale del Piemonte e, significativamente, anche a noi de La Voce che non ci siamo mai voltati dall’altra parte.
A guidare l’iniziativa c’è ancora lui, Giuseppe Manciameli, storico portavoce del Comitato spontaneo del Borgo Nuovo, che da anni denuncia lo stato di abbandono degli alloggi ATC. È lo stesso che nel 2023 aveva lanciato l’allarme per i balconi pericolanti e le bollette “impossibili”, e che nel 2024 aveva chiesto, insieme ad altri residenti, l’intervento dell’onorevole Riccardo Molinari dopo l’ennesimo crollo e l’ennesimo silenzio istituzionale.
“Sessanta alloggi murati, inutilizzati da anni – dice oggi Manciameli – mentre fuori ci sono famiglie in graduatoria che aspettano una casa. E intanto noi paghiamo per riscaldare appartamenti vuoti, per la luce delle scale e la pulizia di spazi che nessuno usa. È assurdo, è ingiusto, ed è un insulto alla dignità di chi lavora e paga regolarmente l’affitto”.
La nuova petizione parte da qui: dalla stanchezza e dalla consapevolezza che la misura è colma. Gli abitanti chiedono che vengano immediatamente assegnati gli alloggi vuoti e murati alle famiglie in lista d’attesa, che venga bloccato l’abbattimento del palazzo di via Foglizzo, dalla scala 2 alla 8, e che l’amministrazione comunale fornisca chiarimenti sulla decisione di demolire edifici oggetto di manutenzione per oltre quarant’anni.
“Vogliamo capire – si legge nel documento – perché dopo quarantadue anni di interventi si decide all’improvviso di abbattere tutto. Vogliamo sapere chi ha preso questa decisione e con quali criteri”.
Il sospetto, diffuso e ormai radicato, è che dietro gli abbattimenti si nasconda l’ennesima speculazione o, quantomeno, l’incapacità di programmare un serio piano di recupero edilizio. In via Don Gnocchi, intanto, alcuni alloggi sarebbero stati venduti nonostante risultassero assegnati nello stesso anno, un’anomalia che i residenti chiedono di chiarire ufficialmente.
“Ci sembra che tutto avvenga nel silenzio e nella confusione più totale – spiegano – e che le famiglie vengano lasciate sole, senza informazioni e senza risposte”.
Non è la prima volta che Borgo Nuovo si mobilita. Già nel 2022 e nel 2023 le telecamere avevano documentato cantine piene di rifiuti, riscaldamenti accesi negli alloggi vuoti e crepe nei muri, mentre gli inquilini chiedevano solo un minimo di rispetto. Allora si parlava di promesse di ristrutturazione e di piani di recupero. Ma oggi, a distanza di anni, tutto sembra identico: palazzi grigi, cortili desolati, erba alta e interi piani murati. Un’immagine di abbandono che stride con gli annunci di sostenibilità e innovazione che campeggiano nei comunicati ufficiali del Comune.
Manciameli e i residenti lo dicono chiaramente: “Non chiediamo miracoli. Chiediamo che si smetta di sprecare soldi pubblici e che si rispettino le persone. Se un alloggio è vuoto da dieci anni, va assegnato. Se un palazzo è ancora abitabile, non va abbattuto. È questione di logica, di giustizia e di umanità”.
Le parole del portavoce risuonano in un quartiere dove la gente non parla di politica ma di sopravvivenza quotidiana: bollette da pagare, pensioni che non bastano, figli senza lavoro.
La petizione si può firmare ogni giorno al Parco Luciano Lama, e in pochi giorni ha già raccolto decine di firme.
“È importante che la petizione sia firmata da più persone possibile per dimostrare la forza e la determinazione della comunità”, si legge nel volantino affisso ai portoni. Un gesto semplice, ma carico di significato, che vuole dimostrare che la rassegnazione non è più un’opzione.
E alla fine, in fondo al foglio, una frase scritta in maiuscolo, come un manifesto di dignità collettiva: “Non ridere mai della situazione di qualcun altro, perché non sai mai quando potresti trovarti nella stessa situazione”.
È la voce di un quartiere che, tra macerie e muri scrostati, non ha perso la sua umanità. E che ora, con coraggio, torna a chiedere una cosa sola: rispetto.
L'ennesima polemica in un quartiere dimenticato da Dio. Succede mentre a Settimo Torinese si celebra il Festival dell’Innovazione e della Scienza, tema di quest’anno: l’equilibrio. Perfetto. Perché se c’è qualcuno che dell’equilibrio ha fatto un’arte circense, è proprio Elena Piastra, la "sindaca con gli stivali". Equilibrio tra ciò che dice e ciò che fa, tra le opere del PNRR e i muri scrostati, tra le foto istituzionali e i balconi che crollano. Un funambolo amministrativo: in bilico tra il futuro e la muffa, tra le startup e le case popolari murate.
Tutto bene tutto chiaro ma intanto lei è la sindaca del 75% e governa la città italiana con più riconoscimenti e premi al mondo: città innovativa, città sostenibile, città delle buone pratiche, città verde e città dell'inclusione ...
Ed è qui che l’equilibrio sprigiona tutte le sue potenzialità multiformi. Perché serve un grande equilibrio per parlare di “transizione ecologica” con i lampioni spenti, di “inclusione” con le case murate, di “cura del territorio” con l'erba che cresce indisturbata e i topi che scorazzano per la città....
A Borgo Nuovo, intanto, la gente raccoglie firme, non premi. E mentre la sindaca parla di innovazione, loro cercano solo una serratura che si apra, un termosifone che funzioni, una risposta che arrivi. Ma è tutto in perfetto equilibrio: da un lato i riconoscimenti, dall’altro i muri scrostati. Da un lato il Festival dei sorrisetti, dall’altro i pianti di un intero quartiere.
E allora sì viva l’equilibrio. Quello tra il dire e il non fare, tra l’immagine e la sostanza, tra la vetrina e la cantina.
Un capolavoro d’innovazione. In bilico, naturalmente.
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